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"Ecco un lavoro per ABC: urgente riformare l’agenzia", di Francesco Lo Sardo

Sistema sanzionatorio, calcolo degli interessi, l’aggio per l’agenzia, la rateizzazione. I toni possono apparire diversi, la sostanza è la stessa: con Equitalia, così, non si può andare avanti, si deve correggere la rotta. «Lo dobbiamo fare tenendo ferma la barra della lotta senza quartiere all’evasione fiscale. Lo dovremmo fare non come un cedimento, anche se non ci fossero i suicidi, l’esasperazione, la rivolta, le inaccettabili forme di violenza, dalle bombe alle botte: lo dobbiamo fare perché anche questo può far da volano all’economia», ragiona Pier Paolo Baretta, capogruppo Pd in commissione bilancio a Montecitorio. Concorda Maurizio Leo, del Pdl, ex direttore generale per gli affari giuridici e il contenzioso tributario dell dipartimento delle entrate al tesoro: Equitalia svolge una funzione essenziale «ma non è mica Garibaldi » e si potrà pur criticarne i metodi e suggerire interventi precisi, chirurgici, per girare pagina. I terzopolisti, poi, alzano ancora di più la posta: oltre ai correttivi sul piano tecnico-operativo, sollevano la questione del doppio incarico di Attilio Befera direttore generale dell’Agenzia delle entrate (ente proprietario al 51 per cento e controllore) e presidente di Equitalia (ente controllato), della «mancanza di un tetto ai dipendenti e ai consulenti, di un ente che non fa concorsi e assume in base a regole non chiare». Poi, certo, c’è l’opposizione – Idv e Lega – che cavalca la protesta di cittadini e imprenditori, soffia sul fuoco e usa toni ancor più accesi. Ma questa è un’altra storia. Quel che conta è invece che i partiti che sostengono la maggioranza hanno posto fin da dicembre la “questione Equitalia”: già nel decreto salva-Italia Pd e Pdl hanno imposto il taglio dell’aggio del 9 per cento (che va nelle casse di Equitalia) che si aggiunge a sanzioni (una forbice dal 100 al 200 per cento sugli importi dovuti) e agli intessi sui crediti da riscuotere. Ma anche solo per veder cancellato l’aggio, si dovrebbe attendere una sorta di spending review interna di Equitalia sui suoi costi, spese e ricavi a fine 2012. Invece occorre intervenire subito, dicono Pd, Pdl e Terzo polo. Il governo? «Non pervenuto », sospira Leo. «Questa ormai è materia per ABC…». E dire che in senato, a gennaio, l’esecutivo aveva dato parere favorevole al pacchetto di mozioni (Pd, Pdl, Terzo polo, Idv) sul sistema di riscossione crediti di Equitalia. Aumentare la rateizzazione, accelerare la cancellazione dell’aggio, ridurre ai casi più gravi l’ambito dei pignoramenti… I punti su cui intervenire sono molti, fino a «smontare il patto di stabilità per i comuni virtuosi, per permetter loro di pagare i debiti arretrati con i creditori. Fossero anche solo dieci miliardi, sarebbe ossigeno per l’economia. I ricavi di Equitalia, poi, si mettano tutti in un fondo per ridurre le tasse su lavoro e imprese», è la ricetta di Baretta. Se Monti esita, allora questo è davvero «un lavoro per ABC». Di chi altri, se no?

da Europa Quotidiano 12.05.12

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“Cresce la rivolta contro Equitalia. E il governo studia una via d’uscita”, di Gianni Del Vecchio

