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"La produzione industriale torna a vent'anni fa", di Giuseppe Caruso

Crolla la produzione industriale. A comunicarlo è l’Istat, secondo cui nel 2012 c’è stato un calo del 6,7% rispetto all’anno precedente, il peggior dato dal 2009. Per quanto riguarda i volumi, cioè la quantità di beni prodotti, si tratta invece del livello più basso almeno dal 1990. I dati congiunturali dell’industria confermano la situazione drammatica in cui versa la nostra economia, e si aggiungono alle notizie della caduta dell’occupazione (abbiamo perso 100mila posto in un mese, a novembre) e della riduzione del reddito dei lavoratori e dei pensionati. Un’emergenza che viene denunciata da sindacati e imprese che sollecitano le forze politiche a una reazione forte, a una svolta netta di politica economica. DICEMBRE L’unico dato appena positivo arriva dal dicembre 2012, in cui l’indice destagionalizzato della produzione industriale ha fatto segnare un aumento dello 0,4% rispetto al novembre dello stesso anno. Ma se paragonato all’indice dell’anno precedente, è diminuito del 6,6% in termini tendenziali. Nel trimestre ottobre-dicembre la produzione industriale ha registrato una flessione del 2,2% rispetto al trimestre precedente. Gli indici corretti per gli effetti di calendario registrano, a dicembre 2012, variazioni tendenziali negative in tutti i raggruppamenti principali di industrie. Le diminuzioni più marcate riguardano i beni intermedi (-9,4%) e i beni di consumo (-7,7%), mentre flessioni più contenute si rilevano per l’energia (-3,7%) e per i beni strumentali (-2,5%). Nel confronto tendenziale si rilevano flessioni in tutti i settori dell’industria. Le diminuzioni più ampie riguardano la fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, altri prodotti della lavorazione di minerali non metalliferi (-16,8%), l’industria del legno, quella della carta e della stampa (-11,4%), l’attività estrattiva (-10,8%) e la fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,7%). Sempre a dicembre si registrano variazioni congiunturali positive dell’indice destagionalizzato per i comparti dei beni strumentali,(+4) , del’energia (+1,5%), mentre il raggruppamento dei beni intermedi segna una variazione negativa (-0,7%). A dicembre il calo tendenziale dell’indice generale grezzo è stato trainato dai beni intermedi (-3,6%) e dai beni di consumo non durevoli (-3,2%) e dai beni strumentali (-1,7%). La produzione di autoveicoli in Italia ha subito una flessione del 26,5% rispetto al mese precedente. Il Codacons ha commentato i dati parlando di imprese «ormai strangolate come le famiglie, è necessario ridurre i costi delle aziende, perché il dramma è che questo crollo è solo l’ultimo in ordine di tempo. Le imprese sono sotto la soglia di sopravvivenza al pari dei consumatori, avendo già utilizzato tutti i fondi di riserva, essendosi già indebitare oltre il sostenibile con le banche, avendo già tagliato tutti gli investimenti possibili ed avendo già chiesto ai soci il massimo della ricapitalizzazione». SEGNALI Per Elena Lattuada, segretario confederale della Cgil, i datti dell’Istat sono «segnali inquietanti, come quelli drammatici sulla cassa integrazione di pochi giorni fa, perché fotografano un Paese che ha sempre tratto forza dalla sua caratura manifatturiera e che rischia di non farcela e di rendere irreversibilmente strutturale il suo declino». «L’urgenza» dettata dai numeri» continua la Lattuada «frutto di cinque anni di non governo della crisi, impone da subito lo sblocco delle risorse per la cassa in deroga e il rifinanziamento degli sgravi per i lavoratori licenziati da piccole imprese. Mentre al prossimo governo indicano il varo immediato di politiche che mettano al centro l’industria, anche e soprattutto attraverso azioni che possano determinare la crescita dimensionale del tessuto di piccole e medie imprese». Per Matteo Colaninno, responsabile finanza d’impresa del Pd, la ricetta per uscire dalla crisi è quella presentata dal suo partito: «Sblocco dei pagamenti per 50 miliardi in cinque anni del debito accumulato dalla pubblica amministrazione nei confronti delle imprese, un piano di interventi nell’ edilizia pubblica per 7,5 miliardi rivolti alle scuole e alla sanità e misure di politica industriale per favorire ricerca, innovazione e rafforzamento patrimoniale delle imprese»

L’Unità 09.02.13