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"L´Europa e la Germania alla svolta decisiva", di Eugenio Scalfari

Tre bombole di gas collegate ad un timer e collocate in prossimità di un edificio scolastico (intitolato a Falcone e Morvillo) possono provocare la rottura dei vetri delle finestre e sbriciolare l´intonaco del palazzo; ma se l´esplosione avviene in mezzo a una folla di persone provoca una strage ed è quanto avvenuto a Brindisi.
Volevano la strage i terroristi che hanno architettato l´infame attentato? Oppure hanno sbagliato l´orario dell´esplosione e invece delle 7.40 del mattino volevano che lo scoppio avvenisse alle 19.40 della sera, quando la scuola e la piazza antistante sono deserte e mentre in lontananza doveva sfilare un corteo pacifista e legalista?
Polizia e magistrati sono al lavoro per identificare gli attentatori e stanno vagliando tutte le piste, ma l´ipotesi più convincente conduce alla strategia della tensione e ricorda alla lontana la bomba di piazza Fontana del 1969. La gente è scontenta e rabbiosa per tante ragioni; oggi e domani si vota anche in Puglia per i ballottaggi delle amministrative. La morte d´una ragazza di 16 anni, un´altra moribonda e una decina di feriti scuotono il Paese intero.
Strategia della tensione. Basta un fiammifero acceso buttato in un pagliaio per scatenare l´incendio.
Il cordoglio per quelle vittime innocenti è grande, il lutto è nazionale, ma i problemi sono altri. La tensione nasce dalla loro mancata soluzione ed è su di essi che bisogna agire. Ogni giorno ed ogni ora perduti aggravano il contesto e possono essere fatali.
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Non ci può essere un piano B che preveda l´uscita della Grecia dall´Unione europea e dalla moneta comune. Il solo pensarlo ed enunciarlo peggiora le aspettative e dà ali alla speculazione.
Se la Grecia abbandonasse l´Europa la vittoria di chi gioca allo sfascio risulterebbe certificata e il contagio diventerebbe galoppante epidemia. Il fuoco si sposterebbe al Portogallo e alla Spagna. Molte banche europee entrerebbero in crisi. Il panico si estenderebbe con incalcolabili ripercussioni. Ma la soluzione c´è ed è a portata di mano.
Il G8 è appena terminato ed ha indicato la strada: l´Europa deve decidere non soltanto le politiche necessarie per avviare la crescita e rilanciare la domanda con interventi concreti e immediati, ma deve soprattutto accordarsi sul futuro dell´Unione.
Che cosa sarà tra dieci anni il nostro Continente? Nascerà uno Stato federale o qualche cosa che gli somigli? Quali saranno i rapporti e le rappresentanze tra il governo Federale e i governi degli Stati nazionali?
Non servono generiche dichiarazioni di intenti e generiche enunciazioni di ideali; servono obiettivi precisi e datati e poteri fin d´ora conferiti a organi già esistenti o da creare per la bisogna.
La Germania ha fin qui dettato gli interventi necessari per attuare la politica del rigore. Non si tratta di smantellare quella politica, ma di affiancarla subito con quella dello sviluppo, dell´occupazione e del welfare. Un welfare moderno e dunque diverso ma non meno protettivo per i deboli bisognosi di tutele.
Il calendario è già stato redatto con le riunioni di organi europei dal 23 maggio alla fine di giugno. Per quella data le decisioni debbono esser state prese e rese pubbliche. Ma un principio va tenuto sempre presente: si tratta di costruire un´Europa democratica. Tentazioni autoritarie stanno emergendo in vari punti del Continente e di varia natura. Non possono essere ignorate, vanno affrontate e combattute.
L´indifferenza per prima. Il populismo che rafforza quelle tentazioni. Il nichilismo che le esalta. A queste pulsioni bisogna contrapporre la responsabilità democratica, il rinnovamento riformatore, il pragmatismo coerente.
