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“Disoccupati, nuovo record. Meno inflazione a ottobre”, di Laura Matteucci

Sempre più disoccupati. A settembre è stato raggiunto il nuovo record dal gennaio del 2004: sono quasi 2,8 milioni di persone, in aumento del 2,3% su agosto (62mila). L’aumento è relativo prevalentemente agli uomini, e su base annua è pari al 24,9% (554mila unità). Il tasso di disoccupazione si attesta al 10,8%, in aumento di 0,2 punti percentuali rispetto ad agosto e di 2 punti nell’anno. Il tasso di disoccupazione dei 15-24enni vola al 35,1%, in aumento di 1,3 punti percentuali rispetto al mese precedente e di 4,7 punti in un anno. Si tratta di oltre 600mila ragazzi senza lavoro. Il numero di inattivi tra i 15 e i 64 anni risulta sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente, con un tasso al 36,3%, in calo dell’1,3 su base annua. Di fatto, si resta in attività più a lungo, ma in assenza di creazione di nuovi posti si riducono le possibilità di trovare impiego per i più giovani. L’Istat certifica una volta di più la priorità della questione lavoro. Di fatto, il numero di coloro che un posto lo avevano va diminuendo. Allo stesso tempo si riversa sul mercato, con poco successo, una folta schiera di persone che in passato potevano permettersi di andare avanti senza un impiego. I nuovi senza lavoro sono persone che hanno perso il posto (57mila rispetto ad agosto) o che, dopo essersi mantenuti ai margini del mercato, sono state costrette dalla crisi a uscire allo scoperto. Si tratta quindi di ex inattivi, coloro che né hanno un posto né lo cercano: il loro numero infatti cala di oltre mezzo milione, probabilmente casalinghe o studenti che hanno deciso di mettersi in cerca di un impiego. Il tasso di disoccupazione maschile, pari al 10,1%, cresce nel confronto con agosto di 0,4 punti percentuali e di 2,2 punti nei dodici mesi; quello femminile, all’11,8%, resta invariato rispetto al mese precedente e aumenta di 1,6 punti rispetto a settembre 2011. Dati che non possono che allarmare i sindacati, che tornano a chiedere un «piano straordinario per l’occupazione». Per la Cgil è «l’avvitamento tra austerità e recessione» che «sta mettendo in ginocchio il Paese». I giovani della Cgil commentano: «Non serve alimentare inutili conflitti generazionali: la priorità è quella di creare nuova e buona occupazione». In tutta Europa, proseguono, «si discute della youthguarantee nell’accesso al lavoro dei giovani ed è ora che diventi una priorità anche per noi». È per questo, ricordano, che «scenderemo in piazza il 14 novembre nella giornata di mobilitazione europea della Ces, sostenuta con lo sciopero generale della Cgil, “per il lavoro e la solidarietà contro l’austerità”». Non è solo l’Italia, comunque, a segnare record sul fronte disoccupazione, altrettanto fa l’Europa: nei Paesi dell’Unione il tasso tocca l’11,6%, un nuovo picco. Nell’intera Europa la valanga dei senza posto è ormai inarrestabile: sono 25,7 milioni.
SFUMAL’EFFETTO IVA Migliori le notizie sul fronte dei prezzi. Il tasso di inflazione di ottobre è in frenata, calando al 2,6% annuale dal 3,2% di settembre. Su base mensile i prezzi al consumo restano fermi. Il rallentamento coinvolge gran parte dei prodotti, scontando anche un favorevole confronto con ottobre 2011, quando ai forti rialzi aveva contribuito l’aumento dal 20% al 21% dell’Iva ordinaria. Quella di fondo, calcolata al netto dei beni energetici e degli alimentari freschi, scende all’1,5% dall’1,9% di settembre. Al netto dei soli beni energetici, la crescita tendenziale rallenta all’1,6% (+2,0% nel mese precedente). Rispetto a un anno fa il tasso di crescita dei prezzi dei beni scende al 3,3%, dal 4,1% di settembre, e quello dei prezzi dei servizi rallenta all’1,7% (era +1,9% a settembre). Quanto al carrello della spesa, i prezzi dei prodotti acquistati con maggiore frequenza, risultano invariati su base mensile, mentre il tasso di crescita su base annua scende al 4% dal 4,7% di settembre. L’inflazione acquisita per il 2012 si conferma al 3%. Per l’Ufficio studi Confcommercio il ridimensionamento dell’inflazione sottolinea come questa sia stata sostenuta negli ultimi mesi, oltre che dalle importazioni di prodotti energetici, dai continui interventi dell’operatore pubblico in materia di imposte indirette e di prezzi dei servizi di pubblica utilità. «La fine dell’effetto statistico dell’innalzamento dell’Iva dello scorso anno prosegue Confcommercio ha riportato il tasso al di sotto del 3%». «E alla luce di queste dinamiche è la conclusione è evidente che il previsto intervento sull’Iva a luglio 2013, che interessa l’80% dei prodotti acquistati, rischia di creare un elemento di forte turbativa in un contesto ancora critico per le famiglie che risentono gravemente della riduzione dei livelli occupazionali».
L’Unità 01.11.12