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"Emergenza lavoro:è disoccupato il 36% dei giovani", di Massimo Franchi

Ogni mese un record. Negativo. Il tasso di disoccupazione in Italia continua ad aumentare. A marzo per la prima volta dal 1999 i disoccupati sono tornati a superare quota 2,5 milioni, raggiungendo il 9,8 % (più 0,2% rispetto a febbraio, più 1,7% nell’ultimo anno). Peggio di tutti stanno i giovani. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni è pari al 35,9%, in aumento di 2punti percentuali rispetto a febbraio. Come sottolinea l’Istat però, non è corretto sostenere che più di un giovane su tre è disoccupato. In realtà si tratta dei giovani attivi e cioè di coloro che cercano un lavoro, esclusi, ad esempio, tutti gli studenti: i disoccupati di età compresa tra i 15 e i 24 anni sono invece circa 600mila, il 10,3% della popolazione complessiva della stessa età. Il dramma comunque rimane tutto. Perché quella dei giovani attivi senza lavoro (la fascia d’età 18-24 anni) è quella che in un mese peggiora la propria situazione di ben due punti percentuali. Un dato dovuto certamente dal colpire incessante della crisi che ha portato nelle ultime settimane molti giovani che prima non cercavano lavoro (in gran parte proprio perché studiavano o facevano corsi di formazione) a buttarsi a capofitto nelle ricerca di un’occupazione. Qualunque sia. Accanto a loro, denuncia l’Istat, ci sono casalinghe, mamme che erano rimaste a casa dopo la gravidanza e che non riescono più a far fronte alle spese con un solo stipendio, ma anche maschi adulti e anziani. E così di fianco agli 88 mila posti di lavoro persi a marzo 2012 rispetto ad un anno prima, ci sono circa500mila persone che hanno iniziato solo quest’anno a cercare lavoro. E si tratta soprattutto di donne. Se in Italia le cose vanno malissimo, in Grecia e Spagna siamo al vero allarme sociale. Se nell’Eurozona la disoccupazione è al 10,9% con quasi 25milioni di senza-lavoro, registra Eurostat, in Spagna siamo al 24,1% e in Grecia al 21,7%. Tra gli under 25 in Spagna siamo oltre la metà (51,1%), quasi raggiunta la Grecia (51,2%, dato però di gennaio) mentre il Portogallo (36,1%) è poco sopra l’Italia. Intanto segnali preoccupanti arrivano dal ministero del Welfare che nel primo trimestre di quest’anno ha scovato 31.866 lavoratori irregolari di cui 10.527, ossia il 33%,totalmente in nero. In totale, sono state ispezionate 33.297 aziende e una su due è stata trovata in una situazione di irregolarità. Per 2.163 imprese è scattata la sospensione per l’utilizzo di personale in nero. I SINDACATI: È EMERGENZA Le reazioni dei sindacati sono allarmate. «È un dato drammatico, è per questo che non ci si può limitare a guardare questi dati e dire “era previsto”, come ho visto qualche ministro fare», attacca da Marghera il segretario generale Cgil Susanna Camusso. Per la Cgil poi «il dato reale della disoccupazione è ben più alto di quello formale e anche solo considerando una parte degli scoraggiati sale attorno al 13%, cioè ben più della media europea. Il raffronto con l’Europa è impietoso: l’aumento del25%dei disoccupati nell’ultimo anno è causato dai dati italiani». I giovani della Cgil denunciano «una intera generazione è stata tagliata fuori dal lavoro e si troverà a pagare il conto di una crisi sempre più dura. Serve subito un piano di investimenti». Temi che saranno al centro della giornata di mobilitazione del 10 maggio, dal titolo “Precarietà: l’unico taglio giusto”. Per il leader della Cisl Raffaele Bonanni «si sta creando una miscela esplosiva nel paese, tra aumento della disoccupazione, aumento delle tasse, blocco degli investimenti pubblici e privati». Per Guglielmo Loy, segretario confederale Uil, «l’aumento del tasso di disoccupazione, soprattutto dei giovani, conferma l’idea che per creare posti di lavoro è necessaria una ripresa economica». I dati «dovrebbero spingere il governo a rivedere la nuova formulazione dell’articolo 18 e l’entrata in vigore del nuovo sistema di ammortizzatori», sottolinea Giovanni Centrella (Ugl).

