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"I sindaci del sisma: Monti non ci abbandoni", di Nicola Luci

Alle 4.04 di otto giorni fa, una scossa di magnitudo 5.9 ha sconvolto l’Emilia tra Modena e Ferrara. Case crollate, quattro morti, per la prima volta anche la pianura padana si è dovuta misurare con la paura di un terremoto. Che continua. Le scosse non danno pace. Sono di bassa intensità ma ci sono. presenti, continue, sono entrate a far parte della quotidianità di questa gente. Molte le abitazioni lesionate, circa settemila gli sfollati. Pur tra mille difficoltà, gli abitanti vogliono andare avanti. Ma hanno paura di essere abbandonati. Il sindaco di
Finale Emilia, Fernando Ferioli, lo dice senza mezze parole: «non dalla nazione, che ci sta dando grande prova d’affetto. Il problema è il governo centrale». Con la G maiuscola come a segnare
una sorta di distanza. Il problema più sentito nelle zone sconvolte dal sisma, spiega, è il lavoro: «non ci abbandonate da questo punto di vista». Perché ben vengano le sospensioni di tributi come l’imu «ma se poi non hai il lavoro…». Tanto varrebbe consentire di utilizzare quel che si risparmia con la sospensione dei pagamenti per «far ripartire l’azienda, la fabbrica, riparare il capannone. Abbiamo bisogno di questo, e ne abbiamo bisogno in fretta». Non teme invece il sindaco di essere
lasciato solo dalla regione emilia-romagna. «Con Errani c’è un contatto diretto. So come raggiungerlo.Con lui ho un buon rapporto, si è detto disponibile 24 ore su 24, e gli credo. Ma è arrivare a livello superiore che mi preoccupa».
In attesa senza sosta va avanti la messa in sicurezza degli edifici. Nella zona di Bondeno (Ferrara) hanno demolito in modo «controllato» la cima della ciminiera alta 45 metri. Risaliva al 1916 ed era parte di una fabbrica per la trasformazione del pomodoro, oggi in disuso e pericolante. Il sisma aveva provocato fratture e torsioni dell’ultimo pezzo delle torre, che ad ogni nuova scossa rischiava di cadere sulla provinciale 69, la Virgiliana che va da Ferrara a Mantova. Sono in tanti a lavorare per rimettere in piedi questo fazzoletto d’Emilia. I tecnici cartografici della provincia di moMena, per esempio, hanno fatto una mappatura dei beni culturali a rischio, informatizzata e «georeferenziata». Servirà a guidare gli interventi per la salvaguardia. Ma per aiutare la gente ferita dal terremoto sono scesi in campo anche gli psicologi della associazione Rivivere, specializzati nel supporto in momenti traumatici, guidati da Francesco Campione, docente di psicologia delle situazioni di crisi della scuola di specializzazione dell’università di Bologna. Ieri sera hanno incontrato le vittime a Crevalcore, uno dei paesi del bolognese più colpiti, e a San Felice sul Panaro per offrire il loro aiuto gratuito. Si guarda avanti, tenendo però bene in mente quello che è successo. Oggi, in tutti i luoghi di lavoro di Modena alle 15 ci sarà una fermata simbolica per i funerali di Nicola Cavicchi, uno dei quattro operai morti a causa del sisma. Così Cgil della città emiliana ha deciso
di accogliere l’invito delle segretarie nazionali Cgil Cisl e Uil ad organizzare stop simbolici.

Nel frattempo nascono nuovi campi di accoglienza. Uno è stato creato a San Carlo (ferrara), un altro a Medolla (Modena). S San Carlo, frazione di Sant’Agostino, particolarmente colpito dal fenomeno della liquefazione delle sabbie, è stato allestito tra ieri e oggi un campo per il centinaio di famiglie evacuate per motivi di sicurezza due giorni fa. Il campo può ospitare fino a
250 persone. Ora ne assiste circa cento. Il secondo campo è in corso di allestimento a Medolla, nel modenese. Dotato di circa 250 posti, accoglierà cittadini di Medolla, di Cavezzo e di San Prospero ed è realizzato dalla protezione civile della regione Molise. Per adesso sono 89 i luoghi, tra edifici coperti e campi attrezzati dalla protezione civile, attrezzati per l’accoglienza,, 53 le strutture al coperto e 17 gli alberghi. La capienza complessiva disponibile è di 9mila posti. i volontari di protezione civile impegnati nelle zone colpite dal terremoto sono circa 1.400, di cui 500 provenienti da altre regioni: dal Friuli venezia Giulia, Liguria, Marche, Umbria, Molise, Piemonte, Toscana, Val d’Aosta e dalle province autonome di Trento e Bolzano. Al lavoro circa 700 vigili del fuoco. Sono state fatte 2mila verifiche sugli edifici per definirne l’agibilità.
in definitiva lo stato ha risposto. Ma dopo l’emergenza che accadrà?

l’Unità 28.05.12