attualità, politica italiana

"Il Cerchio Magico del Celeste", di Alberto Statera

Uomini d´acciaio i Memores Domini, alias Gruppo Adulto, il nucleo aristocratico di Comunione e Liberazione votato alla «povertà evangelica e alla castità perfetta» (sic). Il più inox–man di tutti si sta palesando Roberto Formigoni, da un ventennio presidente della Lombardia. Asserragliato nel Formigone, il grattacielo che a perpetua memoria si è fatto erigere più alto della Madonnina originale perché – garantisce – così voleva Papa Paolo VI, mentre si sfalda in un´orgia di scandali senza fine la cupola affaristica lombarda tra una folla di politici senza scrupoli, assessori corrotti, faccendieri, coppole di ‘ndrangheta, fondi neri, tangenti, appalti truccati, colossali truffe sanitarie, lui esibisce uno straordinario aplomb. Giura: «Non c´è nulla di imputabile a me». Inox-man o «il politico più stupido che conosco», come una volta lo apostrofò Ciriaco De Mita? «Non stupido, tutt´altro, direi Diomammoneggiante – corregge privatissimamente un autorevole esponente dell´establishment d´Oltretevere – capitano di una legione di lottatori a tempo pieno, ma non vincitori contro il peccato».
Passi per la castità, che in caso di qualche scivolata si può assolvere confessandola ai padri Salesiani di via Copernico, come dev´essere avvenuto quando il casto fu fotografato su un panfilo in boxer mentre ballava con tre ragazze sulle note dei Red Hot Chili Peppers. «Non sono un musone», si giustificò con Stefano Lorenzetto. Tutt´altro, ama le buone compagnie, le barche, le vacanze esotiche. Ma, suvvia, vada pure per la castità, ma quanto alla povertà evangelica, gli stili di vita suoi e del suo Cerchio magico non sembrano proprio tapini. È vero, il Celeste ha abitato per anni in una casa-comunità dei Memores Domini in via Dino Villani, che era di proprietà – guarda un po´ – di don Salvatore Ligresti. Con lui viveva, tra gli altri, Alberto Perego titolare, secondo l´accusa, di un deposito svizzero su cui confluivano tangenti della Finmeccanica. Erano i tempi dello scandalo Oil for Food. Se in ossequio al dettato evangelico di povertà il governatore non ha mai toccato un euro, come ieri ha ripetuto, non c´è più dubbio allora sul fatto che si sia circondato di una legione di simoniaci che nel suo ventennio al comando della Lombardia non hanno perso neanche un´occasione per sottrarre e accumulare denaro con mezzi illeciti. Per loro, per i Memores, per Comunione e liberazione, per il sistema di potere politico – religioso da cementare? Poco importa ai fini delle responsabilità politiche.
Dove ha girato per tanti anni lo sguardo il Celeste, sempre occupato ad autoassolversi, come, con ragioni più nobili, fece per il padre vecchio podestà in Brianza, accusato dell´omicidio di quattro partigiani e amnistiato da Togliatti? Lo dice persino non l´opposizione, ma il coordinatore lombardo del Pdl Mario Mantovani: «Ma quale complotto. È la solita cricca che porta via quattrini», dove per solita cricca si deve intendere il sistema politico-affaristico di Cl. E una quantità inaudita di quattrini.
