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"Non un privilegio, ma un diritto", di Manuela Ghizzoni

Ieri ho partecipato alla bellissima manifestazione del Comitato Quota 96.
Al ritorno ho riordinato gli appunti per del mio intervento e ora lo pubblico in calce, come nuova tappa del nostro percorso insieme. Grazie per la vostra partecipazione e per il vostro impegno.

Credo sia giusto accogliere le richieste di alcuni di voi per trasferire in questo nuovo post la nostra discussione.
A questo proposito ricordo le “puntate precedenti”:
“Pd, importanti passi avanti su scuola e università”
“Quota 96”
“Quota 96. Dibattito sulle questioni aperte del comparto scuola”
e il link del sito Comitato civico Quota 96.

«E’ bello poterci ritrovare qui, insieme e dare un volto agli amici e alle amiche incontrare sulle pagine del mio sito.
E’ per questo che voglio ringraziare il Comitato Civico Quota 96 che da solo, e nella diffidenza di alcuni, è riuscito a dare sbocco politico ad una protesta spontanea e a trascinarvi in piazza a manifestare per i propri diritti e per dare la massima visibilità alle vostre/nostre rivendicazioni.
Il mio ringraziamento è collettivo, perché gli apporti dei singoli sono stati tanti e tali che non mi perdonerei di dimenticarne anche uno solo.
Ma permettetemi anche di rivolgere, in questa bella piazza, un ringraziamento particolare a Giuseppe, Antonio, Marcella, Susanna, Carlo e Raoul, con i quali ho trattenuto rapporti epistolari frequenti nei mesi scorsi e sono stati per me non solo interlocutori attenti e stimolanti, ma un sostegno nei momenti più difficili della nostra comune vicenda. Grazie.
Fatemela ripercorrere, questa nostra comune avventura.
Tutto è iniziato a metà gennaio, durante la discussione del decreto Milleproroghe. Avevo postato sul mio sito un commento nel quale rivendicavo l’accoglimento di tre importanti emendamenti del PD per il settore scuola e per l’università durante la discussione del decreto nelle commissioni referenti (Bilancio e affari costituzionali), ma restava ancora in discussione quello che disponeva di slittare al 31 agosto 2012 il termine per la maturazione dei requisiti per accedere alla pensione con la normativa previgente alla riforma Fornero.
Il primo commento data 19 gennaio: era di Donato Cucco, che ricordo con simpatia perché poi mi mandò molte mail, facendomi entrare nel vissuto delle sua famiglia.
A quello di Donato seguirono 2785 commenti.
Tanto che, lo ricorderete, fummo costretti ad aprire un secondo post, che intitolammo “Quota 96” dopo una democratica e partecipata discussione. Quel post vide la nascita del Comitato Civico Quota 96 e raccolse ben 3185 commenti.
Fu così necessario approdare ad un terzo, quello attuale, che potremmo definire della maturità del movimento: esso, ad esempio, si è affiancato alle pratiche per il ricorso legale che avete promosso e al sito ufficiale del Comitato. Ad oggi ha raggiunto 1963 commenti.
L’intensità dei commenti è inevitabilmente calata ma non lo è l’attenzione mia personale, di Mariangela Bastico, dei gruppi parlamentari democratici e del Partito Democratico per raggiungere l’obiettivo che già ci prefiggemmo a gennaio: fare rispettare la specificità della scuola anche in ambito previdenziale all’interno della riforma Fornero, perché l’organizzazione della scuola non è scandita dall’anno solare. Nella vita della scuola la data più significativa non è il 31 dicembre, ma il 1 settembre, giorno in cui prende avvio l’anno scolastico. Come ha scritto giustamente Marcella, “l’anno scolastico è indivisibile”, mentre la riforma previdenziale ha spezzato in due tronconi l’anno scolastico in corso, facendo così parti disuguali tra uguali, attribuendo più diritti ad alcuni e meno ad altri.
Quanto è stato scritto nei commenti a quei post rappresenta per me una delle esperienze più appaganti del mandato parlamentare. Confrontarmi con voi, giorno dopo giorno, è stata una palestra politica e di vita.
Ammetto che non è sempre stato facile accogliere le critiche, a volte anche dure, che non avete lesinato alla scelta del Partito Democratico di approvare la rigidissima manovra Salva Italia, assunta per senso di responsabilità nei confronti del Paese: eppure, oltre ad avermi permesso di argomentare quella scelta, mi avete concesso anche quel bagno di umiltà che troppo spesso la politica si dimentica di fare.
Vedete, Mariangela ed io veniamo da quella scuola di pensiero politico che ci ha abituate al rapporto costante e diretto con il territorio e con i suoi cittadini, siano o meno nostri elettori, nonostante la pessima legge elettorale: eppure, quelle migliaia di commenti sono stati qualcosa di diverso dai molti incontri che facciamo nei circoli del Pd in giro per l’Italia e dalle molte risposte alle mail che riceviamo dai nostri interlocutori.
Quei commenti sono stati un prezioso momento di partecipazione politica – che ha dato risultati importanti come dimostra anche il successo di questa manifestazione – per dialogare non solo nel merito delle pensioni, ma per confrontarci sulla difficoltà del Paese e per ragionare sulle responsabilità di chi ha creato le condizioni drammatiche in cui ci troviamo; per discutere dell’equità, il cui tratto è certamente troppo debole nella manovra Monti; per mettere a nudo la durezza della riforma previdenziale che ha calpestato, non lo abbiamo mai taciuto, i diritti acquisiti di migliaia di lavoratori; per confrontarci su cosa bisogna fare per salvare l’Italia e la sua democrazia, a partire dalla riforma dei partiti e del Parlamento.
