attualità, partito democratico, politica italiana

"Da leghista a grillino: il Veneto cambia segno e il Pd va all’attacco", di Rudy Francesco Calvo

atteo Renzi di ieri riaccende nei dem le speranze del sorpasso, mentre il M5S drena i consensi di Pdl e Lega. Così il premio di maggioranza al senato torna contendibile. «Siamo vicinissimi». L’entusiasmo dei dem veneti è giustificato da una condizione per loro inedita: mai, infatti, il crollo di Pdl e Lega da queste parti era stato così evidente e mai il primato in questa regione era stato contendibile come oggi. Gli ultimi sondaggi pubblicati prima dell’embargo imposto dalla par condicio segnavano una forbice di 8-9 punti tra le due coalizioni. «Ma dopo il tour di Grillo qui è cambiato tutto», garantiscono dal quartier generale del Pd veneto. Dove già è stata preparata una strategia specifica per giocarsi il tutto per tutto nell’ultima settimana di campagna elettorale.

Grosse speranze, ad esempio, sono riposte in Matteo Renzi, che ieri ha girato «come una trottola» (metafora – manco a dirlo – bersaniana) tra Belluno, Vicenza e Padova. Nel suo mirino ci sono i delusi della Lega, con parole d’ordine che dimostrano la competition diretta con il M5S. Da Ponte nelle Alpi parla infatti di «consumo di suolo», «semplificazione amministrativa», «sviluppo tecnologico» e punta sulla garanzia di «un governo serio» di centrosinistra contro «un accordicchio». A rafforzare la presenza del sindaco fiorentino, sperando di prolungarne nel tempo l’effetto positivo, il Pd veneto ha organizzato un imponente battage mediatico con la sua immagine su giornali e tv locali, che proseguirà almeno fino a domenica. Poi saranno Enrico Letta, Dario Franceschini, Piero Fassino e Walter Veltroni a raccoglierne il testimone per la settimana che conduce alle urne. E allo studio ci sono anche iniziative specifiche contro i costi della politica.

Il target da raggiungere, ormai, è stato ben identificato. Lo studio della sezione regionale di Confartigianato (con il M5S primo partito tra gli iscritti), l’accoglienza della premiata ditta Grillo-Casaleggio da parte degli imprenditori della Confapri, la reazione della platea dell’Assindustria vicentina di fronte ai candidati di tutti gli schieramenti (durissima con Galan, ma fredda anche con la dem Puppato e perfino col leghista Tosi, mentre applausi sono piovuti sul capolista grillino Cappelletti e su Oscar Giannino): tutti inidizi chiari per capire verso dove si sta spostando l’elettorato veneto. Il serbatoio forza-leghista svuotato dai cinquestelle (la cui base di attivisti è – come denunciato da Berlusconi – effettivamente di provenienza sinistrorsa) diventa così improvvisamente comparabile a quello del centrosinistra, che però fatica a riempirsi ulteriormente.

Quello dem potrebbe essere quindi il classico “sorpasso in discesa”, con Grillo e Giannino a mettere i bastoni tra le ruote di Berlusconi e Maroni. Il leader leghista si farà vedere da queste parti solo tra ieri e oggi, quando firmerà a Sirmione un accordo sulla fantomatica macroregione del nord con Cota e Zaia. Non è detto, però, che l’effetto sia quello sperato: proprio la base leghista veneta è la più in collera con il segretario, che l’ha portata nuovamente a braccetto con il Cavaliere solo per tentare la scalata personale al Pirellone.

da Europa Quotidiano 16.02.13