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“Così l’inflazione sta tagliando le tredicesime”, di Valerio Raspelli

Non bastasse l’Imu, le notizie per i contribuenti italiani sono sempre peggiori. Per i regali di Natale i lavoratori dipendenti si troveranno infatti una tredicesima più leggera. A calcolare il taglio è la Cgia di Mestre: un operaio specializzato, con un reddito lordo di 20.600 euro, si troverà con una decurtazione di 21 euro, mentre un impiegato, con un imponibile Irpef annuo di 25.100 euro, perderà 24 euro. Proporzionalmente uguale la decurtazione per un capo ufficio, con un reddito lordo annuo di 49.500 euro, che perderà di 46 euro rispetto alla tredicesima del 2012. L’associazione degli Artigiani e piccole imprese spiega che il taglio è dovuto al differenziale negativo tra gli aumenti retributivi e il tasso d’inflazione. «Purtroppo sottolinea il segretario della Cgia di Mestre Giuseppe Bortolussi quest’anno l’inflazione è cresciuta più del doppio rispetto agli aumenti retributivi medi maturati con i rinnovi contrattuali. Se nei primi 9 mesi di quest’anno il costo della vita è cresciuto del 3,1%, l’indice di rivalutazione contrattuale Istat è salito solo dell’1,4%. Pertanto, nei primi 9 mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011, il potere d’acquisto dei lavoratori dipendenti è diminuito». Dall’Ufficio studi della Cgia si fa notare che le retribuzioni del 2012 sono state “ritoccate” all’insù grazie all’applicazione dell’indice di rivalutazione contrattuale Istat che è aumentato dell’1,4%. Dopodiche, il valore delle tredicesime riferite al 2012 è stato deflazionato, utilizzando l’indice generale dei prezzi al consumo delle famiglie di operai e impiegati cresciuto, secondo l’Istat, del 3,1%. Non essendo ancora disponibile la variazione annua riferita a tutto il 2012, i due indici sopra descritti sono stati calcolati sulla base del confronto ottenuto tra i primi 9 mesi dei due anni.
«DETASSARE LE TREDICESIME» Per evitare che lo shopping natalizio si riveli un flop annunciato viene lanciata la proposta al governo di detassare una quota parte della tredicesima. «È vero che le risorse sono poche continua Bortolussi ma un taglio del 30% dell’Irpef potrebbe costare alle casse dello Stato tra i 2 e i 2,5 miliardi di euro. Un mancato gettito che, probabilmente, potrebbe essere coperto attraverso un’attenta razionalizzazione della spesa pubblica. Per contenere ancor più la spesa, si potrebbe concentrare la detassazione solo sui redditi più bassi». Secondo le stime un taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio. Un eventuale taglio del 30% dell’Irpef che grava sulle tredicesime lascerebbe nelle tasche di un operaio 115 euro in più, 130 euro in quelle di un impiegato e oltre 315 euro in quelle di un capo ufficio. La proposta era stata lanciata a fine estate da Susanna Camusso e la Cgil. Ma non è mai stata valutata del governo e nessuna discussione in merito è stata portata avanti nella discussione sulla legge di Stabilità: nessun emendamento è stato finora presentato in questo senso. Per il segretario generale della Cgil «l’aumento dell’Iva colpisce le fasce più povere» mentre «serve una riduzione vera del carico fiscale sui lavoratori: bisogna detassare le tredicesime utilizzando le risorse della lotta all’evasione». «Visto l’avvicinarsi del Natale sostiene Bortolussi mai come in questo momento abbiamo la necessità di lasciare qualche soldo in più nei portafogli delle famiglie italiane. Ricordo che a dicembre bisognerà pagare il saldo dell’Imu e una serie di bollette molto pesanti. Pertanto, se non ci sarà qualche provvedimento a sostegno delle famiglie, prevedo che i consumi natalizi saranno molto modesti, con effetti economici molto negativi per i bilanci degli artigiani e dei commercianti».
L’Unità 04.11.12