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"Studio, lavoro e ricerca. La Sapienza è donna", di Raffaella Troili

Vanno veloci eppure brillano le ragazze della Sapienza. Si laureano in fretta, prevalgono in termini numerici nelle facoltà, stravincono – o meglio stracciano la controparte – quando si parla di voti, tempi, lauree. Non è una tendenza nuova, è ormai un andamento decennale. Al contrario le docenti ordinarie vanno avanti adagio, un punto percentuale l’anno, dal 14 per cento al 28 in dieci anni, il ché vuol dire che per arrivare almeno al 50 per cento toccherà attendere altri 25 anni. Insomma: vivaci le studentesse, apparentemente immobile il corpo docente, stabili con puntate verso l’alto le amministrative. E dati di difficile lettura. Fanno intravedere scenari futuri più rosei, mettono in luce tutte le difficoltà che ancora son destinate a incontrare le donne per affermarsi nella vita lavorativa.
A raccontarli è uno studio sugli equilibri di genere a cura del Nucleo di valutazione di Ateneo, promosso in collaborazione con l’Osservatorio interuniversitario di genere delle università pubbliche di Roma. Sarà presentato lunedì durante una tavola rotonda esponenti della cultura, della scienza, dell’imprenditoria. «Come vedo le donne? In movimento, hanno titoli molto elevati, mirano a raggiungere ciò che è giusto, attraverso quelle che sono le nostre caratteristiche: rigore, passione, equilibrio», spiega la professoressa Gabriella Salinetti, del Nucleo di Valutazione di Ateneo, che terrà una relazione dal titolo «Genere: donna, sapiente».
Dall’analisi si vede chiaramente che le donne prevalgono nelle facoltà, sono quasi pari tra i ricercatori (45%) ma le percentuali si abbassano quando si va a vedere associati e ordinari. Una crescita costante ma contenuta che evidentemente è soggetta a fattori diversi da quelli che guidano il percorso universitario e di ricerca (esempio: i concorsi che non si fanno, l’abolizione dei fuori ruolo). La composizione degli ordinari presenta altre peculiarità: tutta la fascia sopra i 62 anni è pressoché in mano agli uomini, «questo vuol dire – interviene Salinetti – che tra sette anni il 50 per cento dei docenti è pensionato e fuori dalla Sapienza. E questo vuol dire un grosso problema indipendentemente dal sesso». Eppure le previsioni anche tra sette anni non modificano l’attuale scenario: solo il 28 per cento degli ordinari si prevede che saranno di sesso femminile. Ancora: le docenti prevalgono nelle facoltà umanistiche e sociali (54%) ma il 34 per cento avanza in quelle scientifico/tecnologiche, in assoluto sono numericamente maggiori in quest’ultimo ambito; lo stesso per le studentesse (il 63% nelle scienze umanistiche e sociali; 52% in quelle scientifico/tecnologiche). Quanto ai progetti di ricerca presentati e finanziati dalla Sapienza con fondi di ricerca il dato è curioso e un po’ inquietante: nel rapporto numero progetti presentati/finanziati prevalgono le donne, ma vanno in svantaggio quando si analizza il finanziamento medio ottenuto. Tornando agli immatricolati, nel 2010/2011 le donne erano il 57% donne. Il divario si accentua con i laureati: 62% donne, 38% uomini. «E’ così da dieci anni, dal momento del diploma sono di più e più preparate». Prevalgono in tutte le facoltà, da Medicina a Architettura, da Economia a Giurisprudenza. Più uomini solo a Ingegneria e Scienze statistiche. Il 64% sono immatricolate eccellenti (da 100 e lode), si laureeranno prima, con voti migliori, in media sul 102,5 contro il 100,7.
Il Messaggero 03.11.12