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"In vacanza al campo lavoro il boom dei ragazzi volontari", di Vera Schiavazzi

C’È chi prenota una spiaggia dove far da guardiano insieme agli amici, chi parte per la prima volta con qualche timore: “Ce la farò? E come si mangia?”, le domande più frequenti degli under 18. C’È chi fa il giro del mondo spostandosi da una fattoria all’altra sul lato opposto del pianeta. L’estate del 2012 si annuncia come quella del boom dei campi-lavoro. Vacanze a basso costo, certo, ma soprattutto un modo di impegnarsi in favore della propria causa preferita, che siano le tartarughe da salvare o la lotta alla mafia, le cime alpine da ripulire o i villaggi africani dove aiutare a scavare un pozzo. Libera, la più grande rete italiana (1700 associazioni) che condivide come obiettivo la lotta contro le mafie e per la legalità, aspetta quest’anno 5.000 giovani: «Nel 2011 – spiega il responsabile dei campi, Roberto De Benedittis – sono arrivati in 4.500. Tra loro, 700 si erano iscritti individualmente, gli altri viaggiavano insieme alle parrocchie, agli scout, alla loro associazione locale o scolastica. Nella maggior parte dei casi si tratta di ragazzi, ma abbiamo anche dei sessantenni che scelgono di “rimettersi in gioco”. E il loro lavoro è prezioso, ogni anno ci aiuta a recuperare centinaia di ettari di terreni e a produrre i cibi che poi rivendiamo per sostenere Libera». I ragazzi dei campi non sono troppo diversi da quelli raccontati nel film “La meglio gioventù”, che nel 1966 aiutarono, con la pala in mano, a liberare Firenze dalla morsa del fango.

O dagli adolescenti che negli stessi anni partivano per raccogliere i pompelmi nei kibbutz israeliani, un modello di egualitarismo e di libertà, per molti un ricordo indimenticabile. Il Wwf propone nelle sue oasie nei parchi naturali di tutta Italia campi a tema rivolti all’ambiente: la parola d’ordine è quella di una presenza responsabile, che innanzi tutto non danneggi i luoghi visitati. Poi, in alcuni casi, si può aiutare direttamente: «È un’opportunità di crescita personale – dice Adriano Paolella, direttore generale per l’Italia – che consente di conoscere la natura, imparare a proteggerla, ma anche di incontrare gli usi e i costumi locali». Un esempio? Il Campo tartarughe, in luglio e agosto sulle coste di Palizzi (Reggio Calabria): chi partecipa collabora al monitoraggio degli animali che sbarcano a costruire il proprio nido, protegge le madri e le uova fino al momento della schiusa – di notte e di giorno – ma collabora anche a sensibilizzare turisti e pescatori affinché rispettino questi animali. Legambiente, invece, quest’anno punta sulle piccole isole e sulle coste. Chi vuole può prenotare un campo intero – tra le 6 e le 15 persone – e collaborare alla protezione di un tratto di costa.

Per chi sta per finire il liceo e vuole prendersi qualche mese (ma anche un anno) di libertà senza gravare troppo sul bilancio di famiglia, invece, ci sono le proposte di Wep, una delle associazioni più sperimentate nel campo degli scambi con l’estero: se si accettano la vita comunitaria e le condizioni spartane, non è difficile spostarsi da una provincia australiana all’altra, per esempio, raccogliendo frutta e alloggiando nelle fattorie.I costi sono minimi, la fatica, le amicizie e la pratica dell’inglese sono compresi nel prezzo.

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L’intervista Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, visiterà tutti i luoghi dove 5000 giovani lavoreranno: “Quest’estate si sporcheranno le mani e cresceranno”

«LA parola vacanza ha la stessa radice di “vacuum”, vuoto. Ma l’estate delle migliaia di ragazzi che quest’anno verranno ai campi di Libera sarà tutt’altro che vuota».

Don Luigi Ciotti, fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera, la rete di associazioni contro le mafie, si prepara a visitare le decine e decine di campi dove cinquemila giovani lavoreranno per coltivare e far rinascere beni e terreni confiscati alla criminalità. Qual è il valore di un campo lavoro? «Si tratta di un’esperienza non necessariamente “comoda”, né tanto meno scontata. I ragazzi che vengono da noi scelgono di riempire quelle giornate con la responsabilità e l’impegno, in qualche modo scelgono di non prendersi una vacanza dal proprio ruolo di cittadini.

Il che, in un momento come questo, ha un grande valore di educazione e di crescita».

Che cosa si fa nei vostri campi? «Si lavora, perlopiù insieme a giovani del posto per i quali i campi significano anche avvicinarsi alla legalità.

Si sta insieme, si fanno amicizie, si condividono i pasti e i prodotti della terra».

C’è il tempo anche per divertirsi? «Certo. Non sarà solo la fatica a scandire le giornate dei volontari. Accanto al lavoro, a quello “sporcarsi” le mani che è segno di limpidezza interiore, non mancheranno la musica, il cinema e l’arte, che sa nutrire le mentie toccare le coscienze. In ognuno dei campi sono previste questo tipo di occasioni».

Tutti possono partecipare a questo tipo di vacanze? «Certamente, non servono abilità né esperienze passate speciali, basta la voglia di fare qualcosa per gli altri. E alla fine ci si ritrova più forti, meno pigri, meno indifferenti».

La Repubblica 01.05.12