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"Il PD dopo lo tsunami", di Miguel Gotor

Il partito democratico ha vinto queste elezioni amministrative, ma… Ma da questo dato bisogna cominciare a ragionare, evitando di sopravvalutare le dimensioni del successo e soffermandosi sul contesto in cui esso è maturato e sulla fluidità del suo valore politico. Il Pd è sopravvissuto a uno tsunami e ora si trova nella poco invidiabile situazione di aggirarsi in un panorama di desolanti macerie, da solo contro tutti. Anzitutto è necessario concentrarsi sugli errori da non commettere.
Il primo è quello di sottovalutare il dato impressionante dell´astensionismo che rivela l´esistenza di una maggioranza di italiani ancora in attesa di decidere. Inutile nascondersi dietro a un dito: se il centrosinistra vuole vincere le elezioni politiche del 2013 dovrà porsi l´obiettivo di conquistare la fiducia di questo elettorato rimasto alla finestra. Alcuni dati invitano a relativizzare anche le vittorie a prima vista migliori. Prendiamo il caso di Genova: in una città con 500 mila elettori, Doria ha vinto le primarie con 11 mila voti, è diventato sindaco conquistando la fiducia di 114 mila cittadini e, tra il primo e il secondo turno, ha perso per strada oltre 13 mila voti. In una città con un´elevata tradizione di partecipazione civica e politica al ballottaggio ha votato soltanto il 39 per cento degli aventi diritto.
Queste semplici verità numeriche interrogano la qualità politica del risultato e invitano a ricordare che, già rispetto a un anno fa, ai tempi della bella vittoria milanese di Pisapia, il quadro è profondamente mutato. Quel 60 per cento di votanti che mancano all´appello a Genova, come a Como o a Monza, per citare altre importanti vittorie, tornerà in buona parte a esprimersi in occasione delle elezioni politiche, ma non è composto da elettori di centrosinistra e sarà bene averlo a mente. Ancora una volta, dunque, la questione riguarda quel voto inespresso e, per vincere nel 2013, il Pd dovrà guardare anche a quel mondo invisibile, ma presente, percorso da un processo di radicalizzazione, di smarrimento, di disaffezione e di polarizzazione forse senza precedenti, agli occhi del quale dovrà costituire un elemento di fiducia e di garanzia.
In secondo luogo non bisogna sottostimare le capacità di reazione della destra. Sarebbe da ingenui pensare che tra un anno lo scenario rimarrà questo. La destra in Italia, ce lo ha insegnato Aldo Moro, è stata sempre più forte della sua espressione parlamentare, e avrà tempo e modo per riorganizzarsi. Lo stesso forzato sostegno al governo Monti da parte del Pdl, così come la grande spinta mediatica che sta ricevendo il Movimento 5 Stelle da settori dell´opinione pubblica che si vorrebbero moderati e liberali hanno oggi l´evidente e preziosa funzione politica di lasciare il tempo alla destra di riprendere fiato e di definire una risposta in grado di rimobilitare il proprio elettorato. Non conosciamo ancora le forme e i volti di questa riorganizzazione, ma essa ci sarà e accentuerà la radicalizzazione dello scontro in un quadro di crisi economica sempre più soffocante. Mai come questa volta la sfida del 2013 sarà tra due concezioni dell´Italia, della democrazia e dell´Europa. Berlusconi non è più il pifferaio magico di un tempo, ma, come un caimano, si è nascosto sotto il pelo dell´acqua a guardare cosa accade senza il suo protagonismo: osserva compiaciuto la vittoria a Parma, grazie ai voti del suo elettorato, di un candidato di Grillo, scruta lo sgonfiamento del Terzo Polo che non riesce a essere l´ago della bilancia come Casini avrebbe sperato, studia l´emergere di nuovi aspiranti competitori che ambirebbero a sottrargli l´elettorato facendo però a meno di lui. Ma Berlusconi c´è, con i propri voti e il suo potere: e “Striscia la notizia”, ogni sera, come avviene da 24 anni, continuerà a fare lo stesso mestiere, ossia il suo gioco, davanti a milioni di telespettatori.
In terzo luogo il Pd non deve trascurare la domanda di partecipazione e di rinnovamento della politica che sale prepotente dall´opinione pubblica e che il Movimento 5 Stelle interpreta, ma certo non esaurisce. Chi si ferma è perduto, si vince nel dinamismo. Con un doppio movimento, che riguarda l´iniziativa parlamentare e quella politica. Proprio ieri, grazie soprattutto all´impegno del Pd, si è arrivati a una riforma della legge sul finanziamento dei partiti che riduce del 50 per cento la quota dei rimborsi; bisogna ora intervenire sul numero dei parlamentari e, anche nel caso in cui la legge elettorale non cambiasse in modo strutturale per il gioco dei veti incrociati, è necessario attivare lo stesso un meccanismo che, già nelle elezioni del 2013, restituisca agli elettori il diritto di scegliere i deputati perché solo così si potrà in parte recuperare la frattura tra Parlamento e cittadinanza che quella “porcata”, votata dalla Lega, Forza Italia, An e Udc, ha concorso a provocare.
Ma è soprattutto sul terreno dell´iniziativa politica che bisogna intervenire con una proposta di alleanza civica per la ricostruzione di questo Paese che veda il Pd aprirsi e non chiudersi, impegnandosi in modo generoso per una ricucitura dei rapporti tra partiti e cittadinanza. Bisogna avere senso del limite e al tempo stesso osare, perché solo chi osa sarà in grado di cambiare se stesso e gli altri. Chi punta a riproporre una contrapposizione pregiudiziale tra movimenti e partiti, società civile e “palazzo” sta nuovamente, come nel 1993-1994, lavorando per il re di Prussia. Soltanto nella buona volontà e nell´aiuto reciproco sarà possibile formare un fronte comune per riprendere in mano il filo di un Paese smarrito. Tessendo, quindi, non lacerando definitivamente la tela.
Negli anni Settanta Enrico Berlinguer disse: «Entrate e cambiateci», ma oggi quei tempi non ci sono più per tutti. Resta però l´idea e la necessità di un´alleanza per il cambiamento, ché altrimenti, nell´autoreferenzialità e nella rivendicazione di sterili orgogli (dei partiti, ma anche della società civile), si creeranno le condizioni ideali per favorire l´emergere di un rinnovato asse tra destra e moderati e così le premesse per una nuova storica sconfitta.

La Repubblica 25.05.12