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Fassina: "due modifiche e poi si. Basta automatismi, il giudice decida sul reintegro", da Il Messaggero

“Siamo autonomi dalla Cgil, se passano le nostre richieste è una buona riforma”. Mentre i leader della maggioranza, Alfano, B ersani e Casini, si incontrano con il premier Mario Monti sulla riforma del lavoro, il responsabile economico del Pd, Stefano Fassina. ribadisce i paletti del suo partito per il via libera al provvedimento.
«I punti sui quali riteniamo che la riforma del governo debba essere corretta sono due. Per quanto riguarda il contrasto alla precarietà dunque la cosiddetta flessibilità in entrata: l`aumento di sei punti percentuali dei contributi per i lavoratori parasubordinati e di una parte delle partite Iva, e una loro esclusione dall`assicurazione sociale per l`impiego.

E per quanto riguarda l`articolo 18, noi del Pd riteniamo che quando il lavoratore viene licenziato senza giustificato motivo il giudice debba poter avere a disposizione la possibilità del reintegro».

Ma le ragioni economiche rientrano o no nella possibilità di licenziamento?
«Certo, quello è già previsto dalla legislazione vigente. L`assurdità sta nel fatto che si sta ridimensionando la sanzione per le imprese quando il motivo economico non sussiste.
Questo è il dato. Stiamo ridiscutendo della sanzione quando il giudice verifica che il motivo economico non sussiste. Noi riteniamo che vada mantenuto non l`automatismo come adesso ma la possibilità per il giudice di reintegrare il lavoratore, ripeto la possibilità, nel caso di licenziamento per ragioni economiche che viene ritenuto illegittimo».

Concretamente su questi due punti quali margini di manovra vede?
«Per noi sono cose fondamentali. In Parlamento faremo la nostra parte affinché queste proposte vengano accolte perché si tratta di elementi che hanno a che fare con l`interesse generale del Paese e non con quelli particolari del Pd. Da parte nostra c`è la volontà di portare avanti la riforma in tempi rapidi».

E se questi due punti vengono accolti, il Pd vota la riforma anche se la ,Cgil dovesse dire di no?
«Per noi si tratta di due cambiamenti che ci consentirebbero di dire che l`intervento del governo rappresenta una buona riforma del mercato del lavoro».

Il Messaggero 04.04.12