attualità, politica italiana

"Una scopa per bandiera", di Filippo Ceccarelli

Il mondo dei proverbi, come quello dei simboli, non ha bisogno in genere di troppe spiegazioni: e l´immagine di Bobo Maroni che sul palco di Bergamo impugna una scopa mentre un Bossi già piuttosto ingobbito si curva sul microfono, apre un mare di significati, ma anche e soprattutto un oceano di minacciose contraddizioni sul futuro della Lega. Ci sono e si immaginano oltretutto centinaia di scope in platea. La maggior parte come quella classica di saggina brandita dall´ex ministro dell´Interno, con tanto di ruota solare impressa in color verde – e con l´aria che tira si spera vivamente siano state ordinate e prodotte e pagate su base volontaria. Però le foto riportano l´ostensione di una tale pluralità di scope, ramazze e pure scopettoni, e in un caso disposti addirittura a cerchio sul pavimento per sbeffeggiare la pretesa magia di Gemonio, che l´insolita mostra mette in causa un che di spontaneo, di gioioso, e anche per questo finisce per richiamare un inconsapevole esorcismo, una specie di rituale di purificazione.
La Lega ne ha senza dubbio bisogno. I militanti, e tanto più quelli semplici e disinteressati, sentono l´effetto dello sporco che arriva a compromettere la sopravvivenza del movimento. Rimpiangono il tempo regalato e intanto espongono cartelli che invocano la pulizia, triplicano la parola e il concetto, evocano pollai da lavare e incidono pale e badili sulle magliette. Bossi piange, certo, ma il lavacro di una stagione richiede ben altro che lacrime in scena.
La scopa è un attrezzo che sa anche essere prepotente e risolutivo, e qui prima che alla magia delle supposte streghe, che fin dagli albori della civiltà viaggiano di notte a cavallo dell´utensile in questione, si tornerebbe alla sapienza anche cruda, anzi specialmente cruda dei proverbi. Ce n´è uno, appuntato e chiosato dall´insostituibile dizionario del professor Carlo Lapucci (Le Monnier, 2006) che si riporta nella sua integrità anche in onore del linguaggio leghista, e del Senatùr in particolare, che con le parole e i gesti non è mai troppo andato per il sottile. Per cui: «Vecchia scopa non teme la merda».
Chi inizia l´opera cioè non solo non deve fermarsi dinanzi a nulla, ma nemmeno deve temere di sciupare il suo sperimentato strumento. E qui Lapucci si fa forte di ulteriori irriferibili motti a base di prostituzione e varietà genitali, per poi ritornare al punto: «Con la scopa vecchia si spazza anche la stalla», e sentirlo viene un po´ in mente la fattoria acquistata a beneficio di Roberto Libertà, il terzogenito di Bossi, con tanto di somari in dotazione. Mentre per quanto attiene la compiutezza sapienziale si raggiunge il vertice della pulizia con un proverbio che suona in rima: «Scopa nuova scopa bene, ma è la vecchia che la mantiene».
