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"Ferragosto non fermerà un'estate da record", di Luca Mercalli

Una nuova pulsazione dell’alta pressione africana si sta espandendo sull’Europa centro-meridionale. Questa volta l’apice del caldo non sarà raggiunto al Sud Italia, bensì tra Spagna e Midi francese, e interesserà dunque maggiormente le regioni alpine, fino ad ora rimaste escluse dai calori più intensi delle scorse settimane. Nei prossimi giorni e fino a martedì 21 agosto lo zero termico si porterà a 4500 metri sulle Alpi occidentali, divorando i ghiacciai, e i termometri indicheranno fino a 38-40 gradi dalle pianure dell’Alessandrino alla Romagna e nella Toscana interna, e valori attorno ai 30-35 gradi sulle regioni centro-meridionali.

Ormai dalle prime anticipazioni statistiche, che saranno definitive a fine mese, si può comunque assegnare all’estate 2012 la seconda posizione dopo quella epocale del 2003, che ancora per durata e intensità mantiene un primato poco invidiabile. Caratteristica di questa stagione estiva 2012, più che il raggiungimento di picchi di caldo estremo, è stata la perdurante continuità: sia giugno sia luglio sono stati mesi termicamente ben al di sopra della media, che ora si avviano a essere completati da un agosto analogo. Eppure si diceva un tempo «Agosto inizio d’inverno». Ed era vero che in genere dopo Ferragosto l’estate italiana manifestava i primi segni di cedimento soprattutto su Alpi e settentrione: temporali frequenti, prime imbiancate di neve sulle vette e notti più fresche e rugiadose.

Da una decina d’anni tuttavia non è più così, l’estate tende infatti ad attardarsi fino ad autunno inoltrato e agosto, da mese subordinato a luglio, è diventato gran protagonista dell’estate meteorologica mediterranea. E’ stata infatti la prima decade dell’agosto 2003 la parentesi più rovente della storia italiana degli ultimi secoli, con la simbolica soglia dei quaranta gradi toccata anche nelle aree urbane di Torino, Milano e Bologna, ma pure nel 2009 l’incursione d’aria africana si rinnovò tardivamente, e nei giorni 20-21 agosto si toccarono 40 gradi a Firenze-Peretola, 37 a Verona e 38 a Bologna. E per chi ha la memoria corta pure il 21 agosto 2011 stabiliva un primato di caldo a Firenze, con 40,8 gradi, e quasi 39 nell’Alessandrino.

Pertanto l’episodio attuale si inserisce pienamente nella tendenza recente verso estati più lunghe e più calde, peraltro previste da decenni dai modelli di simulazione numerica del clima come sintomo inequivocabile del riscaldamento globale. In queste condizioni la siccità giorno dopo giorno conquista posizioni: i temporali hanno interessato negli scorsi mesi in modo rilevante solo le Alpi, mentre a sud del Po il deficit di pioggia si fa sentire e il caldo prolungato non fa che aumentare l’evaporazione e le esigenze idriche agricole e civili. Nei prossimi giorni è probabile che di caldo, di carenza d’acqua e di cambiamenti climatici si parlerà molto, poi dalla prossima settimana, con il ritorno di temporali, aria più fresca, e la chiusura delle vacanze tutto verrà presto dimenticato, come accade di solito per le alluvioni, che si presenteranno poi all’appuntamento autunnale.

Eppure la ricerca scientifica internazionale sta apportando elementi sempre più rigorosi e affidabili agli scenari climatici che ci attendono, di cui questi episodi anomali rappresentano per ora casi relativamente gestibili e isolati destinati a infittirsi. Cosa aspettiamo dunque a intraprendere una seria politica di mitigazione e di adattamento? La crisi economica non è una buona scusa per ignorare la severissima sfida ambientale che abbiamo di fronte e che ha bisogno di un grande sforzo di pianificazione a lungo termine per essere efficace.

La Stampa 17.08.12