attualità, cultura, partito democratico

"Sostegno a lavoratori della cultura", di Matteo Orfini e Stefano Fassina,

Matteo Orfini, responsabile Cultura e informazione del Pd e Stefano Fassina, responsabile Economia e lavoro del Pd, affermano: “Le questioni poste dalle lavoratrici e dai lavoratori della conoscenza e della cultura sono serie e concrete: per il Partito Democratico sono tra le ragioni alla base della necessita’ di una discussione approfondita con il governo per migliorare in Parlamento il ddl di riforma del mercato del lavoro.

Questa riforma può essere un’occasione preziosa per costruire un sistema del lavoro nuovo ed equo, mettendo al centro della discussione l’universalizzazione degli ammortizzatori sociali e la solidarietà tra i lavoratori e le generazioni. Per questo pensiamo che un intervento nato per dare a tutti gli ammortizzatori sociali non può lasciare senza tutele collaboratori, contrattisti e un grandissima quantita’ di lavoratori comunque atipici. C’e’ poi il tema dello sviluppo, che incrocia direttamente quello del lavoro: nel caso della conoscenza e della cultura questo tema coinvolge direttamente la parte pubblica e il suo effettivo impegno in politiche di sostegno e di crescita per questi settori, a cominciare dall’investimento di risorse economiche certe e congrue, dal riconoscimento dell’importanza strategica del loro ruolo per il futuro del Paese e dalla comprensione della centralità, anche in questi campi, del valore del lavoro e delle professioni culturali”.

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Documento di approfondimento a cura del Dipartimento Cultura del Partito Demcoratico

La riforma del mercato del lavoro e il settore dello spettacolo

L’azione del PD in Parlamento
E’ in corso in questi giorni in Parlamento la discussione sul Disegno di Legge del Governo di riforma del mercato del lavoro.
Per gli artisti la buona notizia riguarda l’abrogazione dell’articolo 40 del R.D.L. 1827 del 1935. Si tratta di quelle norme che fino a oggi impediscono agli artisti di accedere alla disoccupazione involontaria. Una ingiustizia che era stata confermata da un sentenza della Corte di Cassazione a
maggio del 2010. Con l’abrogazione di quelle norme, frutto anche
dell’iniziativa politica del PD, si sana una parte delle iniquità che caratterizzano il mercato del lavoro dello spettacolo. A partire da gennaio 2013, dunque, i lavoratori dello spettacolo – artisti, tecnici e amministrativi – potranno beneficiare, al pari degli altri lavoratori subordinati a tempo indeterminato e a termine, delle nuove indennità per la disoccupazione involontaria. Si tratta dell’ASpI (Assicurazione Sociale per l’Impiego) e della mini-ASpI. Data la natura intermittente delm lavoro dei professionisti del settore, i lavoratori dello spettacolo accederanno soprattutto alla mini-ASpI che sostanzialmente riassorbe e sostituisce l’attuale indennità di disoccupazione a requisiti ridotti.
A fronte di questo dato positivo vi sono delle criticità da segnalare, in particolare riguardo alla disciplina del contratto di lavoro a termine. Infatti, pur condividendo misure e norme che in via generale favoriscano la trasformazione dei contratti a termine in lavoro a tempo indeterminato e limitino progressivamente le pratiche di elusione contributiva e l’abuso di forme atipiche di contrattazione, riteniamo fondamentale il riconoscimento delle caratteristiche proprie del lavoro nello spettacolo. La discontinuità costituisce la dimensione naturale di un settore che funziona per progetti e attività di durate limitate: per questo il PD chiede, con uno specifico
emendamento, di correggere l’articolo 3 del DDL sui contratti di lavoro a termine, prevedendo una deroga, per lo spettacolo, alle norme che limitano o impediscono la reiterazione di questo tipo di contratti.
Nella discussione parlamentare che si sta svolgendo tra il PD e il
Governo sono fondamentali le questioni che, purtroppo, riguardano la generale precarietà del sistema del lavoro italiano. Da questo punto di vista il mondo del lavoro della cultura e dello spettacolo, in cui la giungla contrattuale la fa da padrona accompagnandosi ineluttabilmente all’assenza di un sistema di welfare che garantisca alle professioni culturali tutele sociali minime, è parte della discussione generale che riguarda la richiesta del PD di estendere, rendendolo universale, il sistema degli ammortizzatori sociali.

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