ambiente, attualità

"Un giorno per la Terra. Dieci azioni concrete per provare a salvarla", di Fulco Pratesi

L’ odierna Giornata mondiale della Terra è densa di significati, anche perché si celebra a due mesi dalla grande ricorrenza di Rio+20, legata al ventennale dello storico Summit di Rio de Janeiro del 1992, in cui quasi tutti i Paesi del mondo si accordarono per dare inizio a un forte impegno di salvaguardia del Pianeta. Per non ricalcare le generali e meste considerazioni sul degrado, il quale, nonostante dichiarazioni e denunce, prosegue imperterrito, vediamo cosa ognuno di noi, causa e vittima del global warming, può cercare di fare per allontanare il superamento dei 2° centigradi di temperatura globale, considerato un limite invalicabile per la salute della Terra.
Se moltiplichiamo un nostro atto, anche il più innocente possibile, per i 60 milioni di italiani o per i 7 miliardi di terrestri, esso può contribuire pesantemente al paventato tracollo, così come il battito d’ala della farfalla in Brasile può scatenare (secondo il famoso paradosso di Edward Lorenz) uragani in Texas.
Accanto a comportamenti virtuosi nella vita di tutti i giorni tesi a risparmiare energia (muoversi in bicicletta o a piedi, non usare scaldabagni elettrici, moderare riscaldamento e condizionamento, coibentare l’abitazione, installare pannelli solari, consumare meno acqua eccetera) un settore in cui si può contribuire alla sostenibilità globale è quello dell’alimentazione.
Come spiega il WWF, che lancia oggi la piattaforma «One Planet Food» (http://alimentazione.wwf.it), la produzione di cibo per un’umanità che ha superato i 7 miliardi e continua a crescere, è una delle cause più importanti del degrado della biosfera.
I 130.000 ettari di foreste persi ogni anno per la produzione di olio di palma, soia e foraggi per il bestiame in continua crescita, per sopperire all’incessante richiesta di carne, e gli stock ittici sovrasfruttati per il 29% e a rischio di declino per il 52% impongono all’umanità (se vorrà mettersi al riparo da un futuro oscuro e preoccupante) di imboccare stili di vita che, garantendo un’alimentazione equilibrata e disponibile per tutti, non produca sprechi e devastazioni.
A livello di comportamenti individuali, questi sono i 10 consigli «Salva-Pianeta a tavola» che il WWF propone:
1) Acquista prodotti locali. Secondo la Coldiretti, un chilo di arance importate dal Brasile brucia 5,5 kg di petrolio e libera 17,2 kg di CO2 in più di quelle siciliane; 2) Scegli i prodotti di stagione; 3) Diminuisci i consumi di carne, che contribuiscono all’inquinamento globale (ogni italiano ne mangia 87 chili all’anno); 4) Scegli i pesci giusti e non i più cari e pregiati (ne consumiamo 25,4 chili all’anno); 5) Privilegia i prodotti biologici che non richiedono l’uso di combustibili fossili e di pesticidi; 6) Riduci gli sprechi, mangiando tutto quello che hai acquistato; 7) Evita di comprare prodotti con troppi imballaggi; 8) Preferisci i cibi semplici della nostra insuperabile gastronomia tradizionale; 9) Bevi l’acqua del rubinetto (è ottima!); 10) Cerca di non usare cucine e forni elettrici che divorano molta energia.

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“Imbacuccarsi d’Inverno nella stanza senza riscaldamento”, di ERRI DE LUCA
Grazie al latino so che ambiens, ambiente, è alla lettera ciò che ci sta intorno e ci circonda. La specie umana odierna ha rovesciato il senso e ora l’ambiente è circondato da noi. Non so se è possibile salvarlo dall’assedio, ma si può di sicuro volergli più bene. Questo coincide con volersi più bene tra di noi, bipedi senza ali. Abito in una stanza priva di riscaldamento, d’inverno m’imbacucco. Ma si può sfruttare una fonte inesauribile di caloria, la più potente che esiste nel corpo umano. Si tratta dell’amore. Due che si amano sentono freddo solo quando si sciolgono dagli abbracci. L’amore è un’energia pulita e rinnovabile nel modo più impensato: spendendola tutta intera nell’arco del giorno, amando a più non posso fino all’esaurimento della scorta. Ecco che al risveglio è di nuovo lì, rigenerata, anzi con un leggero aumento. Prodigio dell’amore è che si accresce quanto più lo si spende. La provvista del giorno va consumata come la manna quotidiana che rifornisce gli Ebrei nel deserto. Se fatta avanzare, marcisce. L’energia amorosa ha la stessa modalità d’uso, chi la risparmia la perde. Propongo perciò una consumazione intensa dell’energia amorosa, col vantaggio di non rilasciare scorie. La pratica è virtuosa e produce contagio: due che si amano in pubblico fanno venire voglia a chi li osserva di attivare la propria centralina interna. Infine non ha controindicazioni né limiti di età. Amarsi di più non costa niente e fa bene all’ambiente.

