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"Il Veneto torna contendibile. Bersani e Renzi vanno là per tentare il colpaccio", di Rudy Francesco Calvo

A precipitare nelle stime di voto è soprattutto il Carroccio, che potrebbe diventare terzo partito.
Di tutte le regioni in bilico era considerata la più difficile da espugnare. Oggi, invece, le speranze dei Democratici tornano a riaccendersi: in Veneto podemo farghela. A dirlo sono i sondaggi di questi giorni, che vedono il distacco tra centrodestra e centrosinistra passare dal 30 per cento delle regionali del 2010 ai pochi punti (3 o 4) di questi giorni, con il Pd primo partito intorno al 30 per cento. Ma soprattutto è il malumore diffuso tra gli ex elettori pidiellini e, soprattutto, leghisti a incoraggiare la corsa dei dem. I quali, non a caso, provano a giocare qui le loro carte migliori: lunedì Pier Luigi Bersani sarà al PalaGeox di Padova, seguito giovedì da Massimo D’Alema e il 15 febbraio da Matteo Renzi, che farà un tour nella regione (Verona, Vicenza, Belluno, Rovigo, Padova) su espressa richiesta del vertice nazionale del partito.
Qui, infatti, il sindaco di Firenze può contare su un bacino radicato di sostenitori, che lo portarono a superare (anche se di poco) la media nazionale dei suoi consensi alle primarie. Ma è soprattutto un altro il motivo per cui il Pd affida a Renzi buona parte delle proprie speranze in Veneto. Come mostrano i dati dell’Osservatorio Nord Est di Demos, Lega (16 per cento) e Pdl (17,3) sono precipitati nelle intenzioni di voto, alimentando la lista Monti (accreditata del 13,8 per cento, ben oltre le rilevazioni nazionali), il M5S (tra l’8 e il 9) e soprattutto il bacino degli indecisi e dei possibili astenuti, che rappresenta oggi quasi il 40 per cento dell’elettorato veneto. L’impegno di Renzi è rivolto soprattutto a recuperare i consensi di questi elettori, considerati tra i più sensibili ai suoi messaggi, spostandoli a favore del centrosinistra.
Il sindaco di Firenze può riuscire, insomma, laddove i candidati locali del Pd hanno più difficoltà. È vero, infatti, che i dem locali daranno vita nei prossimi giorni a una campagna a tappeto in tutti i 581 comuni della regione e che dal Nazareno hanno riservato al Veneto un “trattamento speciale” nel compilare le liste (è l’unica regione in cui sono presenti solo nomi locali, compresi quelli indicati dal listino), ma a scorrere gli elenchi per camera e senato si scorgono soprattutto personalità provenienti da esperienze di partito o sindacali. Con qualche difficoltà, quindi, a “parlare” al tessuto produttivo delle piccole imprese, che ha premiato in passato Pdl e Lega e oggi appare più disilluso.
A precipitare nelle stime di voto è soprattutto il Carroccio, che potrebbe diventare terzo partito, subendo il sorpasso di Pd e Pdl. Il tanto decantato federalismo si è rivelato un bluff, come dimostrato anche recentemente in un rapporto di Unioncamere Veneto. Inoltre, la nuova alleanza con Berlusconi, dopo mesi di attacchi all’ex premier, non è piaciuta all’elettorato leghista, che fatica a comprendere una scelta che avvantaggia solo gli “amici” lombardi, impegnati con Maroni nella scalata al Pirellone. In questa chiave va letta anche l’intervista del sindaco di Verona (nonché segretario della Lega veneta) Flavio Tosi ieri a La Stampa: l’annuncio di un nuovo divorzio dal Cavaliere dopo il voto (e la sconfitta, data per certa) rappresenta il disperato tentativo di tranquillizzare i propri elettori in fuga. I dem dovranno dimostrarsi più convincenti per provare a conquistare i 14 seggi (su 24) del premio di maggioranza previsto per il senato.
da Europa Quotidiano 24.01.13