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Bersani in Lombardia: «Solo noi contro la destra», di Maria Zegarelli

Il centrosinistra va alla sfida finale per conquistare i voti che gli consentano di avere la maggioranza sia alla Camera che al Senato. Bersani oggi sarà in Lombardia. Solo noi, dice, possiamo fermare la destra, il confronto vero è tra il centrosinistra e Berlusconi-Maroni. Il leader Pd non ha apprezzato i nuovi attacchi di Monti e ripete: guai a chi tocca la mia coalizione. Renzi a Novara: noi vogliamo vincere, dall’altra parte puntano solo a non farci governare.

«Quello che dovevo dire l’ho detto: la mia coalizione è questa e non permetto a nessuno di toccarla». Ieri Pier Luigi Bersani è rimasto a Piacenza, in vista del tour di oggi nella Regione dove si gioca tutto, la Lombardia e dove intende rilanciare il suo appello a non disperdere voti e a lavorare sodo perché «la vittoria è ad un passo e possiamo farcela». Ma non ha gradito l’ultima uscita di Mario Monti che gli ha dato dell’«infantile» per aver definito una «vittoria di Pirro» quella dell’accordo Ue siglato dal premier uscente. Né gli sono piaciuti gli attacchi, ormai quotidiani, a Sel e Stefano Fassina che sarebbero a detta del premierun ostacolo a qualunque possibile appoggio al Pd.
Come è probabile che sia Monti sia Casini che Fini non abbiano gradito l’ultimo spot che campeggia sul sito dei democratici dal titolo eloquente, «la solita minestra», con gli ingredienti tutti centristi: prezzemolo Casini, olio di ricino marcato Fini, cipolla da lacrimazione pesante Monti e via dicendo. Dunque clima freddo tra il centro e il centrosinistra, con l’affondo di Monti contro il voto disgiunto in Lombardia che montiani di peso sono pronti ad attuare per far vincere Ambrosoli e le repliche dirette e indirette dal Nazareno e via twitter con un Vendola supercinguettante.
Bersani ai suoi ha anticipato che domani tornerà alla carica durante gli incontri programmati in Lombardia ( nel pomeriggio incontrerà lavoratori e aziende dell’Hi techa Vimnercate, poi in serata si sposterà a Bergamo e a Merate) per invitare ingroiani e montiani a votare Ambrosoli alla Regione e centrosinistra al Senato perché «gli unici che possono battere Berlusconi siamo noi». I sondaggi che arrivano, ormai riservati, spingono ad essere ottimisti, «ma ha spiegato ai dirigenti locali e ai leader che in queste ore stanno battendo palmo a palmo l’Italia ce la dobbiamo mettere tutta. Dobbiamo lavorare dando il massimo perché stavolta possiamo vincere davvero». In Lombardia il voto disgiunto è una scelta che vede impegnati pubblicamente esponenti centristi e ingroiani, con lo scopo comune di sconfiggere Maroni (Albertini è considerato fuori gioco sin da ora) alla Regione e Berlusconi al Senato. Qui si eleggono 49 senatori, quelli in grado di fare la differenza, vincere anche al Pirellone vuol dire non lasciare il Nord, la parte più produttiva del Paese, in mano alla destra.
I PD BROTHERS IN SICILIA
Altra partita complessa ma fondamentale è quella della Sicilia, 24 senatori in palio, dove Bersani ha ottenuto la presenza del sindaco di Firenze, Matteo Renzi, per un comizio a due a Palermo il 21 febbraio che punterà a convincere i moderati ancora indecisi su Monti o Bersani. Iniziativa alla quale parteciperà anche il governatore Rosario Crocetta, che porterà il suo saluto e la cui lista, invece, ha l’obiettivo di portare un pacchetto di voti che potrebbe risultare decisivo.
«Noi vogliamo vincere le elezioni, dall’altro lato vogliono pareggiare o farci perdere ha detto ieri Renzi a Novara, platea di duemila persone e invito a Bersani a «rappresentare tutti» e «portare avanti le istanze di tutti», anche di quelli che alle primarie non lo hanno votato. Quella fascia più moderata, appunto, che oggi potrebbe essere attratta da Monti nelle cui liste è finito Pietro Ichino, il giuslavorista che aveva lavorato al programma di Renzi. E proprio con Ichino e le sue riforme sul lavoro, polemizza Cesare Damiano, rispondendo anche agli attacchi del professore a Sel, Fassina e Cgil che sul tema avrebbero posizioni conservatrici: «Monti si scordi che il Pd posso sottoscrivere sui temi del lavoro le teorie di Pietro Ichino, già contestate dal suo compagno di partito Alberto Bombassei. Noi non intendiamo dare continuità alla linea contenuta nelle riforme del ministro Fornero sul tema delle pensioni e del mercato del lavoro: sono stati commessi degli errori e noi intendiamo correggerli, a partire dai lavoratori rimasti senza reddito a seguito della riforma previdenziale».
Rivedere quella riforma, senza gettarla totalmente nel tritacarte, è anche l’intenzione ribadita dal segretario: su esodati, pensioni e mercato del lavoro il Pd intende mettere mano per colmare le lacune del testo Fornero e per prevedere misure che incentivino davvero le imprese ad assumere e regolarizzare gradualmente soprattutto i giovani. Temi su cui si giocheranno gli ultimi giorni di campagna elettorale.

L’Unità 11.02.13