A proposito di quest´ultimo, converrà segnalare che almeno nella prima parte, e quindi sacrificando il risvolto per così dire venale all´ammiccamento a doppio senso con ritorno di risatine, l´ex presidente Berlusconi, uno specialista, l´ha menzionato prima delle elezioni amministrative di Roma, di Torino e di Napoli. Per Alemanno, Coppola e Lettieri valeva dunque lo slogan: «Scopa nuova, scopa bene». E seppure il Cavaliere, con qualche giustificazione, ometteva ogni richiamo al successivo mantenimento dei candidati del Pdl, solo Alemanno – pure da lui gratificato di essere «un cane da polpacci» – ha poi vinto le elezioni, presto vanificando ogni speranza di pulizia, a cominciare dalla nettezza urbana con le sue implicazioni parentopolesche. Ma pazienza.
Non solo per questo la scopa berlusconiana ispira qualche ragionevole diffidenza. O almeno: una ramazza di plastica colorata in elettrico azzurro fu messa in mano all´allora presidente del Consiglio nell´agosto del 2008 a Napoli per certificare, con l´energia dei simboli, il suo personalissimo trionfo sull´immondizia. Sta di fatto che con una di quelle mosse che sul momento gli riescono così bene, Berlusconi sospese la routine del bagno di folla e facendosi largo tra i napoletani sotto gli occhi delle telecamere con umile e signorile dedizione cominciò a spazzare il selciato di piazza Carolina pronunciando formule auto-incensatorie. Solo in seguito, purtroppo, si venne a sapere che pochi minuti prima alcuni non meglio identificati «volontari» della Protezione civile gli avevano preparato il set movimentandolo con cartacce e bicchieri di plastica destinati all´illustre raccolta, per la gloria del telepopulismo istituzionale.
Così, anche rispetto all´esibizione lustrale di Maroni e dei suoi barbari sognanti, alla sua volontà e ancor più alla possibilità che egli ha di fare effettiva pulizia nella Lega «senza guardare in faccia a nessuno», come scrive su Facebook, si coltiva un certo scetticismo. Quanto è davvero vecchia e quindi efficace la sua scopa? O non è invece il solito spettacolino improvvisato per buscare qualche foto o ripresa televisiva?
Al corto di passioni, soluzioni e progetti, l´odierna politica è prodiga di oggetti parlanti: magliette, lenzuola, scarpe, spugne, fazzoletti, coccarde, fasce nere al braccio, mutande, monetine. Simboli, si direbbero, di corta durata e a bassa intensità. Ogni tanto qualche sindaco (Veltroni, poi Alemanno) organizza volontari munite di scope che fanno pulizia per le strade, così come a Londra dopo i disordini dell´estate scorsa centinia di cittadini si raccolsero in gruppi «Riotcleanup». Per la verità l´avevano già fatto alcuni tunisini dopo la rivolta a Lampedusa. Tutto è molto diverso da quando i militanti radicali si presentavano alla parata militare con scope in mano e scolapasta in testa.
Più si smorza l´affetto del corpo sociale nei confronti del potere e più i politici si lambiccano il cervello dilatando sui loro precari altari lo spazio intimo della casa, del lavoro e della famiglia con il criterio delle merci e del consumo. La celebre «scopa Pippo», quella di tanti spot, veniva giusto appunto da Castronno, che tra Cassano Magnago, dove è nato Bossi, e Gemonio, dove vive.

