attualità, politica italiana

“Costi della politica, governo battuto 3 volte”, di Bianca Di Giovanni

Il decreto ribattezzato «anti-Batman» si trasforma in un vero calvario per il governo. In un solo pomeriggio l’esecutivo è stato battuto tre volte nel voto in commissione (Bilancio e Affari costituzionali in seduta comune), su tre proposte che riguardano l’affidamento dell’esattoria a Equitalia da parte dei Comuni, sulle penali dei municipi in caso di estinzione anticipata dei mutui, e sull’anticipo della Cassa depositi e prestiti per il versamento dei tributi dei lavoratori colpiti dal terremoto. Tre scivoloni, uno dietro l’altro. A dirla così sembra proprio un «tutti contro Monti». In realtà le cose sono andate in modo più complesso, e forse un esito diverso sarebbe stato impossibile.
Che la vicenda sia stata più un «divorzio consensuale» (come la definisce a caldo il sottosegretario Giampaolo D’Andrea) che una rottura «cruenta» lo dimostra il voto finale: il testo è passato con il sì di tutta la maggioranza, e con l’astensione leghista. Quanto all’Idv, non ha fatto notare la sua presenza. E la cosa è degna di nota, visto il tema del provvedimento. Insomma, «il governo può essere soddisfatto – continua D’Andrea – Quello che è accaduto si sarebbe potuto evitare, ma si tratta solo di un incidente di percorso. Su molti punti eravamo d’accordo con i deputati, ma avevamo indicazioni precise dagli uffici tecnici che un governo non può ignorare».
GIÀ SI PARLA DI FIDUCIA
Lunedì il provvedimento sbarcherà in aula, e molti si aspettano la richiesta di fiducia. Visti i «njet» degli uffici tecnici, il timore dei deputati è che nel maxiemendamento non compaiano le parti votate ieri. Anche se finora in tutti i voti di fiducia il governo ha rispettato le indica- zioni della commissione.
L’emendamento su Equitalia, presentato dalla lega nord, è passato con il voto contrario del solo Pd, che ha seguito le indicazioni del governo. Il testo prevede che Comuni ed enti locali potranno potranno revocare a Equitalia e alle società partecipate la gestione della riscossione dei tributi. Il Carroccio canta vittoria, e il suo leader Roberto Maroni arringa il suo popolo: «Questa è la Lega che mi piace». Ad aprire la serie di «tonfi» è stato
tuttavia un emendamento del Pd, a firma di Simonetta Rubinato (passato con il sì di Pd, Pdl, Lega e astensione dell’Udc), anche se ancora la Lega aveva presentato un testo analogo. La norma prevede che «i Comuni che procederanno all’estinzione anticipata dei prestiti entro il 2012, usufruendo dell’alleggerimento del vincolo del patto di stabilità (stabilito dal decreto 174) – spiega Rubinato – non dovranno pagare le eventuali penali previste dalla Cassa Depositi e Prestiti. Se si sono trovati 590 milioni di copertura per il 2012 per i Comuni in pre-dissesto a maggior ragione si dovrebbero trovare per i Comuni che cotribuiscono alla riduzione dell’indebitamento del Paese». In questo caso le perplessità del governo erano relative al ruolo della Cassa, che deve seguire le stesse norme di una banca privata, pena il rischio dell’apertura di una procedura di infrazione da parte dell’Ue. Almeno questo risulta agli uffici tecnici, che ieri non si sono potuti consultare per un approfondimento. È molto probabile che lunedì si richieda una relazione tecnica accurata. Di fatto, se si riterrà che in questo modo alla cassa si imputerà un aiuto di Stato, si corre il rischio che quei debiti (oggi esclusi dal perimetro pubblico) rientrino nei parametri di Maastricht. Questo sostengono i tecnici dell’Economia, ma sulla materia evidentemente non c’è unità di vedute.
Anche sulla questione terremoto so- no state le obiezioni tecniche a provoca- re la frattura. L’emendamento sposta al 30 giugno 2013 il pagamento delle imposte e dei contributi per i cittadini dei comuni del «cratere» del sisma, cioè i comuni di Emilia Romagna e Lombardia. In realtà la proposta è più complessa: la Cassa depositi e prestiti dovrebbe anticipare i pagamenti, che verrebbero restituiti in tre rate dal primo luglio 2013 fino a metà 2014. Gli interessi sarebbero reperiti attraverso il fondo di 6 miliardi già creato per le imprese. «Siamo molto insoddisfatti per il no del governo – dichiara Maino Marchi – perché si tratta davvero di poche risorse». Ma sui numeri non c’è intesa: la Ragioneria si tratterebbe di 140 milioni di interessi, mentre per i deputati di appena 3 milioni. Il sottosegretario Gianfranco Polillo avanza due ipotesi per procedere: se si scoprirà che l’emendamento non è coperto «o non si metterà nel maxiemendamento, sul quale il Cdm deciderà di porre la fiducia oppure la Ragioneria non lo bollinerà facendolo modificare al Senato». E sulla discordanza delle cifre Polillo chiosa: «Sono chiare le pressioni di natura elettorale». Ma il Pd replica: «Emendamento sacrosanto, altro che pre-elettorale».
L’Unità 03.11.12