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"Dire addio alla carta, la sfida della scuola targata Profumo", di Flavia Amabile

Questa settimana la campanella scolastica suonerà per tutti – o quasi – gli otto milioni di studenti delle scuole italiane. I primi ad andare in classe sono stati i ragazzi altoatesini che hanno iniziato già il 5 settembre. Oggi sarà la volta dei ragazzi della Val d’Aosta, domani a quelli del Molise e mercoledì Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana, Trentino, Umbria e Veneto. Giovedì toccherà a laziali e campani. Venerdì sarà il primo giorno di scuola in Sicilia, mentre gli ultimi ad entrare in classe saranno i ragazzi fra una settimana esatta gli studenti di Sardegna, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna, Liguria, Puglia. Sarà il primo anno messo a punto per intero dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, e l’accento sarà tutto sulla rivoluzione digitale che dovrà portare a bandire il più possibile ogni forma di carta dagli istituti scolastici.
LIBRI
Ogni famiglia spenderà 100 euro in più per i testi
Si spenderanno cento euro in più rispetto allo scorso anno. È l’aumento medio previsto per i libri di testo per l’anno scolastico in apertura dal Movimento dei Consumatori. Se nel 2011 le famiglie avevano speso circa 400 euro per l’acquisto dei libri (compreso l’acquisto di dizionari e articoli per la scuola) ora invece spenderanno 500 euro (dato riferito ai licei, negli istituti professionali la spesa è minore). Per risparmiare i libri si possono anche comprare al supermercato. Da Auchan alla Coop ormai anche i le grandi catene vendono libri scolastici e, secondo un’indagine di Altroconsumo, sono in grado di proporre sconti che vanno dal 15% al 20%.
La grande distribuzione non teme confronti anche sull’acquisto del corredo scolastico. Secondo il Movimento Consumatori per un corredo di marca acquistato negli ipermercati si spendono in media 72 euro a Bari, 79 euro a Roma e 82 euro a Milano contro i 107 euro di Bari, i 119 di Roma e i 132 di Milano se si decide per l’acquisto al dettaglio.
Ma le buone notizie riguardano quest’anno anche le cartolibrerie dove sono in calo i prezzi dei diari non di marca in tutte e tre le città campione (-83% addirittura a Milano), ci sono sconti sui quadernoni non di marca e anche su quelli “griffati”, le offerte sugli astucci senza griffe e un calo fino al 7% dei prezzi degli zaini.
DIDATTICA
Entro 12 mesi programmi multiculturali
Ormai per quest’anno è andata com’è andata, ma dal prossimo qualcosa cambierà nello studio alle elementari e alle medie. Dopo una lunga attesa è stata pubblicata la bozza per i nuovi programmi, che è all’esame del Consiglio di Stato per un parere.
La Lega è ormai un ricordo del passato, elementari e medie del futuro saranno sempre più scuole multiculturali e anche i programmi dovranno rispecchiare questa nuova realtà. Dovrà essere garantita la libertà di religione e dovranno essere previsti percorsi didattici specifici per rispondere ai bisogni educativi di tutti gli allievi. In particolare per gli alunni con cittadinanza non italiana tutti i prof, non solo quelli di italiano, dovranno adattare i programmi alle loro esigenze. E soprattutto i programmi di storia dovranno essere aggiornati per diventare multiculturali.
Cadono molti tabù. Imparare l’italiano significa accettare le basi degli studenti, anche i dialetti, e gli idiomi locali. E comunque vanno tenute in considerazione anche le espressioni «locali», di strada e gergali. Calcolatrici e computer sono caldamente consigliati in matematica.
BIBLIOTECHE
Il rebus dei prof “inidonei”
Sotto i vari tagli della spending review sono finiti anche i docenti inidonei, professori che per motivi di salute fisica o psichica hanno chiesto, ed ottenuto, di non essere più utilizzati per l’insegnamento, professione che richiede un impegno che non sempre si riesce a garantire.
