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Perché Istruzione e Lavoro saranno decisivi Contro la crisi, di Antonio Cocozza

Negli ultimi giorni tre dati hanno messo in evidenza la necessità di pianificare un intervento strategico decisivo sulle tematiche dell’istruzione, dell’alternanza scuola-università-lavoro e dell’apprendimento permanente, ispirato al nuovo paradigma della lifewide learning, già sperimentato positivamente in diversi Paesi europei. Tali dati sono: la previsione dell’Organizzazione internazionale del lavoro sull’andamento negativo della disoccupazione a livello mondiale, ipotizzata a quota 200 milioni nel 2013, un trend preoccupante riconducibile all’ espansione del modello dello jobless growth (crescita senza occupazione) anche nei Paesi Brics; la ricerca Istat sulla partecipazione alle attività di formazione permanente dei lavoratori italiani, pari al 6,2% della popolazione di riferimento. Un risultato che inchioda l’Italia al 17° posto nella graduatoria dei 27 Paesi dell’Unione europea, lontano dal traguardo del programma Education and Training 2020; la ratifica da parte del Consiglio dei Ministri dell’Accordo raggiunto nell’ambito della Conferenza Stato-Regioni sul complesso iter di attuazione della delega dellarRiforma del mercato del lavoro in materia di apprendimento permanente, che istituisce il sistema nazionale di certificazione delle competenze, i Centri/Reti territoriali per l’apprendimento permanente, il sistema nazionale di orientamento. Questo scenario rappresenta al contempo una sfida e un’opportunità non indifferente per il rilancio della concertazione di politiche attive del lavoro e della formazione, che dovrebbe essere basata su una chiara visione strategica del governo e da più serie ed efficaci politiche formative regionali e territoriali, sull’apporto significativo delle parti sociali, ma soprattutto sul contributo innovativo e originale del sistema d’istruzione e di quello della formazione professionale e dei fondi interprofessionali per la formazione permanente. In tale scenario, fortemente differenziato a livello nazionale, questa prospettiva diventa un obiettivo irrinunciabile, poiché le dinamiche del mercato del lavoro sono una vera emergenza sociale rappresentata da cinque dati allarmanti: tasso di disoccupazione generale ormai alla soglia critica dei 3 milioni (2.870.000 persone); elevato tasso di disoccupazione giovanile al 37.1%; indice di inattività al 38%, ancora peggiore il dato del Sud; dispersione scolastica al 19.7%, mentre la Strategia Europa 2020 vorrebbe ricondurlo al 10%; 2,2 milioni di giovani Neet, che non studiano e non lavorano. Di fronte a questa situazione di malessere potenzialmente esplosiva, è necessario che il futuro governo, ministri dell’istruzione e del lavoro, così come gli assessori regionali intraprendano un percorso che permetta di sperimentare politiche integrate attivanti, che puntino a coinvolgere responsabilmente gli attori del sistema economico e sociale, le istituzioni educative e formative e gli stessi giovani e le famiglie, al fine di perseguire i seguenti obiettivi: riposizionamento della politica industriale, poiché per competere sul mercato globale il nostro Paese dovrebbe orientarsi verso un segmento medio-alto e basare l’attività produttiva su ricerca, innovazione e qualità del prodotto, esaltazione del made in Italy; maggiore dialogo tra scuole e università, mediante la valorizzazione dell’autonomia responsabile, finalizzata a un’offerta formativa più mirata; rielaborazione dell’attività dei fondi interprofessionali per la formazione continua, indirizzata a rielaborare obiettivi, metodologie, sistemi di valutazione dei processi d’insegnamento/apprendimento e dei risultati conseguiti; una politica di orientamento allo studio e al lavoro che permetta un coinvolgimento consapevole e responsabile degli studenti e delle famiglie; obbligo di praticare stage e tirocini lavorativi nell’ambito di tutti i percorsi scolastici e universitari e ruolo più attivo delle università nell’attività di matching tra domanda e offerta di lavoro; sviluppo delle potenzialità del nuovo apprendistato, rendendolo più dialogante con la domanda delle imprese; maggiore diffusione delle esperienze di trasferimento tecnologico tra università e imprese, sostegno a progetti di start up.
In definitiva, nel nuovo panorama istituzionale post elezioni, sarà assolutamente necessario delineare un disegno organico a sostegno di una nuova politica industriale e in linea con una politica attiva del lavoro e un progetto educativo e formativo innovativo.
Da Italia Oggi