attualità, politica italiana

"Partiti, una legge subito", di Antonio Misiani

I fatti gravissimi emersi prima con il caso Lusi e ora con l’inchiesta sui conti della Lega Nord rappresentano la goccia che può far traboccare il vaso del rapporto dei cittadini con la politica. Da tempo la fiducia nei confronti dei partiti è in caduta libera ma queste vicende rischiano di azzerarla, con conseguenze potenzialmente devastanti per la nostra democrazia.
Bisogna intervenire, e bisogna farlo rapidamente. Cancellare i finanziamenti pubblici destinati ai partiti – già drasticamente tagliati dalle manovre finanziarie del 2010-2011 – sarebbe un errore drammatico, che punirebbe tutti allo stesso modo (compresi coloro che in questi anni le regole le hanno rispettate scrupolosamente) e metterebbe la politica completamente nelle mani di lobbies, centri di potere e di interesse particolare.
Il punto è un altro: trasformare il finanziamento pubblico nella leva per riformare i partiti. Come ha ricordato il presidente Napolitano, è necessario sancire per legge regole di democraticità e trasparenza nella vita dei partiti e meccanismi corretti e misurati di finanziamento della loro attività.
In condizioni normali la strada maestra sarebbe quella della discussione e dell’approvazione di una legge organica che trasformi i partiti in associazioni riconosciute, dotate di personalità giuridica con precisi requisiti statutari. Nella commissione affari costituzionali della camera sono in discussione diverse proposte di legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione.
Tra queste, vi è quella del Pd che vede come primo firmatario il segretario Bersani.
Non siamo però in condizioni normali: una nuova normativa sulla trasparenza e i controlli è ormai improrogabile e deve diventare oggetto di un provvedimento specifico, da approvarsi nei tempi più rapidi possibili.
Serve una legge di pochi articoli, che cambi le regole su alcuni aspetti cruciali della gestione finanziaria dei partiti.
Primo: i sistemi di controllo.
Va resa obbligatoria per legge la verifica e la certificazione dei bilanci dei partiti da parte di società di revisione esterne ed indipendenti, come il Pd fa sin dall’inizio (il bilancio nazionale del partito è sottoposto alla certificazione di Pricewaterhouse- Coopers, che da quest’anno estenderà i propri controlli anche ai conti delle strutture regionali del Pd). I controlli esterni dei bilanci vanno attribuiti alla Corte dei conti, superando il sistema di verifiche meramente formali effettuate dai revisori nominati da camera e senato.
Secondo: la trasparenza. Bisogna abbassare da 50 a 5 mila euro la soglia oltre la quale i contributi ai partiti vanno dichiarati pubblicamente e i conti dei partiti vanno pubblicati obbligatoriamente su Internet, permettendo a tutti i cittadini di verificare dove i partiti si procurano le risorse e come le impiegano.
Terzo: le sanzioni. Chi sgarra deve subire non una sospensione, come accade oggi, ma una vera e propria decurtazione dei rimborsi elettorali, proporzionata alla gravità delle irregolarità fino all’annullamento dei rimborsi stessi. Questi interventi – largamente condivisi dalle forze politiche presenti in parlamento, almeno sulla carta – si possono fare subito e rappresenterebbero una svolta vera rispetto ai limiti evidenti del sistema attualmente in vigore. È tempo di passare dalle parole ai fatti.

da Europa Quotidiano 06.04.12