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La sfida di Monasterace comincia dalla scuola», intervista a Marco Rossi Doria

Il sottosegretario all’Istruzione: «Contro le mafie e a sostegno del sindaco Lanzetta. Siamo pronti a partire con attività concrete e costanti sul territorio». Andremo a Monasterace senza fanfare ma con progetti concreti. Che hanno la caratteristica e l’ambizione di continuare nel tempo. E di provare a cambiare le cose». È stato e resterà sempre un maestro di strada, nonostante l’incarico ministeriale, nonostante la prospettiva adesso profondamente diversa. Conosce l’importanza insostituibile di quella che è la «politica del mestiere» -una citazione del padre Manlio, celebre meridionalista e membro del partito d’azione alla Costituente – che significa specializzarsi in un campo indicando soluzioni. Marco Rossi Doria, sottosegretario alla Pubblica Istruzione, è uno che sa, perché lo ha praticato, che la politica deve restare nelle strade e non nei palazzi. Sottosegretario,il ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri chiama a Raccolta il governo per dare al sindaco di Monasterace Carmela Lanzetta le risposte che pretende per continuare a fare il sindaco sotto scorta e sotto minaccia. I primi interpellati siete voi, la Pubblica Istruzione. Siete pronti? «Siamo contenti di questo richiamo del ministro. Andremo a Monasterace e ci resteremo. Per sostenere dal basso l’opera del sindaco. E con costanza. Sono dell’opinione che le istituzioni devono assicurare il loro sostegno oltre che con progetti soprattutto con continuità e con una regia costante. Proprio per evitare l’effetto spot di certe manifestazioni che poi dietro e dopo di sé lasciano solo oblio». Le persone che vivono o sono in contatto con la realtà di Monasterace denunciano proprio il sistema delle cosiddette “comparsate” a uso e consumo di tv e giornali. Chiedono allo Stato di essere in quelle terre e alla politica di stare in mezzo alle persone. «Capisco. Sono d’accordo. E le parole del sindaco Lanzetta, quando dice “resto ma fra tre mesi verifichiamo quanto è stato detto con quanto è stato fatto” chiedono esattamente questo impegno». Pochi soldi,molte idee. Da dove pensa di cominciare? «Dal “piano di azione coesione” del ministro Barca e del ministro Profumo. È un fondo europeo di un miliardo di euro fino al 2014, che pensiamo di rinnovare fino al 2020, da destinare alle quattro regioni a massima concentrazione mafiosa, Sicilia, Calabria, Campania, Puglia. Si tratta di soldi finalizzati a progetti che si occupano di combattere la dispersione scolastica, di innalzare i livelli dell’apprendimento, di curare la fase del passaggio tra scuola e lavoro. Il concetto base, e chiave, è quello della rete, mettere le persone, le cose e le istituzioni in collegamento tra di loro per farli comunicare e interagire sulla base di piani comuni e condivisi. È già in parte attiva la rete dei docenti all’interno delle scuole, tra le stesse scuole e tra le scuole e le istituzioni, prima con i Comuni e poi con le Regioni». Progetti che camminano e danno risultati? In grado di far sentire un sindaco meno solo e più forte anche se gli sparano contro la macchina, come è successo a Lanzetta? «È chiaro che poi ognuno deve fare la sua parte, la magistratura, le forze dell’ordine, gli amministratori locali e le forze imprenditoriali. Io parlo di scuola, dei giovani e di un progetto legalità tra studenti e insegnanti che anche il ministro Cancellieri, titolare dell’Interno, mette tra le priorità. Detto questo, la scorsa settimana le scuole calabresi si sono riunite a Reggio Calabria per condividere programmi e competenze sula base di linee guida approntate dal Ministero. Poco tempo fa il ministro Profumo è andato a Latina, basso Lazio, dove c’è un’alta concentrazione mafiosa, e ha letto ai giovani i nomi delle 900 vittime della mafia. A Caserta è nato l’Osservatorio per le vittime delle mafie in un bene confiscato. Sono 900, non un numero ma storie e vite. Perché i ragazzi conoscono i nomi dei boss ma non quelli delle vittime. Io credo che veramente questa sia la volta diun movimento antimafia che riesce a emergere da sott’acqua. Lo dico con il rispetto di quello, moltissimo, che è stato fatto negli anni». Perché questa volta dovrebbe funzionare? «Perché c’è una mobilitazione vera, dal basso, tante scuole si stanno muovendo, anche da sole, nel quotidiano. A questo sforzo eroico dal basso, va unito quello che stiamo facendo noi. Mi riferisco al Piano operativo nazionale per la sicurezza e alle tante azioni per la legalità che il Ministero dell’Istruzione conduce in relazione stretta con tantissime scuole. Un progetto si chiama “Le(g) ali al Sud” e si concentra sull’apprendimento in situazione e anche sul recupero di spazi abbandonati, un cortile, un edificio, un luogo da recuperare grazie al lavoro di giovani e genitori e poi dedicare a spazi interculturali. C’è il grande contenitore “ Progetto legalità” che ne contiene altri, come “più scuola e meno mafia” che destina ai ragazzi, alle scuole i beni confiscati alle mafie per realizzare spazi socialmente utili per lo sport, la formazione. O il “musicarte” che invece dedica spazi conquistati alle cosche al cinema, alla musica e al teatro per i giovani. Ma anche per gli adulti. E il 23 maggio il ministro Profumo sarà a Palermo per il ventennale delle stragi con i ragazzi delle scuole da tutta Italia». Quando andrete a Monasterace? «Siamo andati in Calabria a coordinare le scuole senza fare clamore. Faremo altrettanto con Monasterace. Andremo. Soprattutto ci resteremo, con costanza e nella quotidianità ».

L’Unità 18.04.12