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"Dove correggere la riforma", di Cesare Damiano e Tiziano Treu

Lavoro femminile, lotta alla precarietà, ammortizzatori sociali: per la riforma è il momento delle correzioni. Dopo la presentazione degli emendamenti al disegno di legge di riforma
sul mercato del lavoro, comincia al Senato un lavoro difficile. Come Partito democratico abbiamo svolto una preziosa opera di regia tra Camera e Senato, che è iniziata già dal momento del confronto tra governo e parti sociali su questo tema, ed è proseguita fino alla stesura delle nostre richieste di emendamento. Nel corso del confronto abbiamo evidenziato i risultati che sono già stati conseguiti, a partire dall’utile compromesso che si è raggiunto sull’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Aver ripristinato anche per i licenziamenti per motivo economico la possibilità per il giudice, accanto al risarcimento, di reintegrare il lavoratore, ha riconsegnato all’articolo 18 un potere di deterrenza nei confronti dei licenziamenti facili che renderà più sicuri i lavoratori soprattutto nel momentodell’attuale crisi. L’accordo che è stato raggiunto dai segretari dei partiti che sostengono il governo con il presidente
del Consiglio non va modificato. Adesso occorre concentrare la nostra attenzione sulle correzioni che riguardano il tema delle protezioni sociali e della flessibilità.
Per quanto riguarda le riforme relative allo stato sociale, noi abbiamo fin dall’inizio messo in luce una contraddizione che riguarda la transizione dal vecchio al nuovo sistema che si completerà nel 2017. Restiamo critici di fronte ad un esito che, mentre allontana il momento della pensione, rende più brevi i periodi di protezione sociale attraverso la cosiddetta nuova
Aspi (Associazione sociale per l’impiego) che sostituirà progressivamente cassa integrazione e mobilità. C’è il rischio che si produca un vuoto temporale tra il momento dell’eventuale licenziamento del lavoratore e ilmomentodell’andata in pensione, che potrebbe riproporre il tema dei cosiddetti “esodati” (platea composita comprendente lavoratori in mobilità, licenziamenti
individuali, esodati dalle Poste, Eni e Telecom, lavoratori della scuola, lavoratori che fanno versamenti olontari, ecc.) che dovrà essere affrontato e risolto entro l’estate, anche per gli anni successivi. Intanto dobbiamo proporci, con i nostri emendamenti, di migliorare i nuovi ammortizzatori sociali avendo un occhio di particolare riguardo ad alcune situazioni di sofferenza: il Mezzogiorno, con i particolari problemi occupazionali che insistono su quell’area; i lavoratori del settore agricolo, che corrono il rischio di avere forti penalizzazioni nelle tutele e nel risultato pensionistico; i giovani del lavoro precario, per i quali non è possibile prevedere un innalzamento dei contributi previdenziali a livello di quelli del lavoro dipendente senza riservare loro adeguate protezioni. Una correzione in questo senso andrà ricercata prevedendo le compensazioni e le coperture finanziarie che si rendono necessarie. Sempre per quel che riguarda i giovani, dobbiamocogliere l’occasione con la riforma per fissare una demarcazione che distingua le prestazioni di lavoro genuinamente autonome da quelle di lavoro autonomo mascherato: ad esempio le finte partite Iva, i finti associati in partecipazione e il finto lavoro a progetto. Possiamo trovare indicatori tipici che individuino le vere situazioni di autonomia, oppure riproporre una elencazione di mansioni di basso contenuto professionale, già elaborata al tempo del governo Prodi, come riferimento esemplificativo da rimandare alla definizione della contrattazione di categoria. Quel che si vuole affermare è che non bisogna tornare a una situazione nella quale le mansioni di qualifica più bassa vengano espletate attraverso una forma opportunistica di finto lavoro autonomo al solo scopo di avere il massimo di flessibilità e il minor costo del lavoro. Infine, se vogliamo che i giovani non siano lasciati in balia di loro stessi nel momento della fissazione dei compensi per il lavoro parasubordinato, occorre che anche per questo caso siano fissati
compensi minimi per legge o che essi vengano rimandati alla contrattazione collettiva. Un altro capitolo da affrontare è quello del lavoro femminile. Abbiamo proposto una normativa più semplificata per la tutela dalle dimissioni in bianco e proponiamo che le tre giornate di congedo dei padri per l’assistenza dei figli non venga scorporata dai permessi delle madri. Sul tema del lavoro flessibile riteniamo che l’uso dei voucher non debba essere ulteriormente esteso, e che non vengano abolite le soglie reddituali (7mila euro) che li rendono utilizzabili anche per il lavoro stagionale in agricoltura. Con la formula proposta dal governo c’è il rischio che il lavoro dipendente stagionale in questo settore scompaia definitivamente.
Il complesso degli emendamentipresentati riguarda anche problemi di conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, l’estensione delle tutele a cura degli enti bilaterali che possono sostituire l’Aspi e le questioni della cura dei lavoratori disabili.
Si tratta ora di procedere. Nella commissione lavoro del Senato e nella discussione parlamentare, occorre ricercare i punti di correzione che abbiano il più largo sostegno politico e che rendano la riforma del mercato del lavoro più inclusiva per i giovani, capace di limitare la precarizzazione del lavoro e di contemperare le esigenze di tutela dei lavoratori con quelle dello sviluppo e della competitività delle imprese.

L’Unità 26.04.12