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Disoccupati record “In Italia sopra il 10%”, di Roberto Giovannini

Sempre meno offerte Con gli imprenditori in crisi, in Italia diminuiscono le offerte dei posti di lavoro in quasi tutti i settori. Dati preoccupanti per un Primo Maggio in cui il lavoro per molti è un miraggio. Confermando sostanzialmente i recenti dati dell’Istat, ieri l’Ilo (l’Organizzazione internazionale del Lavoro, l’agenzia Onu che si occupa appunto del lavoro) ha diffuso il suo report. La scheda che illustra la situazione italiana evidenzia così un crollo del mercato del lavoro nel quarto trimestre del 2011.

Con un tasso di disoccupazione «ufficiale» che raggiunge quota 9,7% (pari a 2,1 milioni di persone che cercano e non trovano un impiego). Ma che considerando i 250mila lavoratori in cassa integrazione potrebbe anche superare la soglia del 10%. Scende anche il tasso di occupazione nella fascia 15-64 anni, al 56,9%.

In più, dice sempre il report Ilo, bisogna fare i conti con l’«allarmante» situazione dei cosiddetti Neet, ovvero le persone Not in Education, Employment or Training, cioè che non studiano, non lavorano e non sono neanche in formazione. Si tratta di quasi 1,5 milioni di italiani. Per quanto riguarda i giovani, la disoccupazione risulta pari al 32,6%, più che raddoppiata dall’inizio del 2008.

I lavoratori che non cercano più lavoro perché «scoraggiati» hanno raggiunto il 5% del totale della forza lavoro, mentre i disoccupati di lunga durata rappresentano il 51,1% dei disoccupati totali. «Seri problemi» esistono anche riguardo alla qualità dei posti di lavoro creati. Dall’inizio della crisi, la proporzione dell’occupazione a tempo determinato e a tempo parziale è aumentata fino a raggiungere rispettivamente il 13,4% e il 15,2% dell’occupazione totale.

Inoltre, il 50% del lavoro a tempo parziale e il 68% del lavoro a tempo determinato non è frutto della libera scelta dei lavoratori, ma è una condizione imposta dall’impossibilità di trovare un impiego migliore e più stabile. Nel suo rapporto generale l’Ilo non manca di sottolineare come le recenti misure di austerità rischino «di alimentare ulteriormente il ciclo di recessione e di rinviare ancora l’inizio della ripresa economica e il risanamento fiscale».

Infatti, la ripresa viene frenata dalla contrazione del consumo privato; e «tale contrazione è aggravata dal fatto che gli stipendi crescono meno velocemente rispetto all’inflazione». La priorità secondo l’agenzia Onu è quella di «trovare un equilibrio sostenibile tra risanamento fiscale e ripresa dell’occupazione. Secondo l’Organizzazione internazionale del lavoro, infine, nel 2012 la disoccupazione nel mondo colpirà 202 milioni di individui proprio a causa dei contraccolpi delle misure di austerità messe in atto in diversi paesi. Nel 2013 il tasso mondiale sarà del 6,3%.

Numeri allarmanti in un Primo Maggio pesantemente segnato da una crisi, iniziata nel 2008 e di cui, dopo più di quattro anni, non si vede la conclusione. «Sarà il primo maggio – dice il leader della Cgil Susanna Camusso – di un Paese in cui le persone sono sempre più preoccupate della disoccupazione, della difficoltà di reggere con il reddito a disposizione. Ma non c’è un declino ineluttabile, non ci rassegniamo».

Il segretario della Cisl Raffaele Bonanni esprime preoccupazione per la «miscela esplosiva» che si sta creando. «La gente – spiega è stanca di fare sacrifici, senza un segnale altrettanto chiaro da parte delle istituzioni e della politica. Vogliamo un patto per la crescita in cui tutti facciano la propria parte per favorire il rilancio degli investimenti». «Il principale messaggio – conclude Luigi Angeletti, leader della Uil – è che bisogna ridurre le tasse sulle buste paga, lo strumento più importante per evitare l’acuirsi della recessione e quindi della perdita dei posti di lavoro».

La Stampa 01.05.12