La Repubblica 12.04.12

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Lega, ecco i conti segreti

Alla moglie di Bossi 11 case, spuntano i diamanti. I consigli di Tremonti. Nelle intercettazioni della Dia di Reggio Calabria sulla linea dell´ex tesoriere leghista Francesco Belsito sono citati il Senatur e l´ex ministro dell´Economia Tremonti perché a conoscenza degli investimenti del Carroccio all´estero. Inoltre, alla moglie di Bossi, Manuela Marrone, risultano intestati 11 immobili. Maroni in Procura: «Umberto è stato raggirato».

Umberto Bossi e Giulio Tremonti sapevano degli investimenti dei fondi della Lega all´estero, compresi quelli in Tanzania. E degli immobili intestati alla moglie del leader della Lega. Ben undici, mentre altri sarebbero stati intestati ad altri membri che costituivano la corrente del “Cerchio magico”. Nello scandalo appena scoppiato si fanno tanti commenti e diverse previsioni sul “futuro politico” della Lega che sarebbe finita nelle «mani» di Maroni, il quale stava spingendo su Formigoni che «gli aprirà tutta la Lombardia».
È quanto emerge dalla lunga informativa della Dia di Reggio Calabria che ha intercettato per mesi il tesoriere della Lega Nord, Francesco Belsito, l´imprenditore Stefano Bonet, le segretarie e dipendenti della Lega che lavorano nel gruppo parlamentare della Camera. Un´indagine coordinata dal pm della Dda Giuseppe Lombardo che ha svelato l´uso dei fondi della Lega gestiti da faccendieri e politici. «Scenari che non lasciano alcun dubbio – sottolineano gli inquirenti – circa l´esistenza di un sistema contaminato di malaffare a cui si alimentavano poteri istituzionali, politici e dell´economia».
BOSSI E TREMONTI SAPEVANO
In una telefonata tra il tesoriere Francesco Belsito e l´imprenditore Stefano Bonet, intercettata il 10 gennaio scorso quando lo scandalo era appena scoppiato, Belsito rivela a Bonet: «Bossi e Tremonti erano d´accordo sul fatto che la Lega Nord, con l´operazione (in Tanzania ed a Cipro ndr), avesse voluto diversificare i loro risparmi». Ed aggiungeva che gli importi bonificati erano riportati in bilancio anche perché, con il 2009 e 2010 il movimento politico aveva chiuso con un attivo di 16,5 milioni di euro. Il tesoriere della Lega rivela anche a Bonet che «Bossi mi ha fatto divieto di rilasciare interviste». Non solo, sempre l´ex tesoriere del Carroccio racconta che in occasione dello stanziamento a favore del fondo della Tanzania, l´ex ministro dell´Economia suggeriva: «Fate bene a diversificare perché tra due mesi l´euro salta».

GLI INCONTRI CON I VERTICI DELLA LEGA
Dieci giorni dopo Lubiana Restaini, dipendente della Lega nel gruppo parlamentare chiama Stefano Bonet per chiedergli se vuole incontrare Maroni, Giorgietti e Calderoli per spiegare cosa è accaduto con i fondi gestiti da Francesco Belsito. «Vi potete incontrare in una villa a Varese per spiegare tutta la vicenda» specifica la segretaria che aggiunge: «Ormai la linea politica della Lega è in mano a Maroni. Cambierà il capogruppo che sarà un maroniano, e anche Zaia è passato sotto la sua corrente. E loro stanno anche spingendo su Formigoni che gli aprirà tutta la Lombardia».

GLI UNDICI IMMOBILI ALLA MOGLIE DI BOSSI
Quattro giorni dopo, il 24 gennaio, è Stefano Bonet che chiama Lubiana Restaini e la donna lo informa che ha appena mandato un messaggio a Maroni che lo riguardava e questo in previsione di un incontro per il venerdì successivo con i vertici della Lega che Bonet teme possa diventare pubblico paventando una fuga di notizie «poiché Belsito si manifestava particolarmente nervoso». Lubiana spiega a Bonet che Belsito era nervoso «per il fatto che il tesoriere era finito sui giornali per la vicenda dei fondi, ma anche, soprattutto per quello che riguardava tutta una serie di acquisti di immobili da parte di Bossi (11 intestati alla moglie) ed altri da parte di altri membri che costituivano la corrente del “Cerchio Magico”. E se ciò fosse vero il partito ne verrebbe fuori distrutto e tutti sarebbero andati sotto la corrente di Maroni» «.

GLI INCONTRI DI BONET CON ROBERTO CASTELLI
I Vertici della Lega sono in agitazione, cercano di parare i colpi dello scandalo e, soprattutto, premono per fare rientrare nelle casse del partito i milioni di euro che Belsito aveva trasferito a Cipro e in Tanzania. Ed il 3 febbraio Roberto Castelli s´incontra, in maniera riservata, con Stefano Bonet, nella sala d´aspetto dell´aeroporto di Linate. Bonet lo comunica al suo uomo a Cipro, Paolo Scala e definisce Castelli una persona “precisa e puntigliosa” e che « «all´interno della Lega erano scattate delle indagini sulla vicenda Belsito-Fondi» «. Castelli, tra l´altro, « «avrebbe espresso il desiderio di chiudere la vicenda nel più breve tempo possibile». Ma Bonet cambia parere dopo che Castelli gli fa capire che la Lega non è disposta a restituirgli i soldi che l´imprenditore aveva anticipato per l´affare a Belsito. Per questo chiama il suo socio Romolo Gerardelli e minaccia di fare scoppiare il caso: «Vado in Procura e ai giornali e mi porto dietro mogli e ministri».

