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Monti e il fisco: «Stato di guerra contro chi evade», di Maria Zegarelli

Il vero nemico da abbattere in questa guerra del nuovo Millennio, che è tutta economica, in Italia si chiama evasione fiscale. «Produce un grosso danno nella percezione del Paese all’estero», dice il presidente del Consiglio intervistato da Tempi. «L’Italia si trova in uno stato di difficoltà soprattutto a causa di questo fenomeno e si trova da questo punto di vista in uno “stato di guerra”», spiega il premier, soprattutto perché «la notorietà pubblica del nostro alto tasso di evasione contribuisce molto a indisporre nei confronti dell’Italia quei Paesi ver- so i quali di tanto in tanto potremmo aver bisogno di assistenza finanziaria».

Davanti al persistere della crisi e a una pressione fiscale ormai pesantissima l’evasione resta uno dei maggiori bacini da cui attingere risorse per poter alleggerire il carico che pesa sui soliti noti (richiesta che ormai diventa pres- sante anche dal Pd), quegli «italiani ricchi o medi che sistematicamente non pagano le tasse».

Per questo anche l’uso di «strumenti forti» è giustificato e sarà inevitabile, di conseguenza, vivere momenti «di visibilità che possono essere antipatici», proprio come in guerra.

E ieri il premier, in vacanza a Silvaplana, in Svizzera, ha incontrato il Presidente della Confederazione Elvetiva Eveline Widmer-Schumpf, per uno «scambio di opinioni sulla situazione economica e finanziaria internazionale e sulle sfide che questa pone all’Ue, all’Italia e alla Svizzera», come ha puntualizzato una nota di Palazzo Chigi.

Ed è stata proprio la lotta all’evasione il centro dell’incontro, durante il quale è stato ribadito che l’obiettivo prioritario, «per entrambi i governi» è vincere la battaglia. Dopo un punto sui «lavori in corso e i progressi registrati» nel gruppo di lavoro tra Italia e Svizzera, i due capi di governo hanno confermato la loro intenzione ad affrontare tutte le questioni aperte (soprattutto i depositi italiani nei forzieri svizzeri) «in modo costruttivo» e per le quali sono attese proposte dal gruppo bilaterale di lavoro in autunno.

LE MISURE D’AUTUNNO

Il premier nella lunga intervista annuncia «numerose novità legislative» nel campo della giustizia, dal sovraffollamento delle carceri, alla lentezza dei processi. «Penso – dice – ad esempio, al filtro in appello per le cause civili, all’istituzione di un tribunale per le im- prese, alla riforma del risarcimento danni da eccessiva durata dei processi oppure alla recisione della geografia giudiziaria».

Assicura finanziamenti alla scuola privata, prende le distanze dal federalismo così come inteso dai precedenti governi, «siamo convinti che il federalismo deve essere solidale» e alla domanda se si sente orgoglioso del lavoro svolto risponde: «Orgoglioso di nulla, soddisfatto e grato, della conseguita possibilità di far lavorare per uno scopo convergente forze politiche divergenti». Monti si dice anche convinto di riuscire da qui alle elezioni del 2013 di poter mettere in campo e realizzare tutte «le iniziative in materia di risanamento dei conti pubblici e di contenimento del disavanzo che sono state già decise ma che devono essere attentamente sorvegliate nella loro esecuzione», oltre alla «messa in opera» e «aggiornamento» di alcune riforme strutturali a partire da quella del lavoro.

I prossimi sei mesi, dunque, saranno dedicati ancora alla riduzione del debito, anche attraverso la dismissione di una parte del patrimonio pubblico. «Abbiamo preferito – spiega – nella prima parte di vita del governo concentrarci sulla attività di contenimento del disavanzo e di riforma, mentre adesso che abbiamo compiuto passi che hanno dimostrato all’Europa e al resto del mondo la capacità e la volontà del Paese di operare cambiamenti nel profondo delle sue strutture, è bene accompagnare queste riforme con una riduzione del debito pubblico attraverso la cessione di alcuni attivi».

Escluso un Monti-bis dopo il 2013, «mi rifiuto di pensare che un grande Paese come l’Italia non sia in grado, attraverso libere elezioni, di scegliere una maggioranza di governo efficace e, indirettamente, un leader adeguato a guidarla». Per questo, aggiunge, crede e spera di lasciare Palazzo Chigi a un politico eletto del popolo.

Ma larga parte della lunga intervista il premier la dedica anche ai rapporti con l’Europa, alla necessità di confermare la proposta fatta in sede Ue da Romano Prodi e Quadrio Curzio di trasformare il fondo Salvastati in Fondo Finanziario europeo che emetta eurobond e rilevi così parte dei debiti pubblici nazionali chiedendo agli Stati garanzie. «Questa degli eurobond – dice il premier – è una proposta articolata e intelligente che contiene anche elementi che da tempo il governo italiano ha portato al tavolo europeo. Abbiamo visto tutti che alcuni Paesi (certamente la Germania, ma anche alcuni Paesi nordici) non sono disposti in questo momento a dare il loro consenso agli eurobond. Ciò significa che probabilmente essi verranno ma un po’ più avanti, quando si saranno fatti verso una maggiore messa sotto controllo delle finanze pubbliche dei singoli Paesi da parte delle istituzioni comunitarie».

L’Unità 18.08.12

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Il tesoro da 200 mld sottratto al Paese

Con un’evasione fiscale pari al 18 per cento del Pil (quasi duecento miliardi di euro), a giugno la Corte dei Conti ci dava al secondo posto nella classifica europea dei furbetti delle tasse, secondi solo alla Grecia.

Adesso pare che il sorpasso sugli amici ellenici sia avvenuto. Secondo uno studio commissionato da Contribuenti.it, in fatto di tasse non pagate l’Italia sembra avere una marcia in più: nei primi sei mesi dell’anno, l’evasione sarebbe cresciuta del 14 per cento, spingendo il nostro Paese sulla cima dell’olimpo dei furbi. Ma c’è poco da festeggiare. Vuol dire che l’azione repressiva messa in campo dal governo, con la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Entrate, non ha funto neanche da deterrente. In realtà non è proprio così, perché qualche passo in avanti negli ultimi mesi, e negli ultimi anni, è stato fatto. Secondo l’Agenzie delle Entrate, nel 2011 sono stati recuperate entrate per 11,5 miliardi di euro, mentre dal 2006 all’anno scorso – secondo la giustizia contabile – i miliardi ritornati in cassa sono stati 73. Però non basta.

ZOCCOLO SCALFITO

È sempre la Corte dei Conti, a giugno di quest’anno, a ricordarci che «sul piano della lotta all’evasione e della riscossione coattiva è stato dispiegato uno sforzo straordinario e sono stati conseguiti risultati altrettanto straordinari, ma lo zoccolo duro è stato appena scalfito».

L’Unità 18.08.12

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