Giovedì Monti incontrerà Befera. L’esecutivo sblocca i crediti delle imprese verso lo stato. «Potevamo colpire alla ricerca del “consenso” lì dove il dente duole, per esempio qualche funzionario di Equitalia, ma con questa azione non siamo alla ricerca del “consenso”. Quella che adesso cerchiamo è complicità». È uno dei passaggi che si leggono nel documento della Federazione anarchica informale arrivato ieri mattina al Corriere della Sera in rivendicazione dell’attentato al manager di Ansaldo Nucleare, Roberto Adinolfi. Poche parole che contengono un messaggio agghiacciante: oggi come oggi ai terroristi non importa mettere nel mirino chi lavora per il Fisco, perché il tema è fin troppo popolare, e quegli anarchici che recentemente lo hanno fatto (a dicembre scorso il direttore generale della filiale romana, Marco Cuccagna, rimase ferito a una mano e agli occhi per l’esplosione di un pacco bomba a firma Fai) sbagliano alla grande. «Non consideriamo un referente i cittadini indignati per qualche malfunzionamento di un sistema di cui vogliono continuare a essere parte – precisano –. Scambiare rabbia e indignazione per un processo di rivolta allo status quo è segno di miopia rivoluzionaria».
Un ragionamento, questo, che ha una sua perversa logica: non conviene attaccare Equitalia perché a farlo ci pensano già i cittadini “normali, quelli pro-sistema. E i fatti, purtroppo danno loro ragione. Solo nella giornata di ieri sono accaduti tre gravi episodi ai danni degli agenti che si occupano di riscossione. A Napoli circa duecento persone hanno lanciato uova, vernice, sanpietrini, petardi, bottiglie e sacchetti della spazzatura all’indirizzo delle forze dell’ordine poste dinanzi alla sede di Equitalia. A Roma è arrivato un pacco bomba alla direzione generale, fortunatamente incapace di esplodere, pieno di polvere pirica ma senza innesco. A Melegnano, infine, nel milanese, due funzionari di 45 e 50 anni sono stati aggrediti da un imprenditore edile mentre conducevano una verifica fiscale.
Tre fatti che rappresentano plasticamente l’insofferenza del paese verso le ganasce di Equitalia, non a caso successi nelle tre aree geografiche, dal Nord al Sud, passando per il Centro. La rivolta fiscale infatti è ormai un’onda crescente difficile da fermare. Come ammesso dallo stesso capo di Agenzia delle entrate ed Equitalia, Attilio Befera, dal luglio scorso fino a oggi si sono verificati ben 270 atti di intimidazione. La gamma è quanto mai variegata: lettere con polveri strane, pacchi bomba pronti a esplodere o solamente dimostrativi, buste con proiettili, allarmi bomba, petardi e assalti agli uffici. Per non parlare dei suicidi, riusciti o tentati, da parte di imprenditori e commercianti, o gesti eclatanti come la presa in ostaggio di un funzionario dell’Agenzia delle entrate di Romano di Lombardia, nel bergamasco.
Insomma, un clima davvero infame, che sta facendo preoccupare, e non poco, Befera in persona. Giovedì lo ha detto chiaramente durante un convegno: «Noi applichiamo le leggi. Quindi sia il parlamento a modificare le regole in materia di fisco e riscossione». Se alla camera e al senato tutte le forze politiche, seppur con sfumature diverse di fatto sono d’accordo, la notizia di ieri è che Mario Monti si è reso conto della necessità di una via d’uscita. Il premier ha fatto sapere che giovedì prossimo incontrerà i vertici delle due agenzie, ed è presumibile che in quella sede presenterà delle misure per alleviare la morsa fiscale. Sicuramente arriverà con i tre decreti ministeriali approvati dal viceministro all’economia Grilli e dal ministro allo sviluppo Passera che sbloccheranno i crediti delle imprese verso la pubblica amministrazione. Una boccata d’ossigeno fortemente voluta da quest’ultimo, pur sempre nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica, per venire incontro soprattutto alle piccole e medie imprese. Del resto, in una giunta di Confartigianato a porte chiuse di qualche settimana fa, Passera disse chiaramente: «Su questa questione ci metto la faccia».

da Europa Quotidiano 12.05.12