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“Coltivare i Prodotti che mangiamo nel nostro orto”, di MAURO CORONA

Ho l’impressione che non vi sia alcun interesse nel terzo millennio ad avere a cuore e preservare un progetto dimenticato chiamato Terra. Per salvare la Terra vi sono alcune necessità. Innanzitutto aver bisogno di lei e finora, più della Terra, sembra che abbiamo bisogno di tecnologia e marchingegni. La Terra è come uno Stradivari, va suonato e non fracassato su una pietra, come stiamo facendo. Occorre toccarla, palparla, in poche parole coltivarla. Per ottenere questo risultato, cioè salvare la Terra, bisogna abbandonare il mito dell’oggetto e diventare tutti imprenditori di terra. Cioè non possiamo più pretendere di andare a comprare il cibo ma imparare a farcelo. Allora diventeremmo invincibili e autonomi. Certo è un’utopia ma quando crolleranno gli imperi delle banche, la Terra sarà la salvezza. E in quel momento la salveremo, non prima. Una cosa non la proteggi se non ti interessa e perché ti interessi devi averne bisogno. Dovremmo tutti diventare collezionisti di terra. Un metro quadrato di terra dovrebbe valere come un quadro di Van Gogh. E non per venderlo ad altri collezionisti, ma per la nostra sopravvivenza. La musica di questo Stradivari preziosissimo sono i boschi, le acque, i prati, i campi. E la melodia che ne esce sono i prodotti che ci fanno vivere. Cosa facciamo noi per stare in piedi e gestire tutti questi marchingegni mostruosi? Ci dobbiamo cibare. E chi è che ci dà il cibo? La terra. Cosa mangia il professor Monti per risolvere la situazione? Mangia i prodotti della terra. Per cui la salvezza non starà mai nell’euro o nella tecnologia o nel progresso spinto al limite, ma nella decisione di tornare tutti agricoltori. Allora la terra la proteggi. Perché se non la proteggi muori di fame. Questo dovrà essere il futuro: un’imprenditoria globale di Terra.

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Dimezzare la Carne nei nostri Piatti Bastano Cento Grammi”, di ANTONIO PASCALE

I piccoli gesti sono importanti. Vero, ma in senso relativo, e caso per caso. Sono significativi se incidono, consolatori se non incidono. Tutta questione di numeri, non di aggettivi. Ci dicono: staccate dalla presa il caricabatteria del cellulare, contribuirete a salvare il mondo. Piccolo gesto: con un po’, tutti possiamo fare tanto. Poi fai calcoli (David MacKay, www.withouthotair.com) e che scopri? Un tipico caricabatteria consuma solo 0,01 kWh al giorno. Per fornire un elemento comparativo: in un anno un caricabatteria produce la stessa quantità di energia che occorre per un bagno caldo. Dunque, la verità infame è: se tutti facessero solo un po’, otterremmo solo un po’. Io poi sono nevrotico e lo stacco lo stesso (detesto i fili appesi), ma sono cosciente che i piccoli gesti sono utili solo se quantificabili. Meglio mangiare meno carne. Nei Paesi sviluppati le foreste sono in crescita, ma in Brasile e in Indonesia diminuiscono a causa dell’aumento della richiesta di carne (285 milioni di tonnellate l’anno). Si disbosca per ottenere terra coltivabile (a suo tempo noi italiani abbiamo fatto lo stesso, vedi la pianura Padana). Per produrre mangimi, come soia e mais, usiamo un terzo di tutta la terra coltivabile. Fatti tutti i conti — il 12% del pasto quotidiano di una vacca italiana proviene da soia brasiliana e argentina — scopriamo che mangiare un chilo di carne inquina come percorrere in automobile 300 chilometri. Tutti vegetariani? È tutta questione di misura. I nutrizionisti consigliano una porzione di 100 grammi di carne al giorno, circa la metà del consumo medio italiano. Insomma, numeri: mezza porzione, doppio vantaggio.

Il Corriere della Sera 22.04.12