IL GIALLO DI MARONI
Dalle intercettazioni si parla spesso di incontri fissati tra Bonet e Roberto Maroni. Il primo appuntamento risalirebbe al 27 gennaio. In realtà a quella riunione Maroni non avrebbe partecipato, e non è chiaro se vi siano state altre occasioni. Una cosa è certa e si tratta di una telefonata tra Bossi e Maroni alla presenza di Belsito. E lo stesso tesoriere che la racconta a Rosy Mauro. «Perché il Capo, quando sono stato (incompr.) ha detto: “Devi avvisare due persone: Stiffoni e Castelli”. Ed io li ho chiamati e gliel´ho detto. Poi lui, di sua iniziativa, ha detto al commesso di chiamargli Maroni. … e a Maroni gli ha detto: “Stronzo! Adesso non puoi più dire niente in giro…”. E lui rideva… e lui rideva! Gli fa: “Aspetta che ti passo Belsito”. .. ed io gli ho detto: “Ciao. .. come avrai già sentito dal Capo, è tutto a posto”… “Bene, bene… sono contento…”, e basta».

BELSITO E I FONDI NERI DELLA COOP7

C´è anche dell´altro nella mani del pm Giuseppe Lombardo. È lo sfogo di Belsito con Girardelli. Dice che «gli aprirà una fiumara… la Coop7. .. tutto, il conto corrente che aveva in Svizzera che pagava la Coop7. Facendo riferimento a quella terza persona, non identificata, dice che era stato fermato con 100.000 euro». Quindi dice «che farà venir giù un terremoto di quelli pesantissimi e di sapere anche in quale Procura farlo».

La Repubblica 12.04.12

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Le multe, le cliniche da vip e la polizza di Gemonio la Family a carico del partito” di DARIO DEL PORTO e CONCHITA SANNINO

