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"La burocrazia frena la ricostruzione", di Ilaria Vesentini

«Le norme e la burocrazia per la ricostruzione non sono semplici, così come non lo è la procedura per la richiesta dei contributi Sfinge. Ma non ci sono alternative. Bisognerebbe cambiare l’Italia per affrontare con burocrazia zero il problema del post sisma». Le parole di Giuliana Gavioli, responsabile del settore biomedicale di Confindustria Modena (nonché dg di BBraun Avitum, big del distretto di Mirandola martoriato dal sisma) sono la sintesi perfetta della distanza incolmabile tra l’utopia di eliminare perizie e autorizzazioni che reclamano i piccoli imprenditori emiliani terremotati e l’iter per gli aiuti stabilito dal commissario straordinario, nel solco della legislazione nazionale ed europea (ma con il meccanismo intermediato dalla Cassa depositi e prestiti, per non toccare il bilancio statale, che ha contribuito a generare confusione). Un gap che spiega il magro risultato incassato dalla prima misura concreta di aiuto alle popolazioni emiliane, quella per la dilazione fiscale: appena 750 milioni di euro richiesti contro i 6 miliardi per la moratoria stanziati dalla Cdp. E spiega anche perché giovedì scorso, di fronte alla piena disponibilità dei 6 miliardi per la ricostruzione a fondo perduto, ancora non c’era una domanda pronta per incassare il finanziamento. Anche se ogni ora che passa – precisa la Regione – va salendo il numero di domande Sfinge completate.
Artigiani, commercianti e agricoltori sono esasperati dall’intrico di decreti, leggi, ordinanze commissariali (95 da giugno a fine dicembre 2012) scritti in burocratese e da iter per le domande di contributo considerate inaffrontabili da chi ha strutture ridotte all’osso, nessuna competenza legale e tecnica interna, non ha a portata di mano archivi e documenti (molti lavorano ancora in container o delocalizzati), non ha più banche disposte a fare credito ed è sopraffatto da una naturale irritazione più che dalla volontà (e dal tempo) di districarsi tra le norme. Una disinformazione collettiva, spesso non arginata dalle stesse associazioni di categoria, cui fa da contraltare il lavoro certosino della squadra di Vasco Errani, che in appena sette mesi ha scritto una cornice legislativa completa per la ricostruzione (sopperendo al vuoto normativo nazionale e con il benestare preventivo della Ue, prima volta nella storia delle emergenze del Paese) «e che ha portato nel cratere 9 miliardi di finanziamenti (2,5 del decreto 74, 6 dalla Cdp e 670 milioni dalla Ue), un risultato che non era scontato – sottolinea Gavioli – anche se non capisco perché qui ci debbano restituire solo l’80% delle spese per il ripristino e in Abruzzo il 100 per cento».
La BBraun – 5 milioni di danni e almeno 300mila euro per consulenze tecniche già spesi dopo il sisma – è tra le imprese “fortunate”, perché costola di una solida multinazionale benvoluta dalle banche, assicurata contro le calamità e con competenze interne in grado di interpretare le normative. Quando a metà novembre è uscita l’ordinanza 74 che modificava la 57 per la ripartenza delle imprese, Gavioli ha seduto attorno a un tavolo i suoi tecnici, consulenti esterni e referenti di Confindustria per esplorare la procedura telematica Sfinge, unica via per inoltrare le domande. «Ci siamo seduti alle 9 di mattina – continua il numero uno del distretto biomedicale – e ci siamo rialzati alle 20 con un lungo elenco di domande. Poi ci siamo riuniti una seconda volta e abbiamo stilato una summa finale di quesiti sottoposti poi ai tecnici regionali, disponibili e competenti. La burocrazia c’è e non può essere bypassata, è nel Dna di questo Paese, lo vedo tutti i giorni confrontandomi con la casamadre tedesca e le leggi americane. Ma, tutto sommato, i documenti richiesti dalla Regione non sono poi diversi da quelli prodotti per le nostre due compagnie assicurative».
Non ha fretta di attingere agli aiuti pubblici Vainer Marchesini della Wam di Cavezzo, altra industria simbolo del terremoto – 75mila mq di capannoni inagibili – che, tra finanze proprie e copertura assicurativa, ha già potuto spendere 8 milioni per ripartire: «Abbiamo fatto la domanda per la moratoria fiscale, quella per i contributi in conto capitale può aspettare, la procedura è complessa e per noi è più urgente ora completare i progetti e chiudere i cantieri». Non è lo stesso per artigiani, «allo stremo», precisa Luigi Mai, presidente di Cna Modena, oltre 600 imprese associate in coda per le pratiche Sfinge e per ripartire: «La domanda non l’ho ancora presentata e come me non l’ha fatto alcuno dei miei colleghi». In difficoltà sono anche ingegneri e geometri: la modulistica per i contributi economici esula in realtà dalle loro competenze (c’è chi ha impiegato due giorni solo per la compilazione di un Mude per i privati, 1.500 euro di spesa che si sommano a quelli delle perizie), alle prese con blocchi frequenti dei sistemi informatici o con la stampa su carta di progetti che su video risultano illeggibili anche per i referenti istituzionali. Proprio per aiutare privati e imprese, la Regione ha avviato nel cratere sportelli di supporto e consulenza nella compilazione delle domande.

DILAZIONE FISCALE

La moratoria
Tra le iniziative messe in campo a sostegno della popolazione colpita dal sisma del maggio dello scorso anno, ci sono i 6 miliardi stanziati attraverso la Cassa depositi e prestiti per consentire di posticipare il pagamento delle scadenze fiscale al 30 giugno 2013
LA DOTE
6 miliardi
RICOSTRUZIONE

A fondo perduto
L’altra grande partita avviata dalle istituzioni per il ritorno pieno alla normalità riguarda lo stanziamento di ulteriori 6 miliardi di euro cui attingere per la ricostruzione delle strutture danneggiate dalle scosse del terremoto che hanno colpito soprattutto l’area di Modena e Ferrara
LO STANZIAMENTO
6 miliardi

BUROCRAZIA

Richieste col contagocce
La prima misura, quella dei 6 miliardi per sostenere la dilazione fiscale, ha raccolto per ora solo 750mila euro di richieste. La seconda misura, altri 6 miliardi per la ricostruzione, addirittura nessuna: procedure
ritenute farraginose e complesse che scoraggiano i beneficiari
LE DOMANDE
750 milioni

SPESE DI RIPRISTINO

La quota massima
I provvedimenti relativi alla ricostruzione stabiliscono contributi per il ripristino della struttura fino a un massimo dell’80% delle spese previste, a seconda della scala di gravità dei danni subiti. Ma le imprese fanno notare che per il sisma in Abruzzo si arrivava al 100%
LA COPERTURA
80%

Il Sole 24 Ore 17.01.13