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Terremoto distrugge capannoni e case: 15 morti. Lutto nazionale il 4 giugno

L’Emilia stravolta dal terremoto. Dopo la forte scossa registrata nella notte tra sabato 19 e domenica 20 maggio e che ha provocato 7 morti, stamattina il modenese è stato colpito da 40 scosse di magnitudo superiore a 2.0 della scala Ritcher, di cui 5 superiori a magnitudo 4.0. Secondo il sottosegretario Catricalà, sono almeno quindici le vittime accertate finora, sette i dispersi, circa 200 i feriti e altri 8 mila sfollati. L’epicentro è stato tra Carpi, Medolla e Mirandola. La più forte, di magnitudo 5,8, è stata registrata alle 9,03. Ben 32 scosse nella mattinata sono state di magnitudo superiore a 3.0, in base ai dati forniti dall’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia.

Alle 13 due forti scosse a distanza di quattro minuti l’una dall’altra, la prima di magnitudo 5,3 e la seconda di magnitudo 5.1, hanno colpito il modenese. L’epicentro è stato Novi di Modena. Le scosse sono state avvertite distintamente anche a Bologna, Milano e Firenze. Dopo le 13, la terra ha tremato altre 5 volte in venti minuti. L’emergenza si fa sempre più drammatica.

La zona colpita contava già circa 7mila sfollati che ora sono diventati – provvisoriamente – almeno 7.500. Il terremoto si è sentito in tutto il centro nord, dal Piemonte alla Liguria, da Venezia a Pisa e fino all’Austria. Un’ipotesi inquietante: si sarebbe aperta una nuova faglia.
Secondo la prefettura di Modena, i decessi sono stati registrati a Mirandola (due persone) a Finale Emilia (una persona) a San Felice sul Panaro (3 operai morti per i crolli dei capannoni dove lavoravano) e a Concordia sul Secchia (una). Anche a Medolla è stato estratto, senza vita, un operaio della azienda Emotronic dove risultano dispersi altri due lavoratori. È morto anche Ivano Martini, il parroco di Rovereto, paese del modenese.

Sempre più cittadini, impauriti dalle scosse sismiche, sono scesi in strada. Nuovi crolli sono avvenuti a Mirandola, Finale Emilia e San Felice sul Panaro. Diverse strutture pubbliche sono state evacuate in via precauzionale come, ad esempio, l’ospedale di Carpi e il palazzo del Comune di Bologna. La scossa più forte di questa mattina ha provocato il crollo di decine di capannoni a Medolla. All’interno di queste fabbriche si trovavano numerosi dipendenti che stavano tentando di riordinare i macchinari per ricominciare a lavorare dopo la scossa del 20 maggio.

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in visita a Faedis, in provincia di Udine, ha auspicato che «la storia del Friuli, sconvolto dal sisma del ’76, sia un esempio per l’Emilia Romagna».

Il presidente del Consiglio, Mario Monti, in sala stampa a palazzo Chigi accanto al presidente della Regione Emilia Romagna, Vasco Errani, ha garantito l’intervento «in tempi brevi» e chiesto ai cittadini delle zone colpite di «avere fiducia». L’impegno dello Stato, ha detto Monti, sarà «garantito da subito», le istituzioni «non sono impreparate».

da unita.it

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