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"Riforme, Berlusconi fa saltare tutto alla francese", di Simone Collini

L’obiettivo può essere il Quirinale o il mantenimento del Porcellum. Quel che è certo è che Berlusconi oggi manderà all’aria il lavoro fin qui fatto a Palazzo Madama sulle riforme costituzionali, mettendo una seria ipoteca sulla possibilità che entro la fine della legislatura si riesca ad approvare tanto una nuova legge elettorale quanto la riduzione del numero dei parlamentari e un più moderno assetto tra i poteri istituzionali.

L’ex premier ieri sera ha riunito i vertici del Pdl, ha dettato la linea e oggi porterà Alfano in conferenza stampa per lanciare una proposta di riforma istituzionale centrata sul semipresidenzialismo alla francese. Con buona pace del testo, contenente la riduzione di deputati e senatori, che dopo mesi di discussioni era pronto a passare per martedì dalla commissione Affari costituzionali all’aula del Senato per il primo via libera. E con buona pace, anche, dell’avvio di un confronto più serrato sulla legge elettorale: oggi Berlusconi e Alfano diranno sì al doppio turno sostenuto dal Pd, ma non è un segreto che finora il Pdl abbia frenato sul nuovo sistema di voto con la scusa che prima debba essere definito il tipo di assetto istituzionale verso cui si andrà.

PROPOSTE PER NON FARE NULLA
Le mosse di Berlusconi vengono seguite con attenzione dal Pd. Il sospetto non è tanto, come pure viene ipotizzato, che l’ex premier abbia rinunciato a ricandidarsi per Palazzo Chigi ma non a correre per il Quirinale. A preoccupare i Democratici è che la nuova uscita finisca per far saltare il tavolo delle riforme.

Non a caso la capogruppo del Pd al Senato Anna Finocchiaro chiede un «chiarimento politico» («a che gioco gioca il Pdl?») e insieme a Giampiero D’Alia dell’Udc chiede di stralciare le norme sulla riduzione del numero dei parlamentari approvate in commissione Affari costituzionali per «metterle in sicurezza e approvarle più rapidamente».

E non a caso Pier Luigi Bersani confessa tutto il suo scetticismo sul nuovo scenario che si apre, a neanche dieci mesi dalla fine della legislatura: «Non è che ad agosto rifacciamo la Repubblica. Attenzione che certe proposte non vengano fatte per non fare nulla. Io non ho remore a fare riflessioni anche sulle riforme istituzionali ma la legge elettorale deve rimanere una priorità e con il doppio turno. È interesse non del Pd ma del sistema».

IPOTESI NUOVA COSTITUENTE
A sentire qualche senatore del Pdl i tempi per approvare le nuove norme ci sarebbero (anche se servono quattro letture tra Camera e Senato), il testo approvato in commissione andrebbe avanti e basterebbe approvare un emendamento ad hoc in aula per arrivare al semipresidenzialismo con l’elezione diretta del presidente della Repubblica. Ma Berlusconi è pronto a proporre al Pd anche la creazione di una costituente nella quale discutere separatamente la questione. L’ipotesi difficilmente potrebbe però essere accolta da Bersani, per il quale «c’è il Parlamento e lì si discute», senza bisogno di prevedere nuovi organismi. E poi c’è il problema dei tempi.

Dice Luciano Violante, che da mesi discute con esponenti di Pdl e Terzo polo di legge elettorale: «Come si fa ad approvare in pochi mesi il semipresidenzialismo, che comporta modifiche molto profonde della Costituzione? Diverso è il discorso sul doppio turno, questo si può fare, è una legge ordinaria e non c’è bisogno di modifiche costituzionali». Legare le due cose, come fa Berlusconi, è quanto meno sospetto.

l’Unità 25.05.12