Se questi passi saranno compiuti, le aspettative del popolo, degli imprenditori, dei banchieri, dei risparmiatori, dei consumatori, cambieranno in positivo e rapidamente.
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Chi debba essere lo sceneggiatore incaricato di scrivere il copione del programma europeo è abbastanza chiaro: è un compito da affidare ad un´Autorità europea la cui sovra-nazionalità e la cui indipendenza siano assolute. Ce n´è una sola in possesso di questi requisiti ed è la Banca centrale. Il compito di scrivere il copione degli interventi necessari spetta a lei. Lo deve fare subito, entro la fine di maggio se si vuole rispettare il calendario.
Il dibattito ovviamente coinvolgerà il Parlamento europeo, la Commissione e i governi nazionali. Ma quale sarà il motore politico dell´intero processo? Quel motore che mette in moto le ruote del treno europeo?
È molto difficile che le ruote di quel treno si muovano se la Germania farà mancare il suo impulso propulsivo, la sua volontà politica e insomma la sua egemonia. Accettandone le responsabilità. Fino a quando la Germania continuerà a pensare soltanto a se stessa non potrà che combinare guai. I governi non solo dell´Europa ma dell´Occidente debbono metterla dinanzi alle sue responsabilità riconoscendo a loro volta che la Germania possiede la forza per innescare la costruzione dello Stato federale europeo. Non si può far finta di non vedere che il vero problema da risolvere è questo. Non si tratta di un´opzione ma di una necessità.
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Federare Stati nazionali che hanno storie diverse, lingue e costumi diversi, richiede molta saggezza. È possibile che gli Stati nazionali debbano esser chiamati a cedere una parte cospicua della loro sovranità alla Federazione, ma è realistico pensare che questa cessione non sia integrale.
Da questo punto di vista la struttura degli Stati Uniti d´America merita d´essere osservata con attenzione. Il potere federale si è esteso molto gradualmente; la sovranità dei singoli Stati è ancora largamente presente per quanto riguarda la legislazione, la magistratura, l´ordine pubblico, l´organizzazione della rappresentanza politica ed elettorale. Ed anche l´economia.
Ma non c´è dubbio – la storia americana lo dimostra – che col passar del tempo il potere federale si è esteso, le agenzie e le Corti federali hanno acquistato una competenza sempre più ampia e incisiva.
Il “melting” etnico degli Stati Uniti è stato reso possibile dall´elasticità della struttura costituzionale e politica e un analogo processo dovrebbe avvenire per quanto riguarda l´Europa.
Le classi dirigenti e i popoli sovrani europei saranno in grado di darsi carico del futuro? Noi ce lo auguriamo.
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Oggi e domani alcuni milioni di italiani sono chiamati alle urne per i ballottaggi amministrativi. Sembra ed è un assai piccolo problema di fronte a quelli che abbiamo fin qui evocato. Ed è vero, è soltanto il dente d´una piccola ruota che a sua volta fa parte di ben più complessi ingranaggi. Ma basta a volte un granello di polvere per bloccare quella rotella rallentando o addirittura mettendo in crisi l´ingranaggio complessivo.
Io risiedo a Roma dove non si è votato. Sento tuttavia il dovere di esprimere la mia opinione sul voto di oggi e di domani ed è la seguente: andate a votare. Magari scheda bianca, ma votate. Ed abbiate ben chiara la responsabilità che incombe su ciascuno, quella di non bloccare l´ingranaggio e di non essere il granello di polvere che ferma la ruota.
Ciascuno decide quale sia il voto giusto per non bloccare l´ingranaggio o per sbloccarlo e rimetterlo in moto. Di solito si dice: gli elettori sono saggi, ma non sempre è vero. Nel recente passato hanno commesso molti errori che tutti stiamo ora duramente pagando. La memoria aiuti dunque ciascuno a non commetterne altri che oggi, dopo l´esperienza fatta, non avrebbero più alcuna giustificazione.

La Repubblica 20.05.12