attualità, politica italiana

"Il coraggio che manca", di Claudio Sardo

Ci vorrebbe coraggio. E invece il Pdl mostra un tatticismo vile, tutto volto a convenienze di parte, e persino di dubbia efficacia, mentre il Paese è nella bufera finanziaria e le famiglie hanno paura del domani. Dopo il voto in Senato sul semi-presidenzialismo, il cui scopo è affondare le riforme istituzionali possibili e guadagnare per la futura campagna elettorale una bandiera propagandistica, il partito di Berlusconi e Alfano ieri ha fatto saltare anche l’ipotesi di accordo sulla legge elettorale. Finché resterà una possibilità, continueremo a sperare che si recuperi il filo di un compromesso per cancellare il Porcellum. Ma è chiara la ragione egoistica del Pdl: rinviare comunque la scelta, allo scopo di togliere dalle mani del Capo dello Stato la carta delle elezioni anticipate a novembre.
Ovviamente si può discutere su quale sia la convenienza dell’Italia in questa congiuntura terribile. Ma sottrarre dal tavolo la possibilità delle elezioni in autunno – per di più per un motivo così di parte – è un atto che può infliggere danni seri al Paese. Quando c’è una crisi così grave, le forze politiche più grandi sono chiamate a una funzione nazionale. Che non esclude il conflitto tra loro. Né il conflitto delle loro rappresentanze sociali. Tuttavia ci sono momenti in cui c’è bisogno di una maggiore, più rischiosa assunzione di responsabilità. È accaduto nei momenti migliori della nostra storia. Ed è in questi passaggi che si misura la stoffa e la qualità di una classe dirigente.
Il Porcellum va cambiato. Perché fa schifo e non ha eguali nei Paesi democratici. È un tema per tentare di riconciliare i cittadini con la politica. Va fatto al più presto, sotto i colpi della crisi. Offrire a Napolitano e a Monti anche l’opzione del voto anticipato non sarebbe un’ipoteca, ma un’opportunità per l’Italia. Anche il Pd deve avere coraggio, incalzare e rilanciare. Di nuovo, da oggi. Occorre sfuggire alla tentazione di farsi trascinare dal corso del fiume. Candidarsi alla guida del Paese comporta rischi e richiede scelte difficili non sempre garantite da successo.

L’Unità 27.06.12