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"Altre scosse Ieri il saluto a due operai", di Giulia Gentile

Il fotogramma di un funerale ai tempi del sisma è quello di un campo sportivo, il campo di Bondeno nel Ferrarese, pieno di oltre ottocento persone che hanno superato l’angoscia per le scosse continue, e le concrete difficoltà, semplicemente per esserci. Per salutare uno dei quattro operai morti, sabato scorso, sul luogo di lavoro sotto le macerie di capannoni crollati come mattoncini “Lego”. Rimaste, nel migliore dei casi, senza facciata o senza tetto quasi tutte le chiese del Ferrarese, dichiarati inagibili molti cimiteri in tutte e tre le province colpite una settimana fa dal terremoto di magnitudo 6 della scala Richter, le esequie di Leonardo Ansaloni, operaio di 41 anni alle ceramiche di Sant’Agostino (Fe), ieri pomeriggio si sono svolte sul prato dello stadio di Bondeno, cittadina dove la moglie Gloria gestisce una cartolibreria. La bara è stata portata a spalla al centro del campo, dov’era attesa dai genitori Aires e Rossana, dalla moglie e dai proprietari delle ceramiche Sant’Agostino, Ennio e Mauro Manuzzi. Per il lavoratore, la cui salma vegliata da due carabinieri in alta uniforme era sistemata su un piccolo palco, anche i fiori inviati dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: rose bianche, margherite rosse e tuberose. Al termine della messa funebre, Gloria ha letto un ricordo del marito, fornaio alle ceramiche Sant’Agostino che, proprio per il ruolo svolto in fabbrica, alle 4.05 della notte fra sabato 19 e domenica 20 si trovava al lavoro. «Erano in tre quella notte – ricorda un collega, Davide Accorsi – e due di loro sono morti. Leonardo, e Nicola Cavicchi. Entrambi lavoravano ai forni, per questo erano lì», nella parte di fabbrica costruita negli anni Ottanta e venuta giù come polistirolo. «Nicola è morto subito – racconta commosso il collega -, Leonardo invece all’arrivo dei soccorsi si lamentava ma era ancora vivo. Poi è morto anche lui. Non oso pensare come si senta il collega sopravvissuto: è un miracolato, si è trovato nel posto giusto al momento sbagliato. Né cosa sarebbe successo se la scossa di 6 gradi della scala Richter si fosse verificata in un normale giorno lavorativo, con oltre 150 operai per turno negli stabilimenti».
LA SOLIDARIETÀ DELL’ABRUZZO
La cerimonia si è conclusa con il lancio di palloncini colorati da parte della moglie di Ansaloni, e dei suoi due figli, Nicolò di otto ed Eleonora di 18 anni. A una manciata di chilometri di distanza, nella chiesa di Marmorta di Molinella, sempre nel Ferrarese, si è svolto invece l’ultimo saluto per Gerardo Cesaro,
operaio 57enne di origini napoletane morto alla Tecopress, fonderia a ciclo continuo di Dosso (Fe) dove l’uomo era stato da poco assunto a tempo indeterminato. E sempre ieri è rientrata in Marocco la salma di Tarik Naouch, 29 anni, giovane operaio alla Ursa di Zerbinate di Bondeno (Fe). Mentre le esequie per l’ultimo lavoratore morto nel sisma, Cavicchi, si svolgeranno domani pomeriggio alla Sacra Famiglia di S.Martino (Fe), alle 15.30. Trentacinquenne, rappresentante sindacale in azienda, Cavicchi era sopravvissuto, all’età di 12 anni, ad una grave malattia del fegato. Quella notte non avrebbe dovuto essere al lavoro, aveva sostituito un collega in malattia. Per ricordare i quattro operai, e gli altri tre morti nella scossa di sabato scorso – tre donne, fra cui un’ultracentenaria, decedute per malori – ieri Cgil, Cisl e Uil dell’Aquilano hanno lanciato un ponte ideale fra terre martoriate dalle scosse, nel 2009 così come oggi, proponendo fermate simboliche in tutti i posti di lavoro, e un minuto di silenzio in occasione dei funerali delle vittime del terremoto in Emilia-Romagna. Ma la vita deve pur continuare, dice chi – oggi – conterà già una settimana da quei momenti di terrore e distruzione. Anche a fronte delle continue scosse d’assestamento, e mentre la Procura di Ferrara iscrive i primi nomi (una ventina) nell’inchiesta per omicidio colposo sulla morte dei quattro operai. Per l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), da dopo la mezzanotte di venerdì alle 16 di ieri ci sono state una sessantina di nuove scosse, alcune delle quali sentite anche nel Mantovano, la maggiore di magnitudo 3.4 alle 7.51 del mattino. Nella sola Finale Emilia (Mo) sono ancora duemila le persone che dormono in tenda, in camper o in auto vicino alla propria abitazione, terrorizzate all’idea di rientrare in casa anche se gli ingeneri hanno dato loro il “via”. E nelle tre province colpite, Bologna, n Ferrara e Modena, gli sfollati hanno
raggiunto quota settemila. Un numero che ancora non si riduce. Anzi: venerdì sono state evacuate centinaia di persone nella sola San Carlo di Sant’Agostino (Fe), per il cedimento del terreno su cui poggiano le loro case.

