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"Decreto legge di revisione della spesa pubblica (spending review) approvato alla Camera dei Deputati: dichiarazione di voto di Pier Paolo Baretta (PD)

Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, voteremo a favore del provvedimento di revisione della spesa pubblica, innanzitutto perché condividiamo la scelta di aggredire le inefficienze e gli sprechi tuttora presenti nello Stato e nella pubblica amministrazione. Tagliare gli sprechi, infatti, è giusto. I cittadini, che stanno facendo pesanti sacrifici, chiedono – e hanno il diritto di farlo – che arrivino loro messaggi espliciti che si fa sul serio. Ciò fa parte di quella politica dell’equità che è alla base del Governo Monti e sulla quale più volte, in questi mesi, abbiamo richiamato l’Esecutivo. Sappiamo che non è una scelta facile, una strada scontata: come per le liberalizzazioni, le resistenze si annidano ovunque, ma vanno battute, e finalmente il Governo ha cominciato, e i limiti presenti nel provvedimento non annullano l’importanza di questo avvio.
Voteremo a favore anche perché contenere e razionalizzare la spesa pubblica non solo è giusto, ma anche assolutamente necessario. La crisi economica è grave ed è urgente la necessità di recuperare risorse per ridurre il nostro debito pubblico e liberarne altre per favorire la crescita e gli investimenti. Gli impegni europei che ci attendono sono stringenti ed il Fondo «salva Stati», che rappresenta un successo internazionale del nostro Governo e che ha reso più realistica la linea di salvataggio non soltanto dei singoli debitori, ma dell’euro stesso, non ci esonera da uno sforzo tutto nostro. Così come questa crisi ci impone una particolare attenzione alle crescenti difficoltà sociali di reddito e occupazionali. Il Governo, su nostro stimolo, ha fatto molto, anche con questo provvedimento, per ampliare la copertura per gli esodati, ma non è sufficiente. Nessuno – e sottolineo nessuno – può restare senza protezione in balia di una congiuntura così pesante (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Servono, dunque, nuove ed ingenti risorse, ma la strada di agire sulle entrate è esaurita. Il Governo Monti lo ha fatto nel suo primo provvedimento, il «salva Italia», obbligato dai vincoli contratti dal precedente e fallimentare Esecutivo, ma, come ha dichiarato lo stesso Presidente del Consiglio, la via delle tasse non è più praticabile. A dire la verità, lo spazio per richiedere un contributo straordinario ai grandi patrimoni vi è, ed appare ancor più giustificato alla luce di scelte sbagliate, come, ad esempio, l’aumento delle tasse universitarie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).
Scelte sbagliate ed addirittura sgradevoli dato che – dispiace dirlo, ma va detto – il Governo ha modificato unilateralmente un accordo, fatto in Commissione, che le riduceva. Ma in generale non si può imporre agli italiani, almeno a quelli che le pagano, ulteriori tasse. La pressione fiscale è sin troppo alta e, semmai, è arrivato il momento di pensare alla riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e sull’impresa. Ecco, dunque, l’importanza di una buona revisione della spesa. In quest’ottica è importante la scelta fatta di sostituire le maggiori entrate, che sarebbero affluite dall’aumento dell’IVA, ma che avrebbe penalizzato i consumi, già pesantemente contratti, con le minori uscite che derivano dall’intervento sulla spesa. Con lo stesso approccio apprezziamo l’introduzione delle agevolazioni fiscali per la ricostruzione delle aree terremotate. Ma la bontà della spending review è il risultato di un processo delicato che vogliamo affrontare collaborando preventivamente con il Governo, non soltanto approvando proposte emendative e provvedimenti che, necessariamente, in Parlamento, per ragionevoli ragioni di necessità ed efficacia, hanno poco tempo disponibile.
