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"Gli angeli del sisma tra scosse e macerie", di Alessandro Mazza

Denisa viene da Cesenatico. Ha 22 anni, e si tocca il pancione: è incinta di quattro mesi. «Me la sono sentita e sono partita. Appena arrivati ci siamo messi subito al servizio in mensa, e abbiamo finito a tarda notte. Come l’ha presa il mio compagno?
È una iena, ma io sono contenta». Denisa è solo una delle centinaia
di volontari che, in questi giorni, si sono riversati nelle zone
dell’Emilia-Romagna colpite dal terremoto, e in particolare a Sant’Agostino, in provincia di Ferrara. Sono oltre 300 gli «ospiti» che, tutte le sere, dormono nel centro accoglienza della scuola «Dante Alighieri». La terra continua a tremare, e la paura non passa. Ma la macchina dell’assistenza si è messa subito in moto. Tra i primi ad arrivare nel Ferrarese, i ragazzi della Croce rossa di Forlì-Cesena, che, in poche ore di lavoro, hanno posizionato brande per 250 persone, allestendo lo spazio per lo «sporzionamento» pasti, un’infermeria, un’area per i tanti bambini presenti e tutto l’occorrente per il censimento. A coordinare la missione dei 16 volontari c’è Anita Biguzzi di Forlì. Ha solo 24 anni, ma determinazione e capacità organizzativa da vendere. È stata tra le prime a rispondere alla chiamata di domenica e a raggiungere il campo di Sant’Agostino. «Quando siamo arrivati c’erano tante necessità come è normale che sia in contesti di emergenza – ha detto –, ci sono persone con la casa inagibile, altri che aspettano di sapere se possono rincasare e non manca chi ha paura e non vuole tornare nella sua abitazione. Dobbiamo far capire alle persone spaventate che non sono sole, che non sono abbandonate».
Marco, ha diciotto anni, è di Meldola ed è alla prima esperienza in un campo d’emergenza con la Cri. «A casa porterò l’emozione che ho vissuto lunedì notte – ha detto – ho visto tutte quelle persone dormire nei letti e vedere che se stava male uno tutti si alzavano per capire cosa fosse successo». Presente e in forze anche la Protezione civile di Ferrara. Acoordinare gli uomini c’è Ottorino Zanoli. «Questa è la nostra terra – ha detto -. Proprio qui ci sono stati quattro ragazzi morti e vogliamo portare tutto il nostro contributo a chi ha bisogno anche con turni fuori orario. Tra i nostri compiti c’è la logistica – ha detto – e anche portare sul posto i valutatori che devono dire se le case dei cittadini sono agibili o meno».
UNITÀOPERATIVA
Tra il cancello e l’ingresso della scuola c’è l’unità operativa dei vigili del fuoco. I cittadini si mettono in fila e segnalano eventuali crepe e timori sulla staticità degli edifici. «In due giorni e solo a Sant’Agostino abbiamo ricevuto 300 segnalazioni – ha detto il caposquadra –. Tutto ciò che non è urgente ha un tempo di attesa di circa 24 ore». Sono presenti anche a San Carlo, la frazione vicina. «In molti vengono da noi anche solo per sentirsi sicuri, cercano il contatto umano», spiegano i pompieri. Il paese sembra un cantiere aperto. Infatti gli smottamenti hanno portato
in superficie chili e chili di fango spuntati all’improvviso dalle strade o dal giardino di casa; a ciò si aggiungono le tubature rotte di luce e gas.
Solidarietà e integrazione non mancano nel campo di Sant’Agostino:
le indicazioni sono scritte in italiano, inglese e arabo, diverse le donne con il velo che aiutano Cinzia, volontaria della Croce Rossa, a pulire i tavoli. C’è anche chi si lascia andare a un piccolo momento di sconforto. «Vorrei che tutto ciò non fosse mai
accaduto – dice Clara, una giovane mamma che ha perso casa -. La primanotte l’abbiamo passata a casa di parenti, c’erano già diverse persone ospitate e siamo venuti qui nella palestra. Spero in un intervento dello Stato, ma non me lo aspetto, ci sentiamo abbandonati». Raffaele Natuzzi fa parte dei volontari dei Carabinieri. «Dopo l’esperienza de l’Aquila sei pronto un po’ a tutto – ha detto –facciamo il massimo per accogliere gli «ospiti» e farli sentire in sicurezza».
Il sindaco Fabrizio Toselli, dall’ inizio dell’emergenza è alloggiato al centro di accoglienza. «Voglio stare vicino ai miei concittadini» ha detto poco dopo aver ricevuto il premier Monti senza fascia tricolore. «Purtroppo è rimasta in Comune e l’edificio è completamente inagibile e sarà tutto da demolire». Intanto, anche ieri mattina, le scosse, seppur di minore intensità, non sono cessate.

L’Unità 24.05.12

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Ricostruzione, l’allarme di Errani: «Attenzione alle mafie», PINO STOPPON

Il terremoto dell’Emilia non è finito ma già fa i conti con la ricostruzione. Il presidente della Regione, Vasco Errani ne ha parlato ieri davanti all’Assemblea legislativa. lanciando subito un allarme: «Non abbiamo mai nascosto la testa sotto la sabbia per le infiltrazioni mafiose, che ci sono anche in Emilia-Romagna» e ora, con i tanti lavori che si annunciano, «servono forme ulteriormente specifiche per garantirci». È una frase che colpisce, nel giorno in cui l’Anm commemorando a Bologna il sacrificio di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ha ribadito il rischio di un salto di qualità delle mafie in regione. Ma lo sguardo è a quello che bisogna fare. Errani, con l’assessore Paola Gazzolo, annuncia per venerdì il Tavolo con le forze economiche e sociali delle province colpite, banche comprese, per coordinare informazioni e provvedimenti da prendere. Per ora ci sono stime locali dei danni, un’idea più precisa si avrà allora. Intanto si sa che i primi 10 milioni, dei 50 stanziati ieri dal Consiglio dei Ministri con lo stato di emergenza nazionale, serviranno per soccorsi, assistenza e «messa in sicurezza provvisoria dei siti pericolanti».
Al governo però sono stati chiesti anche, per le case lesionate e le imprese colpite, «la sospensione dell’ Imu e degli oneri fiscali e contributivi». Ma servono anche sostegno al credito, ammortizzatori ordinari o in deroga, fondi per la ricostruzione velocizzandone i tempi, e una deroga al Patto di stabilità. C’è tanto da fare. A cominciare dalle scuole: «Nessuna soluzione provvisoria», avverte Errani. Dovranno essere già «ristrutturate alla riapertura, per il nuovo anno scolastico. Nessuno ha la bacchetta magica,masi vada avanti senza fermarsi».E ci sono i centri storici in macerie: «È indispensabile un decreto sui beni culturali, che non può stare dentro al sistema classico della Protezione civile». Perché quei 50 milioni devono andare a interventi sui beni culturali «solo se incombono sulla pubblica incolumità». La Regione, inoltre, si impegna a costituire un fondo di rotazione già dall’assestamento di bilancio in luglio, e ha chiesto al Governo di fare altrettanto, per «riattivare da subito le attività produttive. Non ci deve essere nessuna rottura tra emergenza e ricostruzione – sottolinea Errani – dopo faremo l’altro pezzo, il riconoscimento dei danni».

l’Unità 24.05.12