Sono consapevole che le mie risposte non sono state accolte con la stessa disponibilità da ciascuno di voi, così come io non sempre ho condiviso quanto emergeva dal blog. Ma questo è il sale della democrazia.
Eppure sono convinta che tra di noi sia stata l’onestà intellettuale a prevalere, grazie anche al fatto che nessuno si è mai sottratto al confronto, mettendoci la propria faccia e le proprie idee.
Quello che abbiamo fatto insieme è a mio avviso la migliore risposta alla cosiddetta antipolitica: confrontarsi, discutere, mettersi a servizio degli altri e del bene comune, rivendicare i propri diritti nelle forme democratiche.
Ed è anche una lezione per tutti.
Per noi politici: per quelli che sono con voi oggi e hanno dichiarato la propria solidarietà e soprattutto per chi ancora indugia a riconoscere la specificità della scuola.
Ma mi permetto di dire che si tratta di una lezione anche per voi, per i lavoratori del comparto scuola.
Il nostro Giuseppe Grasso, all’indomani della nascita del Comitato scriveva: “Migliaia di lavoratori della conoscenza – auspice la blindatissima riforma delle pensioni targata Fornero – si sono trovati di nuovo uniti, in questi ultimi mesi, e hanno riscoperto la passione di impegnarsi oltre alla volontà di passare alla controffensiva.”
Ecco: è la “riscoperta” di cui parla Giuseppe che voglio sottolineare brevemente per invocare anch’io la necessità di un impegno personale di ciascuno di NOI per rivendicare i propri diritti ma soprattutto per “difendere” la scuola pubblica e i suoi lavoratori.
Lo dico dopo avere contrastato per tre interminabili anni il progetto di destrutturazione messo in piedi dal ministro Gelmini e non aver potuto constatare tra i lavoratori del comparto, soprattutto tra quello di ruolo, la consapevolezza che quel piano, anche passando attraverso il discredito di insegnanti e ATA (attuato con il taglio agli organici, il blocco degli stipendi e della progressione di carriera), avrebbe minato la struttura che più di ogni altra garantisce la democrazia nel nostro Paese e traduce materialmente il dettato dell’articolo 3 della Costituzione: la scuola.
Ora che avete compiuto questa riscoperta, vi prego di non abbandonare l’impegno ritrovato perché non siano calpestati i vostri diritti e quelli dei vostri ragazzi.
Venite davanti a Montecitorio, incalzate la politica, organizzate presidi davanti alle scuole, scrivete articoli: noi saremo con voi in ogni azione per non abbassate la guardia!
E’ un’esortazione a mantenere vivo l’impegno e l’entusiasmo di oggi, soprattutto se la soluzione della vicenda richiederà tempo.
Probabilmente un aiuto arriverà per via giudiziaria, ce lo auguriamo tutti, ma il PD continuerà a lavorare per una soluzione di carattere politico.
Insisto su questo punto, a scanso di equivoci: è la politica, se vuole assolvere alla sua missione e tornare ad essere capace di rispondere alle istanze dei cittadini, che deve ristabilire equità e diritto.
L’ho scritto più volte e voglio ribadirlo in questa piazza: così come è stato per il Milleproroghe, nel primo provvedimento utile attinente alla materia previdenziale ripresenteremo l’emendamento già bocciato al Senato per disporre la possibilità per il personale della scuola di andare in pensione con il previgente regime maturando i requisiti entro il 31 agosto 2012.
Ecco perché è importante che il Governo accolga la richiesta di riaprire la vicenda degli esodati e dei mobilitati: perché sarà la prima occasione in cui il Parlamento ridiscuterà la materia previdenziale dopo la finestra aperta dal decreto Milleproroghe e in quella sede potremo presentare un emendamento sul comparto scuola.
È del tutto evidente che la vostra situazione è bene diversa da quella degli esodati; ma dobbiamo cogliere l’occasione che potrebbe derivare da un eventuale decreto per gli esodati.
Come ho avuto modo di dire al viceministro Martone, l’odg del PD accolto dal Governo in gennaio vincola l’Esecutivo ad un impegno ben preciso, quello di dare attuazione al contenuto del nostro emendamento e non abbiamo alcuna intenzione di farci mettere i piedi in testa! Gli impegni assunti vanno onorati, soprattutto se si è Tecnici alla guida del Paese.
Eravamo convinti della bontà e dell’equità del nostro emendamento quando lo presentammo la prima volta e lo siamo ancor più oggi, a fronte di due elementi emersi più recentemente.
Il primo è che, in modo abbastanza schizofrenico, la circolare applicativa della riforma Fornero al comparto scuola da una parte impedisce di andare in pensione a chi, come voi, avrebbe maturato i requisiti (come è sempre stato) entro l’anno scolastico in corso e, dall’altra, si affretta a mandare in quiescenza coloro i quali invece vorrebbero restare ancora qualche anno ma hanno raggiunto i limiti d’età e di monte contributivo.
Il secondo elemento, ed è di questi giorni, sta nel fatto che al ministero sono state inoltrate 27.700 domande, circa 5 mila in meno rispetto a quelle che il MIUR attendeva. Si tratta di un evidente risparmio per lo Stato e allora perché non concedere il pensionamento a chi, come voi, avrebbe maturato i requisiti entro il 31 agosto 2012 e che somma ad un contingente di circa 4000 persone? In questo modo, peraltro, si lascerebbero disponibili posti in organico per il personale più giovane, mosso da una forte motivazione e da una carica innovativa nei confronti della propria professione.
Ecco perché non dobbiamo abbandonare la nostra iniziativa: perché è una iniziativa giusta (e, meglio tardi che mai, più forze politiche se ne sono rese conto) e perché non stiamo rivendicando un privilegio ma un diritto!»

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