Il Governo ha potuto misurare, in questi mesi, la lealtà della maggioranza ed indubbiamente del Partito Democratico, ma anche la nostra capacità, la capacità del Parlamento – direi, per restare in tema, la sua flessibilità – di intervenire per migliorare le manovre presentate. La revisione della spesa, infatti, non si esaurisce con questo atto. Questo è già il terzo di un percorso, e la confluenza in itinere, in questo provvedimento, di quello relativo alle dismissioni, ci dice quanto sia impegnativa la strada intrapresa ed ancor più quella che ci attende. Sono, infatti, già annunciati in agenda altri importanti capitoli relativi alle agevolazioni fiscali e a i contributi pubblici. Il Governo colga in positivo il messaggio che vogliamo lanciare qui oggi: rendiamo evidente e trasparente ai cittadini l’intero percorso e gli obiettivi che vogliamo raggiungere. Se i provvedimenti si discutono necessariamente uno alla volta, il disegno complessivo sia chiaro e si gestiscano gli intrecci che si determinano tra i vari capitoli. La trasparenza è alla base della responsabilità e la responsabilità è la capacità di guardare dentro i problemi ed affrontarli per quello che sono davvero. La revisione e la razionalizzazione della spesa pubblica è, infatti, un obiettivo ambizioso, che interferisce con la diffusa rete di servizi pubblici, che assicura una risposta ai bisogni essenziali della popolazione. Per questo motivo non va assolutamente praticata la strada dei tagli lineari, soprattutto quando parliamo di sanità e di patto per la salute, che rappresenta un pezzo forte della spending review. La spesa sanitaria è cresciuta molto, in questi anni, ma complessivamente abbiamo una sanità anche assicura standard internazionalmente invidiabili e invidiati.
Si proceda, dunque, al risanamento, ma si dimostri di essere capaci di distinguere rigorosamente tra sprechi e servizi, tra virtuosi e viziosi (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). L’accordo con le regioni, chiamate alla loro responsabilità dalla produzione di dati certi e dettagliati, non è un limite alla decisione, ma una condizione di praticabilità dell’obiettivo. O, quando parliamo di enti locali, a cominciare dai comuni, così tartassati in questi anni, diciamoci la verità: a cosa serve, in una situazione nella quale si vuole concretizzare uno sforzo collettivo di risanamento, essere vincolati dalla trappola di un Patto di stabilità che impedisce ai migliori di operare e deresponsabilizza i peggiori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
È arrivato il momento, davvero è arrivato, di affrontare insieme questo problema. In questo provvedimento si è operato un intervento calmieratore, ma sono le regole che non vanno. Modifichiamo, riformiamo il Patto, liberiamo i comuni, consentiamo loro di investire per fare manutenzione alle loro scuole, di agire con la dovuta prevenzione e tempestività a fronte del dissesto idrogeologico – e Dio sa quanto ce n’è bisogno – e di pagare i fornitori, immettendo così un po’ di liquidità nel mercato locale.
Infine, voglio richiamare l’attenzione sulla delicata questione dell’università e della ricerca. Non servono molte parole, signori del Governo, a chiarire il concetto. Ieri su Marte è sbarcata un po’ di tecnologia italiana e una immagine di Leonardo. Pochi giorni fa le cronache, non solo scientifiche, si sono occupate del contributo italiano alla scoperta del Bosone di Higgs. Ebbene, il tema è semplice: quale progetto abbiamo per il futuro del nostro Paese? A quale livello competitivo lo vogliamo collocare nel mondo? E, di conseguenza: quanto intendiamo investire per la nostra scuola, per l’educazione dei nostri giovani, per la loro specializzazione universitaria, insomma per il loro futuro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)?
Il Ministro Giarda sa bene che negli anni la spesa pubblica è aumentata in quasi tutte le voci, salvo che nell’istruzione. Dovremmo dunque, anche nel campo della revisione della spesa, saper scegliere le nostre priorità. Il nostro voto favorevole, signor Presidente, è dunque un voto sincero ed onesto, un voto convinto dalla importanza e dalla ineludibilità della strada da percorrere, convinto della linea generale che il Governo Monti porta avanti per far uscire il nostro Paese dal tunnel, ma anche lucido nei problemi da affrontare, negli ostacoli da rimuovere e nelle correzioni di rotta da apportare, un voto rafforzato dall’impegno – che confermiamo – di voler essere protagonisti di questa importante fase di cambiamento e di riforme. Protagonisti, non spettatori (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico e del deputato Mario Pepe (Misto-R-A) – Congratulazioni).

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