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"Perdiamo mille posti di lavoro al giorno", di Massimo Franchi

«Mille posti al giorno». Nella ridda di dati sulla disoccupazione, quello usato da Luigi Angeletti ha il pregio comunicativo di essere conciso e di riassumere efficacemente la drammaticità della situazione: «Ci aspetta un autunno drammatico, la perdita di posti di lavoro non si arresterà, ci aspettano mesi peggiori ha detto di quelli che sono passati». Il segretario generale della Uil ne parla alla vigilia della ripresa autunnale e dell’incontro di palazzo Chigi con Mario Monti e il governo sul tema della produttività. Proprio sul confronto di domani Angeletti si è detto poco ottimista: «Servono risorse economiche e politiche ha detto il leader Uil il governo non ha nessuna delle due. Non ha soldi e non ha, a fine legislatura, la forza politica per cambiare le norme». Il centro del confronto di domani dovrebbe essere comunque su come dare slancio alla produttività del lavoro con l’invito del governo anche ai sindacati (come alle imprese nell’incontro di mercoledì 5) di lavorare a un patto che il governo potrebbe poi sostenere con agevolazioni fiscali. Ma il governo ha già avvertito che le risorse per le agevolazioni saranno molto limitate. Sul tema Angeletti rinnova la richiesta di calo della tassazione del lavoro: «La vera rivolta fiscale la devono fare i lavoratori dipendenti che le tasse le pagano prima di prendere lo stipendio attacca . Tutte le risorse recuperate dall’evasione devono esser utilizzate per ridurre le tasse a chi le paga».

CONFRONTO IN CGIL La settimana sindacale si apre comunque oggi con il Direttivo della Cgil. L’attesa mediatica è tutta per la questione “sciopero generale”, ma nella relazione introduttiva Susanna Camusso affronterà i temi dell’attualità politico-economica, le critiche al governo e alla riforma Fornero e le proposte alternative della Cgil, a partire dal “Piano per il lavoro”. Se la sinistra interna guidata dalla Fiom chiede di fissare la data di «uno sciopero generale che abbia un carattere riunificativo delle iniziative aperte», la segreteria invece punta forte sul valore di «prova generale» dello sciopero dei lavoratori pubblici fissato per venerdì 28 settembre. La macchina organizzativa della Cgil si sta spendendo molto per la riuscita della mobilitazione che riveste un valore ancora più grande in quanto è stato indetto assieme alla Uil e al quale parteciperà anche l’Ugl.

