lavoro, politica italiana

«Esodati, idea decreto. Altolà dei sindacati», di Virginia Piccolillo

No a un decreto sugli «esodati» prima del confronto già fissato per mercoledì prossimo: sarebbe «grave», «lo stesso errore fatto con le pensioni». I sindacati respingono l’intenzione del governo di varare martedì prossimo un decreto per sanare la posizione di quelli che il ministro Fornero chiama «salvaguardati». Ovvero quanti hanno lasciato il lavoro, sulla base di accordi fatti con le aziende entro dicembre 2011, e avrebbero dovuto percepire la pensione immediatamente o entro due anni, ma a causa dell’allungamento dell’età pensionabile del salva Italia, sono rimasti di colpo senza ratei, senza stipendio e senza nemmeno gli ammortizzatori sociali su cui può contare l’altra parte degli esodati (inclusi i cassintegrati di Termini Imerese).
I primi sono solo 65 mila, secondo il governo: l’emergenza più acuta del problema che era all’ordine del giorno dell’incontro di mercoledì. Ma, a sorpresa, alla vigilia, per loro potrebbe arrivare il decreto. Per sanare, fa sapere il governo, questa situazione più urgente. Senza nulla togliere però alla trattativa sul resto della questione, che da mercoledì verterà attorno ad una via d’uscita possibile per gli altri: una soluzione «ponte» che prolunghi la mobilità, estenda agli esodati l’Aspi (Assicurazione sociale per l’impiego) o li riporti al lavoro.
Ma il sindacato non ci sta allo «spacchettamento». Teme che sia un modo per tacitare la protesta sul problema senza risolverlo. Susanna Camusso, leader Cgil, lancia un’altolà: «C’è una convocazione la prossima settimana, fare un decreto il giorno prima vuol dire che non c’è volontà di relazione con le forze sociali. La considereremo una scelta che dice: non c’è volontà di confronto, nè una ricerca concreta di soluzioni con le parti sociali». Camusso ci vede un bis dell’errore fatto sulle pensioni: «Cancellare la rappresentanza». Il segretario Cisl, con delega alla Previdenza, Maurizio Petriccioli, concorda: «È necessario che il confronto avvenga prima di mettere mano ad una normativa che deve trattare tutte le casistiche». «Il governo disconosce il ruolo dei sindacati», protesta il segretario Ugl, Giovanni Centrella.
Non sarà rottura: «Noi andiamo sempre ai tavoli a discutere», specifica Camusso, che è preoccupata anche per un altro problema. Il governo ha dato mandato a Giuliano Amato di tagliare il finanziamento pubblico oltre ai partiti anche ai sindacati. «Una delega — rimarca la Camusso — che non ha natura perché non esiste un finanziamento pubblico ai sindacati. Salvo che qualcuno non pensi che lo siano i permessi sindacali. Allora saremmo di fronte a un pericolo democratico», avverte la leader Cgil.
Tornando al problema degli esodati, la soluzione in due tempi ha contorni incerti. A partire dal numero reale dei lavoratori coinvolti: 300 mila da qui ai prossimi 4 anni, per i sindacati, 130 mila secondo l’Inps. E 300 mila, si fa notare, è il numero complessivo delle nuove pensioni del settore privato che vengono erogate in un anno (nel 2011 sono state 235 mila con un calo di quasi 90 mila unità).
«Il ministro Fornero ha a cuore la questione e la segue personalmente» assicura a SkyTg24-L’intervista il viceministro, Michel Martone.
«Il governo, per una volta, dimostri di non prendere in giro il Paese e ascolti l’appello della Cgil» raccomanda però il capogruppo idv al Senato Felice Belisario. E il pd Achille Passoni sottolinea: «Sulla questione esodati sono stati fatti già troppi pasticci: il governo ne eviti altri».
Intanto crescono le polemiche sulla possibilità di armonizzare il trattamento pensionistico del comparto sicurezza-difesa in base al salva Italia. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori pdl, è duro: «Vedo che il governo tiene riunioni con il presidente Monti e i ministri interessati per i problemi della previdenza relativi a questo comparto: che ci siano adeguamenti è logico, ci sono però aspetti da salvaguardare e che sono relativi alla specificità del comparto, che non può essere trattato senza tener conto delle particolari forme di impiego delle forze armate e delle forze dell’ordine». E annunciando una mozione, Gasparri invita il governo ad attendere la discussione a Palazzo Madama a metà maggio: «Apprezziamo talune aperture del ministro Fornero sul lavoro, ma la invitiamo a non tentare sortite dalle quali uscirebbe pesantemente sconfitta in sede parlamentare. Governo avvisato, mezzo salvato». Anche il deputato pd Emanuele Fiano annuncia una mozione e chiede al ministro Fornero di ricordare che «forse, nessun altro comparto dello Stato ha, in questi anni, pagato il proprio contributo di sacrificio alla riduzione della spesa pubblica come questo».

da Il Corriere della Sera

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«Per gli esodati non basterà il decreto», di Giuseppe Vespo
LE FORZE POLITICHE concordano: ci vuole un provvedimento che «sani» tutti coloro che hanno lasciato il lavoro entro il dicembre del 2011. DAMIANO, PD: «Si trovino le risorse»