Fino ad ora venivano utilizzati all’interno delle segreterie, di biblioteche scolastiche o in altre mansioni.
A loro scelta, dallo scorso anno, potevano essere inseriti a pieno titolo nelle segreterie diventando a tutti gli effetti «assistenti amministrativi». Con il decreto Spending review di luglio la scelta diventava un obbligo, togliendo quindi posti liberi a chi era nelle graduatorie di assistenti amministrativi ormai da anni. Ma anche privando di sostegno le biblioteche scolastiche. Dopo un mese di proteste, scioperi della fame e lettere che raccontano le storie e il lavoro svolto all’interno delle scuole da questi prof che lontani dall’insegnamento in classe riescono a svolgere laboratori di approfondimenti preziosissimi nelle biblioteche scolastiche, il ministro ha promesso di approfondire la questione per arrivare a una soluzione.
SUPPLENTI
In ritardo le nomine di 50 mila sostituti
Anche quest’anno, al 31 agosto, ci sono circa 50mila supplenti in attesa di conoscere il proprio destino. Il ritardo nelle nomine è uno dei problemi cronici della scuola italiana. L’organico di diritto dei docenti per il prossimo anno scolastico, secondo i dati della Flc Cgil, è di 600.839 persone, a cui vanno aggiunti 63.348 insegnanti di sostegno, per un totale di 664.187 docenti. Ma di fatto la scuola ha 625.878 docenti, cui vanno aggiunti 90.469 di sostegno, per un totale di oltre 716mila insegnanti. In pratica, significa che poiché non è stata realizzata la stabilizzazione dell’organico, ogni anno a settembre i dirigenti scolastici devono chiamare 50mila supplenti, tra cui 30mila insegnanti di sostegno, per sopperire ai vuoti nelle classi. Il primo passo è chiamare dalle graduatorie a esaurimento, dopodiché, nel caso di mancate disponibilità sufficienti, si passa al personale precario delle graduatorie d’istituto. Vanno a rilento anche le nomine dei 21mila nuovi docenti immessi in ruolo quest’anno.
SICUREZZA
Troppi gli istituti a rischio sisma
Solo il 45% delle scuole ha un certificato di agibilità statica contro il 97% della Germania, il 94% della Francia, il 92% dell’Inghilterra, l’88% della Spagna, il 77% della Polonia, il 71% del Portogallo, il 62% della Romania, il 58% della Bulgaria e il 52% della Grecia. Sono i dati contenuti in uno studio di KRLS Network of Business Ethics. Quello dell’edilizia scolastica è uno dei problemi principali delle scuole alle prese con una cronica mancanza di fondi. Quest’anno per la prima volta un sindaco ha disposto con un’ordinanza di non aprire le scuole materne, elementari, medie e superiori della città, Campobasso, per la mancanza del certificato di prevenzione degli incendi. Una situazione che – ha spiegato il sindaco – è comune a circa 48 mila scuole in Italia. Il Codacons, infatti, ha chiesto ai sindaci di tutt’Italia di «chiudere gli istituti scolastici non a norma e di rinviarne l’apertura a data da destinarsi». Una richiesta bocciata dal ministro dell’Istruzione Francesco Profumo: «Credo che le scuole debbano essere aperte».
STRANIERI
Il 9% degli alunni è figlio di immigrati
Il record di stranieri in classe resta alla scuola statale «Lombardo Radice» nel quartiere multietnico di San Siro a Milano dove su 19 alunni, 17 sono figli di immigrati e non hanno la cittadinanza italiana. Ma la presenza dei bambini stranieri è in crescita un po’ ovunque anche quest’anno, almeno negli istituti statali. Sono un esercito di 254.644 bambini, pari al 9% del totale della popolazione scolastica, secondo gli ultimi dati Miur relativi allo scorso anno. Al primo posto l’Emilia Romagna dove sono stranieri complessivamente 31.359, di cui 31.011 nelle scuole statali, pari al 16,9% degli iscritti alla scuola pubblica primaria. Nelle paritarie la percentuale scende al 2,9%. In Liguria gli stranieri arrivano quasi al 12%, in Friuli Venezia Giulia sono circa il 10% degli iscritti alla primaria. Nelle scuole valdostane, invece, sono 540 alunni non italiani su un totale di 5.847 iscritti. Nell’ultimo decennio l’aumento più significativo ha riguardato le scuole secondarie di secondo grado passate dal 14% del 2001/2002 al 21,6% del 2010/11.
