attualità, politica italiana

"Maroni-Berlusconi, l’accordo disperato", di Franco Mirabelli

In questi ultimi anni sono accadute molte cose che hanno cambiato profondamente il nostro paese. Di fatto, la vita concreta delle persone è peggiorata: i consumi sono crollati, insieme ai posti di lavoro, una parte del nostro sistema produttivo si è fortemente ridimensionata e sta esplodendo una vera e propria questione sociale.
Tutto ciò sta cambiando nel profondo la nostra società, gli stili di vita e il modo di guardare al futuro.
In questo scenario che si è formato e di fronte ai rischi generati dalla crisi, una parte importante della politica ha fatto prevalere l’interesse generale del paese, riportando al centro del dibattito le questioni che maggiormente toccano i cittadini. Si è così formato il governo Monti, chiamato ad evitare che l’Italia sprofondasse nel baratro in cui era stata trascinata dal fallimento del centrodestra e, finalmente, abbiamo avuto un governo non segnato dalle posizioni antieuropee – che hanno contraddistinto, invece, quello della Lega e del PdL – ma che, anzi, ha aiutato il rilancio dell’Unione europea. Inoltre, il Partito democratico ha organizzato le primarie, con cui si è dimostrato che la politica può recuperare credibilità se si apre alla partecipazione dei cittadini.
Intanto in Lombardia – la culla del centrodestra e della Lega – la legislatura regionale si è interrotta travolta dagli scandali che hanno investito la giunta e tanti consiglieri di maggioranza.
Una fase, dunque, sembrerebbe essersi chiusa. II centrodestra ha fallito e il modello populista dei partiti personali ha prodotto grandi danni al paese. La stagione dei patti siglati nelle “segrete stanze” è bene che venga archiviata per lasciare il posto alla partecipazione. L’Italia, inoltre, non può più permettersi coalizioni che stanno insieme solo per vincere le elezioni o per impedire ad altri di vincere ma servono responsabilità, proposte e coerenza nei programmi e serve guardare all’interesse pubblico.
La rivolta morale che si è innescata negli ultimi mesi, di fronte ai pesanti scandali che sono emersi e che hanno avuto come epicentro la regione Lombardia, dovrebbe imporre maggiore rigore, attenzione alla legalità, trasparenza e credibilità dei candidati in campo.
Invece, in questi giorni, ci siamo ritrovati improvvisamente come se fossimo tornati indietro di anni, come se nulla fosse successo: Lega e Pdl, dopo mesi di litigi, hanno siglato un nuovo patto nel nome di Berlusconi, alla una e mezzo di notte, nella villa del Cavaliere, lontani da occhi indiscreti. L’ennesimo patto fondato sullo scambio di poltrone in cui “io do una cosa a te (l’alleanza nazionale) e tu dai una cosa a me (il sostegno di Maroni in Lombardia)”. Un accordo disperato che, come nel passato, non ha alcuna coerenza programmatica e che finge di tenere insieme le proposte della Lega per il Nord con i sostenitori dell’assistenzialismo al Sud impersonati da Micciché e le scope di Maroni con le candidature di Dell’Utri e Cosentino. Ancora una volta, dunque, contando sulle capacità del populista Berlusconi, provano a garantire ognuno i propri interessi a danno del paese. Cercano di riportare l’orologio indietro, di rimettere al centro della campagna elettorale Berlusconi e non gli italiani e la loro vita.
Ma anche Monti, in queste settimane, appare con la testa più rivolta all’indietro che non in avanti: ripropone un nuovo partito personale, nomina i suoi parlamentari personalmente e tenta anch’egli la strada della propaganda, promettendo miracolosi interventi sulle tasse dopo che aveva, invece, giustamente sostenuto la necessità di dire agli italiani la verità. La disponibilità a contribuire comunque ad una stagione di riforme appare frenata da riti e atteggiamenti che appartengono a Fini e Casini più che a un innovatore.
Mi pare, quindi, evidente che ciò di cui il paese ha bisogno – responsabilità, verità e partecipazione ma, soprattutto, di una rottura netta con gli anni del populismo e del governo negli interessi di pochi – è altrove. Insomma, da queste ultime settimane, sono emerse in modo ancora più evidente le ragioni per sostenere il Pd e il centrosinistra: per non tornare indietro e aprire una stagione nuova per l’Italia e gli italiani. Questa è la sfida che si gioca il 24 e il 25 febbraio tra chi vuole tornare indietro e chi ha già dimostrato il coraggio di innovare, di cambiare la politica, di volersi assumere la responsabilità di affrontare i terribili problemi che vive questo paese.

da Europa quotidiano 19.01.13