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Meloni e Ghizzoni (PD): Tassare le borse di studio è un errore, abrogare norma Senato

L’emendamento, approvato dal Senato, che sottopone a tassazione le borse di studio per la quota superiore agli 11.500 euro è irragionevole: sottopone tutti i dottorandi e gli specializzandi all’obbligo di presentare la denuncia dei redditi, anche qualora rientrino nelle fasce di esenzione; decurterebbe di fatto i compensi – già molto limitati – di giovani ricercatori che non hanno un contratto di lavoro dipendente, e che in questo modo ne subirebbero solo le conseguenze negative; produrrebbe un impatto in termini di introiti per lo Stato di misura assai esigua. È certamente auspicabile che si proceda rapidamente a una revisione dei contratti dei ricercatori nella fase post-dottorato e pre-ruolo, che razionalizzi le diverse tipologie di rapporto attualmente possibili, e giunga alla tendenziale identificazione di un contratto unico per i giovani ricercatori, che verrebbero così considerati dei lavoratori dipendenti a tempo determinato, differenziando queste figure dai titolari di borse di studio, i quali dovrebbero continuare ad essere esenti da tassazione: il Partito Democratico presenterà nei prossimi giorni una sua proposta in materia. Riteniamo quindi inopportuno affrontare il tema nel decreto di semplificazione fiscale, attualmente all’esame del Parlamento, e sbagliata la soluzione adottata dal Senato. Per queste ragioni chiediamo che domani la Commissione Finanze della Camera approvi l’emendamento del PD che prevede l’abrogazione della norma approvata dal Senato.

Lo dichiarano Marco Meloni, responsabile Università e Ricerca del PD, e Manuela Ghizzoni, capogruppo del PD nella Commissione Cultura e Istruzione della Camera dei Deputati.

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ROMA, 15/4/2012

Un emendamento al “decreto fiscale” approvato dalle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato il 4 Aprile assoggetta a tassazione (Irpef) le somme superiori a 11.500 euro corrisposte a titolo di borsa di studio o di assegno, premio o sussidio per fini di studio o di addestramento professionale in quanto concorrono a formare “reddito personale”. Una misura che, se approvata, andrà a colpire borse di studio percepite dai medici specializzandi, dai dottorandi, e dai corsisti in medicina generale.

È un insulto per chi riceve borse di studio (non uno stipendio!) tra le più basse d’Europa e si trova nel guado tra i doveri degli studenti di dover pagare le tasse universitarie e quelli dei lavoratori dipendenti, avendo tassato la borsa come fosse reddito. Dall’altra parte del guado, non ci sono diritti però, nè quelli dei lavoratori nè quelli degli studenti. Far cassa, pochi spiccioli, su una somma investita dallo stato per incentivare studio e ricerca è la metafora delle contraddizioni del paese, lento nel riconoscere diritti e veloce come un fulmine nel tassare quelli dei più deboli.

Per questo ragioni chiediamo ai deputati che domani si troveranno a votare queste norme di stralciare l’emendamento, come proposto dai parlamentari del PD. Si può fare un passo in più, riconoscendo agli speciliazzandi lo status di lavoratori a tutti gli effetti.

-RUN – Rete Universitaria Nazionale