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"Oltre 2 milioni di schiavi nel Terzo Millennio. E sono quasi tutte donne", di Umberto De Giovannangeli

Le cifre dell’Onu sul traffico di esseri umani: l’80% viene sfruttato sessualmente, il 17% è destinato ai lavori forzati. I fondi per contrastare il fenomeno? Troppo pochi. Cifre agghiaccianti per un fenomeno sconvolgente. In tutto il mondo, 2,4 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani. In tutto il mondo 2,4 milioni di persone sono vittime di traffico di esseri umani. Tra loro, l’80% viene sfruttato come schiavo sessuale. A denunciarlo è il Rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine (Unodc).
A darne conto all’Assemblea generale delle Nazioni Unite è Yuri Fedotov, a capo dell’ Unodc. Il 17% delle vittime della tratta, ha spiegato Fedotov, è costretto al lavoro forzato. Due vittime su tre, ha precisato, sono donne. Ogni anno i criminali che gestiscono le reti di traffico di esseri umani guadagnano in media 32 miliardi di dollari (24,2 miliardi di euro). Catturare questi criminali, ha spiegato il capo dell’Unodc, «è una sfida di proporzioni straordinarie». «In qualsiasi momento ha ribadito Fedotov 2,4 milioni di persone soffrono la miseria di questo crimine umiliante e degradante». Secondo l’Unodc, soltanto una su cento vittime della tratta viene liberata e salvata. Fedotov ha fatto appello per una risposta coordinata a livello locale, regionale e internazionale per compensare «un’applicazione della legge progressiva e attiva» con azioni che lottino contro «le forze del mercato che contribuiscono al traffico di esseri umani in molti Paesi di destinazione». Cherif Bassiouni, professore di legge della DePaul University di Chicago, ha notato che la maggior parte dei Paesi criminalizza prostitute e altre vittime della tratta di persone, ma non i responsabili, «senza cui questi reati non sarebbero stati commessi». Secondo Bassiouni, inoltre, la stima di 2,4 milioni di vittime della tratta di persone non riflette la vera scala del problema. In tutto il mondo, ha proseguito, bisogna rivalutare «chi è una vittima e chi è un criminale». «Dobbiamo cambiare l’atteggiamento dominante nei dipartimenti della polizia controllati da maschi che considerano questi reati come la meno urgente delle loro priorità», ha aggiunto.
La tratta di persone può essere considerata come un crimine contro l’umanità, sia sulla base del diritto internazionale generale sia rifacendosi allo Statuto della Corte penale internazionale (StCPI), adottato a Roma nel 1998 ed entrato in vigore il primo luglio 2002. L’art. 5 dello Statuto, dopo aver sancito che la giurisdizione della Corte è limitata «ai più seri crimini che preoccupano la comunità internazionale nel suo insieme», afferma che la suddetta giurisdizione riguarda: «a) il crimine di genocidio; b) i crimini contro l’umanità; c) i crimini di guerra; d) il crimine di aggressione». Per quanto concerne la tratta di esseri umani, il delitto è inserito all’art. 7 StCPI nei crimini contro l’umanità. Infatti, tra le condotte illecite esplicitamente elencate, alla lettera c) è presente la «Riduzione in schiavitù». È al comma 2 di tale disposizione che vengono fornite le definizioni degli atti precedentemente indicati e, tra queste, la lettera c) recita: per «riduzione in schiavitù» s’intende l’esercizio su una persona di uno o dell’insieme dei poteri inerenti al diritto di proprietà, anche nel corso del traffico di persone, in particolare di donne e bambini a fini di sfruttamento sessuale».
L’ex presidente del Cile, Michelle Bachelet, direttrice dell’agenzia Un Women, prendendo la parola al Palazzo di Vetro, ha affermato che «è difficile pensare a un reato più orribile e scioccante della tratta di persone». «Ciononostante ha aggiunto è uno dei reati più lucrativi e in più rapido sviluppo». L’attrice Mira Sorvino, ambasciatrice di buona volontà dell’Onu contro il traffico di esseri umani, ha sostenuto nel suo intervento all’Assemblea che «la moderna schiavitù è superata per quanto riguarda i profitti soltanto dal traffico di stupefacenti» e ha notato che pochi soldi vengono spesi per combattere il fenomeno. Inoltre, ha affermato, manca la volontà politica e una forte normativa in materia. «Gruppi internazionali di criminalità organizzata ha spiegato la Sorvino aggiungono gli esseri umani alle loro liste di prodotti. Immagini satellitari hanno rivelato che per trasportare persone vengono usate le stesse rotte del traffico di droga e di armi». Il presidente dell’Assemblea generale, Nassir Abdulaziz Al-Nasser, e il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, hanno fatto appello ai donatori affinché contribuiscano a un nuovo fondo creato per aiutare le vittime del traffico di esseri umani. Alcuni Paesi, ha spiegato Fedotov, si sono impegnati a contribuire al Voluntary Trust Fund for Victims of Trafficking con una somma complessiva di quasi un milione di dollari (750mila euro), ma finora il fondo ha ricevuto soltanto 47mila dollari in contributi (35mila euro). Alla fine della sessione al-Nasser ha annunciato che ci sono state tre nuove offerte: 150mila euro dall’Australia, 23mila euro dalla Russia e 30mila euro dal Lussemburgo. Poco, troppo poco per contrastare un fenomeno in crescita.

LUnità 05.04.12