La Stampa 10.09.12
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La denuncia di Skuola.net: “Le tecnologie ci sono ma i prof non sanno usarle”
Secondo Skuola.net la metà delle aule informatiche non viene usata
La scuola italiana si prepara ad una grande rivoluzione digitale, verrà annunciata mercoledì prossimo dal ministero, ma intanto da una indagine condotta dal sito Skuola.net la realtà presente per il momento nelle scuole italiane è ancora la stessa di sempre, con uno zoccolo duro di prof decisamente refrattari all’introduzione di ogni tipo di tecnologia e una serie di sprechi particolarmente irritanti in epoca di spending review.
Prendiamo un aspetto semplice come l’aula computer. Dall’indagine risulta che quasi la metà delle scuole medie degli studenti che hanno risposto alle domande ha un’aula computer ma non viene usata. Il 41% dà questa risposta e un altro 8% precisa che non viene usata perché «i prof non sanno usare il computer». Alle superiori la percentuale cala ma non di molto, siamo sul 40% in totale, di cui il 9% è formato da ragazzi che ammettono che i loro prof non sanno usare il pc.
Oppure prendiamo le lavagne multimediali «Lim». Acquistarle costa un bel po’ di soldi e andrebbero usate in tutte le lezioni. Eppure alle medie il 17% ce l’ha nella propria scuola, ma non la usa (il 4% perché i prof non la sanno usare). Alle superiori la percentuale sale al 21%. Ma solo il 6% la usa ogni giorno alle superiori e il 16% alle medie.
Quasi la totalità dei ragazzi di medie e superiori (il 97%) dichiara di non utilizzare alcun pc o Ipad per le lezioni.
Oppure, ancora, quante sono le scuole dotate di wi-fi libero e gratuito per permettere agli studenti di accedere e partecipare alle lezioni con i propri mezzi? Solo una su tre. Quando a capo del ministero dell’Istruzione c’era ancora Mariastella Gelmini, fu inaugurata un’iniziativa che prometteva di portare una prima, piccola rivoluzione nelle scuole e nelle famiglie. Si chiama «Scuola Mia», è un portale attraverso il quale le famiglie possono richiedere e ricevere informazioni sull’andamento scolastico dei propri figli. Il portale infatti mette in comunicazione famiglie e scuole italiane. Il suo motto è: «La scuola è arrivata a casa tua! Con i nuovi servizi online scuola e famiglia sono ancora più vicine».
Dall’indagine risulta che, a due anni dal varo, i due terzi dei ragazzi non sa se la propria scuola sia registrata sul portale, un segno che anche questo strumento non è usato. Circa il 15-16% dichiara che la scuola non è registrata. Insomma, gli istituti presenti sul portale in modo certo, secondo l’indagine, sono circa 1 su 10.
«I nostri studenti sono nativi digitali – spiega Daniele Grassucci, responsabile di Skuola.net – e quindi sentono sempre più impellente la necessità di usare anche a scuola le nuove tecnologie: più della metà degli intervistati pone come priorità il miglioramento della dotazione tecnologica, prima ancora dell’edilizia scolastica e del potenziamento del corpo docenti. I dati parlano chiaro, in quasi metà delle scuole ci sono le aule computer, ma non vengono utilizzate, mentre solo uno studente su dieci dichiara di utilizzare quotidianamente la «Lim». Insomma, non siamo all’età della pietra, ma si può e si deve fare di più. A partire dalla disponibilità della connessione a Internet wi-fi in tutte le scuole: solo uno studente su tre dichiara di averne accesso.
La Stampa 10.09.12