partito democratico, politica italiana

«Ecco come si taglia il finanziamento ai partiti»

Cambiare il metodo di finanziamento pubblico dei partiti, ridurne “drasticamente” l’entità e garantire al massimo la trasparenza. Il Pd, con il segretario Bersani, anticipa i suoi passi per rispondere alle tante sollecitazioni che, strumentali o meno, arrivano ai vertici del mondo politico per fare un po’ d’ordine nella complicata materia della vita e del funzionamento dei partiti.

Cambiare il metodo di finanziamento pubblico dei partiti, ridurne “drasticamente” l’entità e garantire al massimo la trasparenza. Il Pd “prende il toro per le corna” e anticipa i suoi passi per rispondere alle tante sollecitazioni che, strumentali o meno, arrivano ai vertici del mondo politico per fare un po’ d’ordine nella complicata materia della vita e del funzionamento dei partiti.

Il Partito democratico presenterà domani una sua proposta di legge. A confermarlo è stato lo stesso leader del Pd Pier Luigi Bersani. Non sarà un articolato vero e proprio, che sarà studiato nel dettaglio, ma solo linee guida sulla base delle conclusioni del gruppo di lavoro ‘ad hoc’ creato alla Camera. Per domani mattina è in programma una riunione decisiva dei tecnici, ma già è stata delineata una possibile traccia di intervento sulla falsariga del modello tedesco.

La proposta del Pd prevederà, e questo è certo, una significativa riduzione dei fondi. Come in Germania, almeno una parte dei fondi andrà a parziale copertura delle spese sostenute anche con entrate proprie. Dunque i soldi arriveranno a piè di lista. Ma a differenza di Berlino, non saranno previsti finanziamenti a fondazioni legate ai partiti.

I finanziamenti, se l’ipotesi di lavoro del Partito democratico sarà confermata domani, saranno suddivisi sulla base dei voti validi ottenuti da ciascun partito, non più considerando come oggi il numero totale degli aventi diritto al voto ma degli elettori effettivamente andati alle urne. Poi, e questo è un punto di fondo, non saranno più rimborsi elettorali ma finanziamento all’attività dei partiti. Al massimo si potrebbe pensare a un contributo per le spese elettorali che sia però una tantum.

da www.unita.it