Pare che siamo già a 70 milioni di euro solo dell´ultima ondata scoperta dalla magistratura, quella della Fondazione Maugeri, che ha appena portato in carcere l´ex assessore alla Sanità della Regione Antonio Simone e ha procurato un altro mandato di cattura per Pierangelo Daccò, già arrestato per lo scandalo del San Raffaele di don Verzé, che ha lasciato un buco da un miliardo e mezzo oltre allo strascico dell´Olgettina e di Nicole Minetti, la maitresse sua protégée preferita, passata a Berlusconi, la quale gestiva la «casa delle femmine» proprio lì di fronte alla faraonica cupola dell´ospedale costata 50 milioni di euro.
Lo stretto Cerchio Magico del Celeste c´è tutto, nessuno escluso, nei tifoni giudiziari che si susseguono. Ed è come se fosse organizzato per specialità. I faccendieri dedicati all´edilizia e alle opere pubbliche, quelli all´urbanistica, quelli all´ambiente, specializzati nei rifiuti e nell´amianto. Come Rosanna Gariboldi, moglie di Giancarlo Abelli detto il Faraone della sanità, che è già stata condannata a due anni: riciclava sul suo conto a Montecarlo i fondi neri di Giuseppe Grossi, il re degli inceneritori morto mentre si indagava per disinquinamenti fantasma, mai fatti ma pagati, e per i rifiuti tossici nascosti sotto le autostrade e i nuovi quartieri milanesi.
Ma è la sanità il fiore all´occhiello del modello lombardo, come il governatore ama chiamarlo, che oggi appassisce fino a disseccare il «ciellenismo realizzato» che avrebbe dovuto condurlo ai sogli più alti, forse alla guida del paese nel dopo-Berlusconi.
«Più società e meno Stato» è lo slogan ciellino con il quale Formigoni ha conquistato le società pubbliche, ma soprattutto i gangli del potere sanitario, la prima industria regionale che assorbe 17 miliardi di euro all´anno, oltre il 70 per cento del bilancio. Il modello formigoniano ha trasferito parte rilevante di queste risorse alle strutture private, soprattutto quelle sponsorizzate da Cl. Gli ospedali pubblici che non reggono i tagli e le strutture «amiche» che moltiplicano i rimborsi pubblici fino a livelli inenarrabili come il mezzo miliardo o giù di lì del San Raffaele.
Troppi soldi, come ai partiti con i rimborsi elettorali, che hanno scatenato gli appetiti, soddisfatti, del ciellenismo lombardo. «Vi siete mai chiesti – ha ben riassunto l´ex assessore leghista alla Sanità Alessandro Cè, cacciato perché ostacolava il business miliardario delle cricche – perché in Lombardia ci sono più centri di cardiochirurgia che in tutta la Francia, molti dei quali privati? Perché la cardiochirurgia, come alcune altre specialità, è più remunerativa. Sul pubblico si scaricano le prestazioni meno profittevoli».
Succede così, secondo l´ex assessore, che un clinicaro come Giuseppe Rotelli diventi il primo azionista della Rizzoli – Corriere della Sera con gli utili della sanità privata convenzionata.
L´inox–man del Formigone, ieri per la prima volta un po´ sudato, ha forse infine tradito la velleitaria rocciosità del Gruppo Adulto. Perché tutto congiura contro di lui. Reggerà fino al 2013 o sarà costretto presto a dimettersi col procedere delle inchieste che riservano risvolti clamorosi? Non solo costretto dalla politica politicante devastata in Lombardia da Lega Ladrona, ma anche dall´imbarazzo della Chiesa. «Sarà mai possibile che Scola non c´entri niente con Formigoni? No, non c´entra niente», ha già scolpito due mesi fa l´arcivescovo di Milano. E anche Julian Carròn, successore di don Giussani alla guida di Cl, va ripetendo che lui non vuole mischiarsi con la politica. Chissà che nel pullulare di faccendieri devoti, sia finalmente finita la stagione dei «santi per contratto».