Il decreto non salverà gli esodati», le vittime della riforma pensionistica rimaste senza stipendio né pensione. Sindacati e opposizione avvertono la ministra Fornero, tentata nei giorni scorsi dall’idea di chiudere prima del tavolo di mercoledì con le parti sociali la partita dei 65mila «esodati-salvaguardati»: quelli che in due anni matureranno i requisiti per la pensione previsti dalla vecchia normativa. Per loro c’è la copertura finanziaria del milleproroghe e la ministra vorrebbe definire tutto con un decreto. Per tutti gli altri non c’è nulla.
Ecco il primo scoglio della trattativa: dividere i lavoratori e allontanare i problemi, non piace a Cgil, Cisl e Uil, e non piace ai partiti. Per i primi il nodo esodati va sciolto tutto insieme; i secondi non vogliono trovarsi magari al governo con una bomba ad orologeria sul tavolo. Del resto, fa notare il segretario Cisl Giorgio Santini, «i risparmi ottenuti con la riforma delle pensioni sono già a bilancio e non possono essere utilizzati per gli esodati senza copertura».
Piuttosto è meglio trovare una soluzione «strutturale», che metta delle pezze là dove la riforma Fornero ha creato le falle. In questo senso il PD ha presentato una proposta che allarga la platea dei tutelati.
La riforma stabilisce che i lavoratori che hanno lasciato l’azienda con un accordo e sono entrati in mobilità prima del 4 dicembre vadano in pensione con le vecchie regole. il PD vuole dare questa possibilità a tutti quelli che sono entrati in mobilità nel 2011. un’idea che sembra non dispiacere né al PDL né all’UdC. Mentre di fronte all’eventualità di un decreto che risolva solo la questione dei 65mila «salvaguardati», l’ex ministro Cesare Damiano, avverte: «non dovremmo limitarci ai casi per i quali è già prevista una copertura finanziaria. si dovrebbero prevedere clausole di adeguamento delle risorse economiche per coprire le necessità di tutti i lavoratori rimasti in questo limbo». Anche per Maurizio Filipponi, responsabile welfare IdV, il decreto «deve riconoscere l’aggancio alla pensione a tutti i lavoratori che prima del dicembre 2011 hanno firmato un accordo» per l’uscita dal lavoro. su un altro punto tutti concordano: la ministra non decida prima di incontrare i sindacati. «Vorrebbe dire che non fa tesoro dell’esperienza. Gli esodati li ha creati lei con la riforma delle pensioni», dice Carla Cantone segretaria Spi-Cgil. Una riforma lampo, senza confronti.

da L’Unità

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«Esodati, altolà della Cgil alla Fornero. “Nessun decreto prima di averci incontrato”. Il ministero: “Create confusione”», di Roberto Mania
I sindacati temono il varo senza confronto così come è stato per le pensioni

ROMA – Di nuovo tensione sulla vicenda dei cosiddetti lavoratori “esodati”, i quali, per effetto dall´ultima riforma previdenziale che ha innalzato l´età di quiescenza, potrebbero trovarsi senza stipendio e anche senza pensione. Ieri sono andati all´attacco i sindacati: il ministro Fornero non vari il decreto applicativo per tutelare i primi 65 mila esodati individuati dal “Salva Italia” e dal “Milleproroghe” prima dell´appuntamento già fissato con Cgil, Cisl, Uil e Ugl per mercoledì prossimo, 9 maggio. Replica informale del ministero: si tratta di due questioni tra loro distinte e comunque il ministro ha tempo fino al 30 giugno per firmare il decreto. «Così – è la tesi del Lavoro – si continua ad alimentare solo confusione».
Ad annunciare il provvedimento in tempi rapidi era stata la stessa Fornero, senza tuttavia indicare una data. Che, stando ad alcune indiscrezioni, potrebbe essere quella dell´8 maggio, vigilia dell´appuntamento con i sindacati. Nessuna conferma è arrivata ieri dal ministero. Anzi è molto probabile che il decreto (comunque già pronto) sia firmato dopo l´incontro con i sindacati.
La partita è più complessa, dunque, e riguarda il ruolo stesso che Cgil, Cisl e Uil rivendicano sul tema della previdenza. «Annunciare un decreto sugli esodati il giorno prima dell´incontro – ha dichiarato il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – è la dimostrazione che non c´è nessuna volontà di relazione con le forze sociali». Insomma, la Camusso, come gli altri sindacalisti, teme un replay della riforma delle pensioni, approvata a tempi di record senza alcun confronto con le organizzazioni dei lavoratori. Caso praticamente inedito addirittura dal 1969. E attraverso il confronto con il governo, Camusso, Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil) puntano a correggere alcune parti della riforma Fornero. «Con le cose che si sono lette – ha aggiunto la Camusso – non siamo di fronte alla soluzione del problema esodati, mentre di vorrebbe considerare chiusa la vicenda con il decreto Milleproroghe che invece ha affrontato solo una piccola parte dei problemi. Il governo rischia di commettere lo stesso errore della riforma: cancellare la rappresentanza». E sullo stesso fronte si è schierato il Pd con il senatore Achille Passoni: «Sulla questione degli esodati sono stati fatti già troppi pasticci, il governo ne eviti altri e proceda solo dopo il confronto coi sindacati».
Ma la strategia del ministro divergenze da quella che prospettano i sindacati. La Fornero indica una soluzione in più tappe: prima i 65 mila (che ha definito i «salvaguardati» e che entro i prossimi due anni matureranno i requisiti fissati dalla vecchia normativa per andare in pensione) per i quali sono già previste tutte le tutele, poi via via la soluzione per gli altri che rischiano di trovarsi senza reddito. Cgil, Cisl e Uil vorrebbero chiudere l´intera vicenda con una soluzione unica. Mercoledì ci sarà un primo incontro, ma non sarà nulla di più che l´avvio del dialogo. La stessa platea degli, a questo punto, “esodanti” è incerta: saranno 130 mila secondo l´Inps coloro che nei prossimi quattro anni potrebbero trovarsi senza reddito, oltre 300 mila, invece, secondo le stime dei sindacati.

da La Repubblica