politica italiana

«Nelle città l’affluenza cala del 6%», di Natalia Lombardo

La percentuale di votanti alle ore 22 di ieri è stata del 49,6% contro il 55,8 del 2007. A Genova, Palermo, Verona e Parma le sfide principali. Un test nazionale per le future alleanze

È di ben sei punti il calo di affuenza alle urne registrato alle 22 di ieri per le elezioni amministrative: ha votato il 49,6 per cento degli aventi diritto, rispetto al 55,86% delle precedenti consultazioni del 2007.
Un calo molto forte, il 6,2% anche se alle 19 l’affluenza era sotto di un punto e quattro: 37,72% contro il 39,11 e alle 12 di due punti: 13,06 %, rispetto alla media del 15,48 del 2007. Sono le prime elezioni amministrative al tempo del governo tecnico, che comunque riguardano 9 milioni e 231mila elettori. Le sfide più significative sono a Genova, Palermo, Verona, Parma, Verona e Monza; si presentano più che mai come un test sul quadro politico in movimento, dal quale dipenderanno anche le future alleanze, tanto più a seconda di quanto si sposterà l’asse politico: attualmente infatti 18 Comuni capoluogo sono governati dal centrodestra (con la Lega) e 8 dal centrosinistra.
I Comuni al voto sono 768, in totale 942, compresi quelli delle regioni a statuto speciale, la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia; 26 sono i capoluoghi di provincia. I seggi saranno aperti anche oggi dalle 7 alle 15, gli eventuali ballottaggi si svolgeranno tra due settimane, il 20 e il 21 maggio. Tra le città con più abitanti dove si vota ci sono Piacenza, Catanzaro, Taranto, Rieti, Frosinone.
ARIA DI CAMBIAMENTO
Consapevole della situazione non facile, ma comunque piuttosto ottimista, Pier Luigi Bersani, che, nella «sua» Piacenza, prima di recarsi al seggio nella scuola Pezzani con la moglie Daniela e la figlia Margherita, ha osservato come ci sia «rabbia in giro, la si può capire,
c’è disagio. E questo lascerà un segno su questo appuntamento elettorale», ma proprio il voto sul territorio può portare «acqua fresca e pulita alla politica», quindi, ha proseguito il segretario del Pd, «mi aspetto che su queste elezioni ci sia un segno di disagio, ma insieme un segno molto forte di cambiamento e di fiducia». Fiducia che lui stesso ha sentito durante la campagna elettorale, «ho registrato anche una volontà positiva. C’è voglia di tornare ai fondamentali: il lavoro, l’onestà, la correttezza e una buona politica».
A Parma, il cui Comune è commissariato dopo che le proteste dei cittadini con le pentole avevano costretto l’ex sindaco del Pdl, Vignali, alle dimissioni per le vicende giudiziarie e gli scandali: qui l’affluenza alle urne alle 12 ha avuto un calo clamoroso del 4% con il 14,92% rispetto al 19,2 del 2007 (sempre comunque di due punti superiore al dato nazionale), ma ha recuperato nel rilievo delle ore 19: 40,25% contro il 42,25%. Il centrosinistra punta alla ripresa della città emiliana, con il candidato Vincenzo Bernazzoli, che corre contro Elvio Ubaldi (lista civica ed ex sindaco di Parma), mentre il Pdl va da solo con il ciellino Paolo Buzzi e la Lega con Andrea Zorandi.
In queste amministrative il Pdl e la Lega si presentano con liste separate alle urne e quest’ultima, in solitaria, è lacerata al suo interno dopo gli scandali. Il massimo del conflitto con il Senatur si catalizza a Verona, dove il maroniano Flavio Tosi, popolarissimo, è sostenuto da una sua lista civica. C’è poi l’irrompere del movimento di Beppe Grillo che cerca di assorbire, alimentandolo, il sentimento antipolitico, e dai sondaggi è dato al 7 per cento.
LA GALASSIA LISTE CIVICHE
Il Pd nei sondaggi risulta essere il primo partito (dato che ovviamente vorrebbe acquisire) e in prevalenza si presenta con l’alleanza della cosiddetta «foto di Vasto», ovvero la vendoliana Sinistra e Libertà e l’Italia dei Valori.
Pier Luigi Bersani punta a una ripresa proprio da Genova, dove alle primarie del centrosinistra a sorpresa ha avuto la meglio Marco Doria, pur candidato di Sel, ma qui comunque il segretario Pd ha concluso la sua campagna elettorale, e ci si aspetta una vittoria al primo turno sui ben 13 candidati. A L’Aquila il sindaco uscente di centrosinistra, Massimo Cialente, spera a una riconferma.
Esiste comunque una galassia di liste civiche sparse ovunque che potrebbe avere l’effetto, al primo turno, di disgregare i risultati dei partiti maggiori o di renderli difficilmente calcolabili.
IL REBUS SICILIANO
Complicato il quadro a Palermo, dove c’è stato un forte calo di affluenza registrato alle 19: ha votato il 36,46% contro il 40,16% del 2007 (un calo del 3,7); alle 12 era andato alle urne il 12,91% degli elettori (15,5% del 2007). Per il centrosinistra corre Fabrizio Ferrandelli, ex Idv (espulso dal partito di Di Pietro perché si è candidato autonomamente) e vincitore delle primarie; la sfida è con Leoluca Orlando, ex sindaco di Palermo e big dell’Italia dei Valori, che ha voluto comunque tornare in campo.
Anche la Lega però ha i suoi guai, dopo lo scandalo sull’uso dei finanziamenti, i diplomi albanesi del Trota e la guerra interna tra Bossi e Maroni. A Verona Tosi punta alla riconferma, mentre è tutto da vedere il risultato a Cassano Magnago, dove vivono Bossi e figliolo e anche Rosi Mauro.
Il Pdl è piuttosto disgregato e confida soprattutto nei comuni del Mezzogiorno. È la prima verifica elettorale del segretario Angelino Alfano, abbandonato da Silvio Berlusconi che, dopo l’unico comizio a Monza (dove per altro cura altre sue ambizioni urbanistiche) è volato a Mosca da Putin, che ieri ha fatto arrestare tre leader dell’opposizione.
L’Udc potrà testare il suo sostegno totale al governo Monti, che potrebbe essere penalizzante, e l’alleanza con Fli e Api. Come Terzo Polo si misura solo in cinque città capoluogo Belluno, Genova, Pistoia, Rieti e Trapani. Qui correrà da solo con un proprio candidato, senza schierarsi né col centrosinistra, né con il centrodestra.

da L’Unità