La Repubblica 17.04.12

******
“La funzionaria, il manager, l´avvocato tutti i ciellini dell´intrigo di Milano”, di WALTER GALBIATI ed EMILIO RANDACIO

I verbali: “Daccò girava con buste piene di contanti”.
Dallo studio legale che si occupa dei trasferimenti di denaro di società lussemburghesi (dell´avvocato Paolo Sciumè), all´»alto funzionario regionale della Sanità» (Alessandra Massei), per finire alla sede in pieno centro a Milano dove si gestivano gli affari. Tutto, nel terremoto provocato dall´inchiesta milanese sui fondi neri della fondazione Maugeri, sembra passare per Comunione e Liberazione (Cl). Nelle carte allegate all´ordinanza con cui, venerdì scorso, sono finite in carcere sei persone (compreso l´ex assessore regionale alla Sanità, Antonio Simone), per 56 milioni di euro di presunti fondi neri, spunta una ragnatela molto fitta tessuta da uomini di primo piano di Cl nel mondo della sanità. A svelarli è il fiduciario svizzero Giancarlo Grenci, della società «Norconsulting», che ha operato per conto di uno dei principali arrestati, il faccendiere Pierangelo Daccò (già in carcere per il crac del San Raffaele).
La grande famiglia di Cl
Proprio dalle sponde del lago di Lugano, Grenci avrebbe gestito fino al 2009, il trasferimento di denaro dai conti della Fondazione Maugeri a società riconducibili a Daccò e a Simone (entrambi vicini a Cl), che ne avrebbero poi fatto l´uso più disparato. Che Cl sia il filo conduttore di questa inchiesta, lo dimostra ancora Grenci. «Posso dirvi che la persona che dal 2006 segue il cliente Daccò all´interno della Norconsulting è Andrea Galafassi che lavorava già per Daccò. Quando è andato via lo abbiamo assunto dopo che ha presentato regolarmente il suo curriculum». Un´assunzione disinteressata? Così non sembra. «Preciso che non c´è stata alcuna raccomandazione di Daccò. So che Galafassi è di Cl perché me lo ha detto lui. Mi dice di conoscere la Massei che è anche lei di Cl e frequenta Simone anche lui di Cl». Per essere ancora più chiari, l´esperto finanziario elvetico, precisa anche che il suo dipendente «frequenta il gruppo di Cl in Italia e che partecipa ai ritrovi».
Il doppio ruolo di Maffei
Balza agli occhi lo strano ruolo che, Alessandra Massei, avrebbe coperto in questa brutta faccenda. L´operatore finanziario Grenci ricorda come «mi sia stata presentata da Daccò come ex dirigente di pregio dell´ospedale Fatebenefratelli e che oggi occupa un ruolo importante all´interno della Regione Lombardia».
Manager pubblica, simpatizzante di Cl, secondo questo identikit, ma anche «socia in una serie di attività di Daccò, soprattutto in Sud America». L´ex «dirigente di pregio» della sanità lombarda, sembra avere diversificato le sue attività. È sempre Grenci che ricorda ai pm Orsi, Pastore, Ruta e Pedio, di come la Massei si sia anche recata «a Lugano in compagnia di Passerino e Mozzali (entrambi finiti in carcere venerdì scorso nell´operazione Maugeri, ndr), quando abbiamo fatto un sopralluogo alla clinica Sementina».
Prelievi per 2-3 milioni
La gestione di questa contabilità occulta, prosciugata dai conti della fondazione pavese Maugeri, aveva una unica finalità: creare fondi neri. Attraverso la Norconsulting, infatti, Grenci avrebbe giustificato il passaggio di denaro su altri conti esteri, attraverso «contratti falsi». In sostanza, secondo la ricostruzione dello stesso indagato, assistito dagli avvocati Luca Lauri e Alessandro Viglione, il suo compito era quello di «incassare somme di denaro e quindi predisporre contratti ad hoc». È lunghissimo l´elenco delle società collegate alla Maugeri. Grenci produce tutta la documentazione accumulata dal suo ufficio. Parla anche dell´esponente del Pdl, «Gianstefano Frigerio che era un consulente e che forniva delle dispense di Forza Italia». A cosa si riferisce nel dettaglio, non sembra spiegarlo. Aggiunge di non sapere che sia un politico. Le attività a cui andava incontro Daccò sembrano al momento intuibili, ma non ancora provate. Di certo, il consulente vicino a Cl, per Grenci, aveva una disponibilità di contante enorme. «È capitato una ventina di volte che Daccò lasciasse nei nostri uffici, somme di denaro in contanti in buste chiuse. Gli importi erano variabili, nell´ordine al massimo di 200 mila euro per busta (negli anni complessivamente saranno stati 2 o 3 milioni di euro)». La destinazione finale, al businessman, è sconosciuta. La procura, sta puntando il mirino su una società di Madeira, in Portogallo, per svelare le destinazioni finali del «malloppo». Di certo, anche un altro indagato dell´inchiesta, l´ex assessore Antonio Simone, ricorda a verbale il livello di rapporti intessuti da Daccò. «Abbiamo anche ricevuto finanziamenti dallo Ior (la banca del Vaticano, ndr), con cui aveva buoni rapporti». E anche grazie a questi buoni uffici, sarebbero state «costituite varie società in Cile e Israele».
il conto burlando
I magistrati milanesi sembrano essersi fatti un´idea molto precisa su dove indirizzare la parte più succosa dell´inchiesta, quella che coinvolgerebbe (anche se al momento non sono indagati), i politici. «Per conto della Fondazione Maugeri, Daccò intratteneva relazioni con la Regione Lombardia. Con quali persone?», lo interroga il pm Laura Pedio il 22 dicembre. «Con la Massei, con Formigoni e con Perego (segretario di Formigoni). Mi chiedete – aggiunge Grenci -, se abbia avuto rapporti con Lucchina (direttore generale della Sanità lombarda, ndr), Sanese (uomo vicino del governatore, ndr), e Villa (segretario di Formigoni, ndr)». Ma Grenci è sicuro: dico di non averli mai sentiti nominare».
E nel mirino finiscono anche rapporti con le Regioni Sicilia e Liguria. Tra le carte sequestrate dalla sezione di Polizia giudiziaria di Milano, ecco spuntare fuori il conto «Burlando». «Di chi è?», lo interroga la procura. «È un conto cifrato riferibile a Giovanni Cozzi della Luxury yachts, ma non so perché sia stata pagata la somma di 200 mila euro».

La Repubblica 17.04.12