l’Unità 27.05.12

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Sisma in Emilia, l’allarme dei geologi per la liquefazione delle sabbie

Il fenomeno ha provocato crepe in cantine e giardini di molte case e preoccupa in caso di nuovo terremoto Task force di geologi per mappare il territorio tra Modena e Ferrara dopo la scoperta di un fenomeno nuovo per la zona, chiamato liquefazione delle sabbie, che ha provocato numerose crepe alle case costruite su dossi che si trovano nei vecchi alvei di fiumi, il più delle volte abitazioni vecchie in mattoni. «La sabbia liquefatta è fuoriuscita dalle crepe di cantine e giardini di molte case; ora la sabbia è più compatta di prima ma c’è massima attenzione da parte dei geologi perché nel caso in cui dovesse verificarsi un nuovo sisma di quella intensità il fenomeno potrebbe riacutizzarsi», spiega Paride Antolini, geologo Consigliere Nazionale dei Geologi che sta seguendo tutte le fasi dei sopralluoghi in atto in Emilia Romagna. In sostanza il fenomeno è noto agli esperti ma è stato osservato e studiato nei terremoti giapponesi di 7-8 gradi della scala Richter. Di qui l’interesse della comunità scientifica a cartografare le zone con indici di pericolosità.

LA MAPPATURA – Da martedi proseguono, su richiesta della Protezione Civile Regionale e delle due province di Ferrara e Modena, i sopralluoghi dei geologi volontari, segnala il Consiglio dei geologi. Si sono individuati e mappati punto per punto, casa per casa tali fenomeni; si sono raccolti campioni di terreno e si sono eseguite analisi multi-parametriche sui fluidi presenti nei pozzi. Si sono raccolte testimonianze molto significative e per ultimo, ma non ultimo come importanza, si è cercato di confortare gli abitanti. Si sono anche raccolte numerose immagini, «alcune delle quali sono state messe a disposizione dagli stessi cittadini», come ha dichiarato Antolini. «Già in questa fase di rilievi immediatamente successivi alla primissima emergenza si è cercato di capire perlomeno qualitativamente se i fenomeni di liquefazione fossero aderenti a quanto riportato alla bibliografia tecnica di riferimento – ha affermato Raffaele Brunaldi consigliere dell’Ordine dei Geologi dell’Emilia Romagna – ed alle previsioni urbanistiche locali; in una seconda fase l’Oger (Ordine dei Geologi della Regione Emilia- Romagna) cerca di trarre conclusioni quantitative relative al descrivere nella maniera più aderente possibile a quanto verificatosi localmente».
ROVIGO – Squadre di geologi volontari stanno rilevando gli effetti derivanti dai fenomeni sismici che hanno interessato la provincia di Rovigo. Anche se il territorio veneto – ha affermato Roberto Cavazzana, vice presidente Ordine Geologi del Veneto – è stato colpito in modo meno grave rispetto a quelli limitrofi delle Province di Ferrara e Modena è molto importante verificare gli effetti dello scuotimento sismico registrato anche nei Comuni dell’Alto e Medio Polesine, considerati a basso rischio sismico prima del terremoto del 20 maggio scorso. Particolare attenzione sarà data all’individuazione di effetti locali particolarmente pericolosi, quali la liquefazione di strati sabbiosi saturi ed espulsione di acqua dal sottosuolo, dissesti a rilevati arginali e stradali, rilievo di cedimenti e rifluimenti del terreno che hanno interessato gli apparati fondali di edifici e capannoni. (fonte: Adnkronos)

da corriere.it