PUBBLICI COME PROVA GENERALE Proclamare uno sciopero generale prima di quella data depotenzierebbe la protesta e le ragioni della mobilitazione dei lavoratori pubblici contro la Spending review e i tagli del 10 per cento alle piante organiche di tutti gli uffici. D’altro canto, fissare una data vicina significherebbe chiedere agli stessi lavoratori di rinunciare a due giornate lavorative nel giro di poche settimane. Nonostante la Cgil non si aspetti molto dall’incontro con il governo, Camusso ribadirà la richiesta di una «svolta» in politica economica e sul tema della produttività rilancerà la richiesta di applicare l’accordo del 28 giugno, rimasto lettera morta e che puntava sulla contrattazione aziendale accanto ad una specifica del ruolo del contratto nazionale e normava rappresentatività e certificazione degli iscritti. La discussione si annuncia profonda e per questo motivo non si esclude di proseguirla anche domani. La minoranza punterà sulla richiesta di mobilitazione sui referendum abrogativi dell’articolo 8 e delle modifiche all’articolo 18 proposti dal Sel e Idv su cui la Fiom ha anticipato che raccoglierà le firme. È il giorno della protesta nella capitale. Tenuta in piedi da un filo di speranza. Il giorno dei cinquecento lavoratori, diretti e indiretti, dello stabilimento Alcoa di Portovesme e dei numerosi amministratori del Sulcis Iglesiente che oggi sbarcheranno a Roma per difendere il lavoro. L’attenzione è tutta per l’incontro che si svolgerà a mezzogiorno al Ministero dello sviluppo economico. Al tavolo del Mise si dovrà discutere, come spiega Salvatore Cherchi, presidente della provincia di Carbonia Iglesias, «dell’accordo siglato il 27 marzo scorso a Roma con Alcoa». Che tradotto significa discussione sul futuro dello stabilimento di Portovesme che l’Alcoa vuole chiudere. «Chiederemo ad Alcoa un atto di responsabilità e di distensione argomenta Cherchi tanto più motivati perché la situazione non è irreversibile e senza prospettive». Il riferimento di Cherchi è alla manifestazione di interesse condizionato ( energia, infrastrutture e numero maestranze) per l’acquisizione dello stabilimento che la Glencore ha presentato al Governo ma non ad Alcoa. La speranza e la richiesta dei sindacati e dei lavoratori è che cessi la fermata degli impianti dello smelter di Portovesme e che il Governo si pronunci sui tre punti. Quanto sia importante il vertice lo sanno bene gli operai che da Portovesme partono per viaggiare tutto il pomeriggio sino a Olbia dove è previsto l’imbarco per Civitavecchia. Il raduno dei lavoratori è alle 16.30 a Portovesme. «C’è una speranza, ma anche tanta preoccupazione dice Renato Tocco, operaio del reparto fonderia da 24 anni se si ferma lo stabilimento noi siamo morti. Per questo motivo chiediamo al Governo di fare la sua parte». Quale sia la parte da svolgere lo spiega senza mezzi termini Franco Bardi, segretario della Fiom Cgil:. «La speranza è l’ultima a morire anche se non sono rassicuranti le dichiarazioni del ministro Passera rilasciate in questi giorni, ci auguriamo che da parte sua ci sia un impegno forte». In che modo? «Deve intervenire ed far si che si blocchi la fermata degli impianti». Il sindacato, per evitare e prevenire eventuali infiltrazioni intanto ha organizzato anche un servizio d’ordine per la manifestazione. Rino Barca, segretario Fim Cisl porta con sé un centinaio di bandiere, serviranno per colorare il corteo. «Siamo preoccupati ma anche determinati dice chiediamo risposte». Il ministro Corrado Passera non ha la formula magica, dice che «ci vorranno mesi per trovare una soluzione»

C’È ANCHE IL SINDACO ZEDDA A Portovesme arriva anche il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, porta solidarietà e sostegno. «Ho voluto salutare i lavoratori spiega perché non partiranno da Cagliari e domani ho un altro impegno istituzionale». Il sindaco di Cagliari, che già a febbraio aveva manifestato attenzione per la protesta degli operai del Sulcis e la scorsa settimana aveva portato la sua solidarietà ai minatori in occupazione a Nuraxi Figus spiega i motivi della sua presenza e del suo sostegno. «Non si può parlare di crescita e sviluppo di Cagliari dice se negli altri territori della Sardegna c’è il deserto economico e industriale». I lavoratori salgono sugli autobus. Con loro ci sono anche alcuni dei sindaci della provincia di Carbonia Iglesias, consiglieri comunali. Sfileranno e marceranno a fianco ai lavoratori con la fascia tricolore. «Una parte degli amministratori viaggerà con noi spiega Franco Porcu, sindaco di Villamassargia e portavoce del movimento gli altri arriveranno domani o stanotte in aereo». Il fronte in difesa della fabbrica è compatto. «Non possiamo permettere che la provincia più povera d’Italia possa perdere un solo posto di lavoro prosegue la nostra mobilitazione sarà forte e determinata». Qualcuno nella capitale ci è arrivato da ieri mattina in aereo. «Non c’erano posti spiega al telefono Alberto Cacciarru che è anche un delegato Cgil abbiamo quindi deciso di anticipare la partenza». Questa mattina a Roma arriveranno anche gli altri amministratori locali. In tutto saranno oltre cinquecento, sfileranno in una Roma blindata. In marcia per il lavoro. …

L’Unità 10.09.12