La grafia è a stampatello. La scritta «The Family», in un riquadro. Più sotto, i nomi: «Umberto, Sirio, Renzo». E il cognome: «Bossi». All´interno, il materiale che scotta: le multe del Trota, la polizza e i lavori sulla casa di Gemonio, l´intervento chirurgico di Sirio, il modello di pagamento delle tasse del “capo” e altra documentazione sanitaria e fiscale relativa alla famiglia del senatùr. Eccola, la cartellina sequestrata nella cassaforte della Lega, in uso all´ex tesoriere Francesco Belsito, nell´ufficio della Camera di via Poli, a Roma. Sono le carte dello scandalo su cui indagano tre Procure. I pm di Napoli Francesco Curcio, Vincenzo Piscitelli ed Henry John Woodcock hanno trasmesso ieri gli atti alla Corte dei Conti. Si apre così anche un fronte contabile.
L´auto e le multe di Renzo
Belsito conserva ogni multa. In un caso, fa anche il totale di quattro spese: 674,53 euro. Via fax, con foglio intestato alla Presidenza del Consiglio, verosimilmente relativo al periodo in cui il tesoriere ricopre anche la carica di sottosegretario, Belsito annota le contravvenzioni elevate tra il 18 settembre e il 16 ottobre 2010 all´auto intestata a Renzo Bossi.
Due volte viene multato a Bologna, il 15 e 16 ottobre 2010, con l´annotazione «Festa Lega Nord Bologna». Il 18 settembre a Modena, per «un accesso abusivo alla ztl». Sulla notifica, a penna, ulteriore annotazione: «Pranzo con dott. Panini, Rosi Mauro, Angelo Alessandri». Ancora il 15 novembre, stavolta a Milano, «sosta sul marciapiede». Altre contravvenzioni pesano, e riguardano l´Audi intestata a Renzo. Al Trota piace correre: ben tre multe, per eccesso di velocità, nella notte tra il 7 e l´8 agosto 2010. Ecco la sequenza: all´1.50 sull´A1 all´altezza di Fontanellato (Parma), alle 2.10 in località Ospedaletto lodigiano, alle 2.46 a Cassano Magnano. Altre contravvenzioni arrivano dalle “Stradali” di Rovigo (è annotato: «Festa Lega Nord Ferrara»), Vicenza e Padova.
Spese mediche per il leader e figli
Diciassette pagine “raccontano” le spese mediche per la famiglia Bossi che, secondo l´ipotesi accusatoria, sono state saldate con i fondi della Lega. Nel dossier, fatture, bonifici, diagnosi: tutto ordinatamente raccolto nella cartellina custodita dall´ex tesoriere e ormai depositata agli atti. Il capitolo che riguarda la “sanità” di famiglia: dalle cure odontoiatriche per il leader Umberto all´operazione per il naso del figlio, oggi quindicenne, Sirio. Belsito risulta aver saldato con i soldi del partito, attraverso un bonifico complessivo, effettuato su un conto del Banco di Napoli, 9.901,62 euro per l´intervento chirurgico sostenuto da Sirio Bossi nell´aprile 2011, a favore della casa di cura “Gruppo Iseni” di Lonate Pozzolo (Varese). Ammontano invece a 1500 euro le cure mediche per il dentista di Bossi, fattura emessa da un medico di Gallarate (Varese) alla vigilia di Natale del 2009.
L´assegno e il pagamento
delle tasse
Agli atti figurano anche documenti bancari e fiscali che dovranno essere valutati dagli investigatori. Come quella mail inviata il 10 giugno 2010 dalla Lega Nord a una casella di posta intestata alla scuola Bosina (l´istituto fondato dalla moglie di Bossi, Manuela) con riferimento «all´acconto Ici di Bossi», «da pagare entro il 30 giugno». C´è anche un assegno di 2 mila euro del Banco di Napoli firmato da Belsito nella qualità di tesoriere della Lega il 14 luglio 2010. Ad attirare l´attenzione, un dato: nello stesso giorno e presso la stessa banca (agenzia del Banconapoli di Montecitorio) risulta effettuato il pagamento di tasse, imposte dirette ed Ici a carico di Umberto Bossi per l´importo di 1300 euro. Altra documentazione bancaria si riferisce ad estratti di due conti correnti accesi presso la Banca popolare di Lodi e intestati rispettivamente a Umberto Bossi e alla moglie Manuela Marrone. Il conto del Senatùr presenta, al 31 dicembre 2009, un passivo di oltre 46 mila euro, quello della moglie un attivo di poco meno di 5 mila euro.
La ristrutturazione della
residenza di Gemonio
Dallo studio di architettura di Curno (Bergamo), il 15 gennaio 2010, parte il fax diretto alla signora Manuela Marrone, moglie di Bossi. Oggetto: «Realizzazione ampliamento edificio residenziale». Tra i documenti, un bonifico da 779,38 euro per il pagamento della polizza sulla casa di Bossi a Gemonio diretto a una compagnia assicurativa. Come ordinante, “Lega Nord”.
«Scudo fiscale» e «Contatto Fincantieri, cosa devo fare!!!».
Offrono spunti da approfondire anche le ultime due pagine del fascicolo “The family”. Fogli fitti di appunti slegati tra loro, stesi all´impronta, grafia veloce e disordinata. Un elenco di cose da fare, dove spiccano parole da valutare. Per esempio. «Scudo fiscale». «Campagna elettorale». «Barcello (contatto Fincantieri) cosa devo fare!!». «Situazione saldo prima ditta ad oggi». «Farsi mandare lettera alla ditta esecutrice dei lavori a Gemonio».

La Repubblica 12.04.12