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"Bersani: i progressisti non si chiudono nell'autosufficienza", di Maria Zagarelli

E pensare che solo qualche ora prima Pier Luigi Bersani aveva detto che di elezioni anticipate non se ne parlava e che l’agenda del suo partito per costruire il campo progressista procedeva come previsto: ieri l’incontro con il segretario socialista Riccardo Nencini, le lettere inviate ad associazioni e movimenti (oltre mille) con allegata la Carta d’intenti e gli appuntamenti già fissati per fine agosto. Poi, quell’intervista a Mario Monti sul Wall Street Journ al e la frase sullo spread a 1200 se fosse rimasto Berlusconi, la bufera in Parlamento con il Pdl che minaccia di staccare la spina.

Un altro giorno da brivido per la «strana maggioranza» appesa a umori e malumori del Pdl. E allora sarà anche per questo che il segretario Pd non perde tempo, che continua a chiedere di stringere i tempi sulla legge elettorale perché, come ha spiegato anche ieri, non sarà certo il suo partito a provocare il voto anticipato, ma non può garantire per gli altri, quindi è meglio essere pronti.

Intanto Bersani incassa un altro ok, quello dei socialisti, alla Carta d’intenti. «L’incontro con Nencini è andato molto bene – dice – del resto stanno andando bene tutti gli incontri che stiamo avendo. L’obiettivo è un’alleanza larga dello schieramento progressista. Nei nostri incontri dico no al politicismo e mi preoccupo dei dati economici che anche oggi segnalano un’Italia in recessione e sono convinto che questa recessione avrà effetti anche sull’Europa». Positive, per il leader Pd, anche le parole di Pier Ferdinando Casini che sul Corriere della sera di ieri ha spiegato: «Nessuno ci può togliere dalla testa che uno sforzo di risanamento non può essere efficace senza il coinvolgimento attivo di quella metà del Paese che ha un grande insediamento nella società e nel mondo del lavoro».

È vero che il leader centrista ha ribadito la necessità di una grande coalizione per governare la crisi che anche dopo Monti continuerà, ma Bersani guarda al bicchiere mezzo pieno: «Lui è europeista e noi abbiamo bisogno di una linea europeista. Poi, non sempre siamo d’accordo con quel che fa questo governo, ma sull’asse fondamentale di salvare l’Italia, c’è accordo». D’altra parte, continua, «io organizzo il campo dei progressisti. Non sto facendo un’alleanza io, Vendola e Casini. Non intendo che i progressisti, che possono vincerle queste elezioni, si chiudano nell’autosufficienza, voglio che stiano aperti e non facciano regali a posizione pericolose, a chi dice “torniamo alla lira” senza sapere che sta dicendo, o a chi dice non paghiamo i debiti». E ogni riferimento a Berlusconi e Grillo è voluto.

LA TELA DELLE ALLEANZE
E se con Casini il lavoro continua, mentre con Vendola «il discorso è positivo, abbiamo avvicinato le posizioni» su temi concreti dal lavoro ai diritti civili, all’impegno a ricomporre eventuali dissensi secondo la regola del voto di maggioranza nei gruppi parlamentari, con Antonio Di Pietro margini non ce ne sono. «Ha scelto un’altra strada, non è che posso tirarlo… D’altra parte è lui che mi ha descritto come uno zombie», ricorda Bersani.

A chi gli chiede cosa farebbe se Monti alla fine della legislatura si schierasse con il centrosinistra dice che ammazzerebbe il vitello grasso. Se poi fosse Corrado Passera a fare outing? «Io di vitelli ne ho più di uno…». Ed è l’unica battuta ironica di questa giornata agostana, perché per il resto c’è poco da stare allegri. Le notizie sul Pil, la crisi Italia-Germania per la frase del premier sull’autonomia dei governi rispetto ai Parlamenti sulle politiche Ue, l’incidente diplomatico Monti-Berlusconi… «I dati di oggi sono molto preoccupanti per lo stato dell’economia reale dice riferendosi a quel meno 2,5% di Pil – credo che balleremo ad agosto e anche a settembre», e comunque fino a quando in Europa non si compiranno passi certi che fermino la speculazione in corso ai danni dell’euro. Ma anche in Italia servono politiche dì risanamento, la stessa spending review, che pure il Pd ha votato, ha cose che non vanno, che «dovranno essere riviste, e proporremo a Monti di intervenire già in autunno con la legge di stabilità».

A chi ribadisce che l’agenda di Monti dovrà essere riproposta tal quale dal prossimo governo il segretario democratico sembra rispondere indirettamente: «La piattaforma dei progressisti vuole affrontare in modo diverso la crisi». Parole che sembrano dirette anche a Enrico Letta, secondo cui l’agenda Monti dovrà essere cemento del programma di progressisti e moderati.

Quanto all’irritazione bipartisan provocata in Germania da quella frase sui parlamenti detta da Monti nel corso dell’intervista allo Spiegel, Bersani taglia corto: «Quella frase forse poteva essere detta meglio, ma sospetto che tutta questa indignazione in realtà nasconda un piccolo imbarazzo perché Monti ricorda che la Germania a noi non ha dato un giuro, che il fatto che gli spread per noi siano così alti per la Germania è un bel vantaggio e che noi, per solidarietà a Irlanda, Grecia e Portogallo, in proporzione al Pil, abbiamo dato più di qualsiasi altro».

L’Unità 08.08.12