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"Università. Crollano le borse di dottorato, gli assegnisti fuggono lontano dagli atenei", di Alessandra Migliozzi

Ricerca, crollano le borse di dottorato nelle universita’. Mentre aumentano, in parallelo, i posti senza copertura economica, soprattutto dopo che il governo Berlusconi ha tolto il limite del 50% del totale per i dottorati senza borsa. E che fine fanno gli assegnisti, i precari della ricerca che si formano nelle nostre universita’? Il 93% continua la propria carriera all’esterno perche’ nell’accademia per i giovani cervelli non c’e’ posto. È quanto rivela una indagine Adi, l’Associazione dei dottorandi, presentata oggi a Roma.

IL CROLLO DELLE BORSE – I sussidi segnano un -24,33% negli ultimi 5 anni passando dalle 5.045 del 2008/2009 alle 3.804 del 2012/2013. La media di borse per ateneo scende da 245,4 a 185,7. Sono i dati resi noti oggi dall’Adi che riguardano un campione di 21 universita’ statali e rivelano un calo molto brusco fra il 2009 e il 2010 con quasi mille borse in meno. Mentre negli ultimi due anni accademici c’e’ stato un leggero incremento. Il bilancio del quinquennio resta pero’ negativo. Guardando ai dati relativi alle singole universita’, la variazione percentuale va da un +3.6% della Sapienza di Roma (da 585 borse a 606), al -68.1% dell’universita’ di Catania (da 251 borse a 80). Per il 2013 risultano poi banditi 3.030 posti senza borsa che solo in alcuni casi vengono coperti da fondi supplementari. Ci sono poi atenei tra quelli del campione (Milano Politecnico, Pavia, Roma Tor Vergata) che hanno bandito per il 2012/2013 un numero di posti senza borsa superiore a quello di posti con borsa. Chi non gode del sussidio deve anche pagare una tassa di iscrizione che varia da ateneo ad ateneo ed e’ mediamente “in crescita”. Una tassa che per l’Adi “va eliminata”. In questo quinquennio la minore erogazione di borse, secondo i calcoli dell’Adi, “ha sottratto alla ricerca 202.680.00 euro”.

CERVELLI PRECARI IN FUGA DAGLI ATENEI – Dopo il dottorato per molti l’unica speranza per restare in ateneo almeno per un po’ e’ un assegno di ricerca. Ovviamente temporaneo. Poi il 93% degli assegnisti lascia l’universita’: il 78% dopo una serie di assegni di ricerca, il 15% dopo un contratto a tempo determinato. Solo il 7% viene reclutato per la ricerca a tempo indeterminato. “La gravita’ di questo scenario emerge soprattutto se si considera la specifica realta’ italiana- spiegano dall’Adi dove il titolo di Dottore di Ricerca e’ difficilmente spendibile e scarsamente riconosciuto nel mondo del lavoro, incluso quello pubblico”. Esistono pero’ anche oasi felici, come il Politecnico di Torino, quello di Milano e quello di Bari dove le possibilita’ di restare all’universita’ per fare ricerca sono nettamente superiori. Fanalino di coda l’universita’ di Macerata.

IN ITALIA BORSE PIÙ POVERE CHE IN MEDIA UE – E l’Italia resta indietro in Ue anche sugli importi delle borse di dottorato che da noi si aggirano attorno ai 1005 euro contro i 2.531 della Svizzera, i 2.252 della Norvegia.

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