l’Unità 03.05.12

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“Disoccupati al 9,8% È l’ennesimo record”, di Sandra Riccio

Ancora record per il tasso di disoccupazione: a marzo l’indice italiano dei senza lavoro ha raggiunto il 9,8%, quota che l’Istat non aveva mai registrato da quando l’istituto di statistica ha iniziato a mettere in fila le serie storiche mensili, ovvero dal gennaio 2004. Volendo andare più indietro bisogna passare all’epoca delle rilevazioni trimestrali per scoprire che quello ufficializzato ieri è il dato più alto da dodici anni. Ancora una volta, in testa ci sono i giovani: tra gli under 25 la disoccupazione sfiora il 36%. Si tratta di un massimo assoluto, il tasso maggiore almeno dal 1992, scopre chi va a rovistare nell’archivio dei dati Istat. Per uscire dalle percentuali e passare ai valori assoluti, il numero degli italiani che risultano in cerca di un posto a marzo è schizzato a due milioni e mezzo: sono 66 mila più di quelli registrati a febbraio e 476 mila più di un anno fa (+23,4%).

Numeri che Giorgio Napolitano ha tenuto in primo piano nel discorso per il primo maggio: ha invitato le forze politiche a «cooperare» per chiudere la riforma del lavoro ricordando «il presente duro» che l’Italia del lavoro sta vivendo e le «drammatiche difficoltà di troppe famiglie ed imprese» stanno vivendo. Bisogna quindi trovare soluzioni, ricordando che «la realtà non è più quella di un decennio fa e non può essere affrontata arroccandosi sulle conquiste del passato». Bisogna muoversi, insomma.

Le cifre dell’Istat, d’altra parte, fotografano anche una forte accelerazione della disoccupazione: l’escalation iniziata dopo l’estate non accenna a fermarsi, e i balzi in avanti (dal 9,6% di febbraio al 9,8% si marzo) toccano soprattutto le fasce più giovani (passati, invece, dal 33,9% al 35,9%). Il numero di 15-24enni interessati è di 600 mila unità, si tratta quindi quasi di un disoccupato su quattro. La spinta alla disoccupazione non arriva tanto dal calo degli occupati, che resta contenuto grazie alla permanenza sul lavoro dei più anziani obbligati ad aspettare ancora per la pensione, quanto dalla riduzione degli inattivi (-427 mila in un anno), costretti dalla crisi a cercare un impiego. Cercano lavoro perché le loro famiglie non riescono più a far quadrare il bilancio di casa.

Bisogna poi tenere presente che accanto al mercato del lavoro ufficiale c’è quello del sommerso, che rappresenta una vasta area ancora nascosta. Nei primi tre mesi del 2012 gli ispettori del ministero del Lavoro hanno ispezionato 33.297 aziende riscontrando irregolarità in 16.665, ossia nella metà e arrivando a scovare 31.866 lavoratori irregolari, un terzo dei quali totalmente in nero. E anche a voler allargare l’orizzonte per includere l’intera Europa la musica non cambia: a marzo nella zona euro il tasso ha ragginto il 10,9%, mentre nell’intera Ue si è stabilizzato al 10,2%, anche in questo caso il livello più alto da marzo 2001. In tutta l’Ue a 27 si contano così 24,8 milioni di senza lavoro, 5,5 milioni dei quali hanno meno di 25 anni. Ieri s’è fatto sentire il portavoce del commissario Ue all’Occupazione, Lazslo Andor: «I nuovi dati sulla disoccupazione sottolineano ancora una volta la portata estremamente seria del problema». Preoccupa anche l’inaspettato rialzo registrato in Germania ad aprile.

Preoccupati i sindacati: secondo il leader della Cisl Raffaele Bonanni «si sta creando una miscela esplosiva»; per la Cgil «il dato reale è ben più alto di quello formale» (la segretaria Susanna Camusso con riferimento ai giovani parla di «dramma»). Sulla stessa linea anche la Uil.

La Stampa 03.05.12