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"La sfida dell’Emilia al terremoto", di Giulia Gentile

Siamo subito scappati in strada, ma per fortuna questa volta non abbiam fatto in tempo ad uscire di casa che era già tutto finito. Ogni volta si torna a pensare a quello che è successo, ma ormai guardiamo avanti. E ci ripetiamo che è solo qualche scossetta di assestamento». Mario, capelli bianchi e canottiera d’ordinanza per ammazzare i quaranta gradi della “bassa” sanfeliciana, sorride a chi gli chiede se ha avuto ancora paura. Alle 7.42 di ieri mattina, una scossa di terremoto di magnitudo 2.8 e con profondità di 7.2 chilometri, epicentro tra Poggio Rusco e San Giovanni del Dosso, nel Mantovano, e Cavezzo, Medolla, Mirandola, e San Felice sul Panaro, nel Modenese, l’ha fatto scattare in piedi con la stessa velocità di quel drammatico 20 maggio.

A quasi tre mesi dal primo sisma che, fra Bologna, Ferrara e Modena, ha seminato morte e distruzione, la terra non smette di ballare. E se, complice la calura ferragostana, «la voglia di ricominciare non manca», come sottolinea il sindaco di Finale Emilia (Mo) Fernando Ferioli, resta difficile guardare con un sorriso alla leggerezza dell’estate, mentre gran parte dei centri storici porta visibili le ferite delle scosse, e 4300 persone sfidano ancora l’afa in 27 tendopoli. Martedì, l’assessore regionale alla Protezione civile Paola Gazzolo ha annunciato che la giunta del presidente e commissario straordinario Vasco Errani chiuderà i campi entro la fine di settembre, sistemando chi è rimasto senza un tetto in appartamenti sfitti o in container e casette in legno. E a dare forza alle popolazioni colpite dal terremoto oggi arriverà il ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri, che in Prefettura a Bologna presenterà il Gruppo interforze ricostruzione Emilia-Romagna (Girer) contro le infiltrazioni mafiose, prima di partire per un incontro con i sindaci del cratere, e i rappresentanti delle province e delle forze economiche e sociali dell’Emilia-Romagna, fissato per le 15.30 al distaccamento dei Vigili del fuoco di San Felice.

A Cancellieri, l’esecutivo di Errani e i primi cittadini metteranno «fretta per ottenere al più presto ulteriori risorse fondamentali», annuncia l’assessore regionale alle Attività produttive, Gian Carlo Muzzarelli. Ferma a 11.5 miliardi la stima dei danni subìti. Ergo: se 8 sono già stati promessi, «ne servono almeno altri tre e mezzo, per la ricostruzione completa». Inutile dire che, per i primi cittadini, il punto dolente resta sempre quello dei soldi che non ci sono. «Il lavoro di Errani è ottimo – alza le braccia Alberto Silvestri, sindaco di San Felice, ancora ospite con gli uffici del Comune di una tenda nel cortile della Municipale -, ma la preoccupazione è forte e la crisi generale non ci aiuta». Così, «chi da Roma deve “sganciare” i fondi ci penserà su non due volte, ma tre».
Ad oggi, la torre più grande della trecentesca Rocca estense è stata messa in sicurezza, e una parte della zona rossa del centro storico è stata restituita ai cittadini. Ma tante sono ancora le macerie da raccogliere, e su «7 milioni» già sborsati dal Comune per le prime 48 ore di emergenza successive alle scosse più violente, e per i primi lavori di ripristino, da Roma via Regione sono arrivati solo 830mila euro. Come fare? «Purtroppo pagheremo quando ci arriveranno i soldi – sospira Silvestri – non abbiamo alternative». Intanto, per venire incontro alle esigenze di privati e aziende, la Regione ha siglato un accordo con le banche, che anticiperanno a chi ne faccia richiesta (e con un tasso di interessi del 2%) a prima di gennaio i risarcimenti pari all’80% dei danni subiti, garantiti dal governo per gennaio. Nel paese della “bassa” modenese sono rimasti 600 gli ospiti forzati dei tre campi ancora aperti. Mentre a Crevalcore, il comune del Bolognese più colpito dalle scosse, le ultime tende saranno smantellate all’inizio della prossima settimana. «Un lavorone – sottolinea il sindaco Claudio Broglia – considerato che, due mesi fa, le persone senza un tetto erano ben 11150».

Ma se il fronte “casa” avanza a grandi falcate, grazie anche alle tre nuove ordinanze firmate martedì da Errani, incerta resta la regolare riaperture delle scuole il 17 settembre. Ovunque i cantieri per il ripristino degli istituti inagibili sono stati aperti. Ma «penso che sarà molto difficile un avvio regolare dell’anno scolastico – riflette Maria Antonella Rolfini, assessore alla Scuola di Cento (Fe) -: anzi, sarebbe bene ragionare ad una proroga per tutti i paesi del cratere». Intanto, «quello che possiamo aprire lo apriremo, anche per venire incontro alle esigenze delle famiglie». E poi c’è la partita lavoro: molte aziende, compresi i grossi gruppi del Biomedicale intorno a Mirandola (Mo), sono riusciti a fermarsi poco più di un paio di settimane, per poi riprendere la produzione in tensostrutture o in capannoni lontani dall’epicentro, nel cuore l’angoscia di perdere i pochi clienti rimasti in tempo di crisi. Ma per Barbara Antonelli, dipendente della Cps Color di San Felice sul Panaro ed Rsu della Fiom-Cgil, «oltre il 70% delle aziende della zona è ancora fermo, per i lavori di ristrutturazione, le difficoltà della burocrazia, e la mancanza dei fondi» con cui pagare i lavori.

Restano le eccezioni, come la sua azienda, multinazionale scandinava che all’inizio di giugno era già ripartita. E che per recuperare in pieno la produzione persa nelle due settimane di chiusura causa sisma ha assunto tramite agenzia interinale una ventina di operai. «A luglio abbiamo fatturato 700mila euro – sottolinea Antonelli, che causa terremoto vive ancora in un container a Massa finalese (Mo) -: ora ci aspettiamo che la proprietà ci riconosca questo impegno, con delle garanzie a lungo termine sulla volontà di non delocalizzare».

L’Unità 17.08.12