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"Nuovo apprendistato. Si passa da sei a tre anni", di Giuseppe Vespo

Apprendisti cercansi. Da oggi entra in vigore definitivamente il Testo Unico sull’apprendistato, una piccola rivoluzione normativa che nelle intenzioni di chi ha scritto questa legge diventerà la porta d’ingresso nel mondo del lavoro per i più giovani.
L’INTESA DI OTTOBRE Il Testo unico nasce dall’intesa siglata il 27 ottobre del 2010 da sindacati, imprese, governo e regioni. Mentre l’accordo definitivo è del 13 luglio del 2011. Il nuovo apprendistato è in vigore già dal 25 ottobre del 2011 ma fino a ieri è rimasto «congelato» per dare la possibilità al mondo imprenditoriale di prepararsi alle nuove regole. In questo periodo transitorio le aziende hanno potuto assumere apprendisti facendo riferimento alle vecchie norme. Ma quali sono le novità? Innanzitutto viene stabilito che le regole dei diversi settori vanno definite con i contratti nazionali o con gli accordi interconfederali. Vengono però fissati dei paletti ai quali tutti devono fare riferimento. Il neo assunto dovrà avere entro trenta giorni dalla firma del contratto un piano formativo individuale. L’apprendistato potrà durare massimo tre anni (cinque per l’artigianato), mentre prima la durata massima era di sei anni. Il giovane assunto dovrà avere un tutor o referente aziendale e potrà essere licenziato solo «per giusta causa». Se al termine dei tre anni non viene comunicata con preavviso la fine dell’apprendistato, il dipendente si ritiene assunto a tempo indeterminato. La nuova legge prevede inoltre che potranno essere assunti come apprendisti anche i lavoratori messi in mobilità da altre aziende, e in questo caso ovviamente non ci saranno i limiti di età che nel caso dei più giovani la legge fissa tra i 15 e i 25 anni (da 18 a 29 anni per l’«apprendistato professionalizzante »o per quello di «alta formazione e ricerca»). Vengono così ridefinite le regole di un mondo che – stando alle analisi degli esperti del gruppo di ricerca Adapt e del sito www.fareapprendistato. it – nel 2009 interessava 591mila giovani (nel 2008 erano 645mila), il trentatré per cento dei quali con più di 25 anni di età, per la maggior parte con licenza media o superiore. Oggi si spera che questi numeri possano crescere, anche in ragione del fatto che sono previsti degli sgravi per le imprese che fanno ricorso agli apprendisti. Soddisfatti sindacati e imprese. «In questo modo abbiamo dato il nostro contributo allo sviluppo del mercato del lavoro, puntando sulla formazione obbligatoria dei giovani e l’assunzione a tempo indeterminato », commenta Claudio Treves, responsabile del mercato del lavoro per la Cgil. Una partita che non è finita ma continua con la riforma firmata dalla ministra Fornero, che aveva introdotto tra i paletti da far rispettare alle aziende che fanno ricorso agli apprendisti l’obbligo di assumere, al termine dei tre anni, almeno la metà dei giovani formati. Un obbligo che al momento è sceso al 30% degli apprendisti. Mentre dal punto di vista politico, «la cosa più importante – riprende il sindacalista di Corso Italia – è il riconoscimento del fatto che spetta al contratto nazionale discilplinare il rapporto di lavoro dell’apprendista. Senza alcuna deroga ».

L’Unità 25.04.12