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"Al partito o alla coalizione? Il «premio» divide Pd e Pdl", di Roberto D'Alimonte

Premio al partito o premio alla coalizione? Quando si riaprirà il tavolo della riforma elettorale dopo le ferie estive questo sarà uno dei nodi che dovranno essere sciolti per arrivare all’accordo. Un nodo delicato per i suoi effetti sulla struttura della prossima competizione elettorale e sul suo esito. Infatti farà una bella differenza che il premio venga assegnato al partito o alla coalizione con più voti. Va da sé che chi ha la possibilità di fare alleanze preferisce la seconda soluzione (premio alla coalizione), mentre chi è solo preferisce la prima (premio al partito).
Su questo punto, come su altri, gli interessi dei due maggiori partiti al momento divergono. Il motivo è che il Pd ha dei possibili alleati e il Pdl no. Il 1° agosto Bersani e Sel hanno annunciato un accordo di massima sulla base di una carta di intenti redatta dal leader del Pd. Secondo Bersani questo accordo rappresenta la prima tappa nella «costruzione dell’alternativa di governo». La conseguenza logica è che al Pd vada bene un sistema elettorale che incentiva le alleanze prima del voto. Quindi il premio alla coalizione.
Per il Pdl la questione delle possibili alleanze è più incerta. Al momento il partito di Berlusconi è solo. Quali sono i suoi possibili alleati? Per ora non se ne vedono in giro. La Lega – il suo alleato storico – ha ripetutamente annunciato che correrà da sola alle prossime elezioni. Si vedrà se questa sarà ancora la sua posizione a ridosso delle elezioni. Per ora è così. Le varie liste di centro sono indisponibili a un’alleanza con il Cavaliere. Se il quadro non cambia è possibile che il Pdl punti a un premio dato al primo partito – e non anche alla coalizione – per andare a uno “scontro uno contro uno” con il Pd per la conquista del premio. I dati attuali sulle intenzioni di voto dicono che in un duello del genere il Pdl uscirebbe sconfitto. Ma immaginiamoci una campagna elettorale in cui il Cavaliere farà di nuovo leva sulle paure degli elettori moderati davanti a una possibile vittoria della sinistra. Quanti di questi elettori che oggi sono tentati dall’astensione o dal voto per Grillo tornerebbero sotto le bandiere del nuovo Pdl? Al momento non esiste risposta. Ma la domanda è pertinente. Uno “scontro uno contro uno” tra Pd e Pdl potrebbe scatenare dinamiche imprevedibili. Naturalmente anche il Pd potrebbe avvantaggiarsene. È praticamente certo che l’antiberlusconismo spingerebbe potenziali elettori di partiti minori di sinistra a votare Pd pur di impedire la vittoria del Cavaliere.
In sintesi un premio dato al primo partito favorisce certamente i partiti maggiori polarizzando la competizione su di essi. Questo non vuol dire che il premio dato alla coalizione non generi comunque una competizione incentrata sugli stessi partiti ma avverrebbe in misura minore. Questi partiti non sarebbero i protagonisti solitari della contesa. Infatti, in questo caso, anche il Pdl molto probabilmente non sarebbe più solo. E qui sta una delle ragioni del rinvio della riforma elettorale a tempi in cui il quadro sia più chiaro. Non è affatto certo che il Pdl debba affrontare da solo la prossima sfida con il Pd. Il quadro attuale può cambiare e molto probabilmente cambierà. Per quanto possa essere attraente per certi aspetti l’idea di uno “scontro uno contro uno” il Pdl ha davanti a sé un’altra strada che potrebbe portarlo a preferire la soluzione del premio alla coalizione. È la strada delle liste civiche o liste ad hoc. Un Pdl rinnovato e affiancato da una serie di liste civiche potrebbe forse essere competitivo contro una alleanza Pd-Sel. Anche in questo caso non ci sono oggi dati che possano avvalorare questa affermazione. È solo una ipotesi che serve a far vedere come la questione della riforma elettorale sia strettamente intrecciata agli sviluppi della situazione politica e alla possibile offerta elettorale. Una offerta che è ancora in fase di costruzione.
In queste condizioni è “razionale” che gli attori che devono approvare il nuovo sistema elettorale, e che sono anche quelli che lo devono utilizzare, tendano a ritardarne l’approvazione. Forse a settembre ci saranno novità. In ogni caso una cosa è certa: con il tipo di premio in gestazione la sera delle elezioni si saprà il vincitore ma non con quale coalizione governerà. Infatti, così come stanno le cose oggi e molto probabilmente anche domani, non ci sarà nessuna coalizione e nessun partito in grado di arrivare alla maggioranza assoluta dei seggi. Anche se il premio fosse di 15 punti percentuali né la coalizione Pd-Sel, né una eventuale coalizione Pdl-liste civiche ha una realistica possibilità di superare la soglia del 50% dei seggi. E allora perché i due partiti maggiori dovrebbero legarsi le mani scegliendosi gli alleati prima? La domanda è particolarmente rilevante per il Pd perché oggi è l’unico partito in condizioni di vincere il premio da solo. Correndo da solo non sarebbe poi più libero di trattare la formazione del governo dopo il voto? Alla fine uno “scontro uno contro uno” potrebbe avvantaggiare sia Pd che Pdl. Chissà. Sono scelte difficili. In ogni caso la possibilità che il premio vada alla coalizione non preclude la scelta di correre da soli. Offre solo una opzione in più. Tutto questo per dire come una questione – voto al partito o alla coalizione – che sembra tecnica abbia invece una grande rilevanza politica e sistemica.

Il Sole 24 Ore 10.08.12