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Unioni di fatto dal Colle stop alle polemiche: «Serve una legge», di Marcella Ciarnelli

Il Parlamento legiferi per dare «puntuale regolamentazione» alle coppie di fatto, anche quelle omosessuali. Così il Quirinale che è stato coinvolto nelle polemiche successive alla sentenza della Cassazione sui matrimoni gay. Al lavoro per le riforme. Quelle che dovrebbero riuscire a portare il Paese fuori dalla crisi seguendo il percorso, pur doloroso, di stabilizzazione economica e quelle che viaggiano in parallelo, altrettanto necessarie, della politica e delle istituzioni su cui il Parlamento è dai fatti chiamato ad un intervento tempestivo. Riforme della politica che hanno in sè la potenzialità di stabilizzare il Paese e migliorare la percezione complessiva delle istituzioni. Un argomento anche questo affrontato nel colloquio tra il presidente della Repubblica e il premier nel corso del colloquio di un’ora e mezza dedicato non solo questioni economiche.
I DIRITTI
Ma, a proposito del ruolo che il Parlamento deve avere, il presidente della Repubblica ha deciso di rendere noto il suo carteggio con i senatori Gasparri e Giovanardi e con le deputate Concia e Alfano, a proposito delle unioni di fatto, comprese quelle omosessuali dato che «sono all’esame delle Camere più proposte di legge in materia e ad esse spetta comunque dare puntuale regolamentazione» a situazioni che riguardano più di seicentomila coppie in Italia che sovente si trovano davanti a condizioni di oggettiva difficoltà per il mancato riconoscimento di diritti nella costanza di un rapporto.
Nel giorno in cui al Senato è stato presentato un disegno di legge bipartisan sulle «modifiche da apportare al codice civile» per arrivare anche nel nostro ordinamento all’introduzione di «un accordo di unione solidale» ed alla Camera è partito l’iter in Commissione giustizia per unificare i disegni di legge in materia di unioni di fatto depositati da tempo, è riesplosa la polemica.
Ad innescarla hanno provveduto i senatori Maurizio Gasparri e Carlo Giovanardi che avevano pensato bene di far arrivare fino al Colle il loro sdegno davanti alla sentenza che la Corte di Cassazione aveva emesso in marzo a proposito di un matrimonio contratto all’estero tra persone dello stesso sesso «non trascrivibile» ma non mancando di fare intendere come ci si trovi di fronte ad una questione da affrontare. Finalmente. E poi di rendere nota ieri la loro interpretazione della risposta, peraltro riservata, arrivata da Napolitano, a firma del segretario generale della Presidenza, Donato Marra che ha provveduto a rispondere anche alle onorevoli Paola Concia e Sonia Alfano che avevano contestato l’iniziativa dei due senatori tornando a richiedere che in materia ormai si arrivi ad una legge.
LE RISPOSTE
Il Quirinale non è entrato nel merito della questione vissuta, ovviamente, con opposti punti di vista ma ha ai due senatori ha provveduto a specificare che «non pare che i giudici con il loro provvedimento abbiano voluto sostituirsi al legislatore o interferire sulle scelte che solo ad esso spettano» mentre alle due deputate che avevano criticato la missiva Gasparri-Giovanardi perché il presidente «non va tirato per la giacchetta», Concia ancora ieri.«Ai senatori Gasparri e Giovanardi ha scritto Marra ho fatto presente che, fermo il diritto di critica spettante a chiunque in relazione ai provvedimenti della magistratura, non pareva, al Capo dello Stato, che la sentenza avesse inteso interferire sulle scelte del legislatore. Come la pronuncia della Cassazione ha affermato in più punti, compete infatti esclusivamente alla discrezionalità degli Stati prevedere o meno il matrimonio tra coppie omosessuali e, per l’effetto, valutare, come ha stabilito di recente la Corte Europea dei diritti dell’uomo, se “stabilire diritti differenti tra coppie sposate e coppie dello stesso sesso che non possono contrarre matrimonio”» possa costituire una violazione del diritto.

L’Unità 20.04.12