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“All’asilo non c’è posto” la rivolta delle mamme contro le liste d’attesa, di Corrado Zunino

A Pescara le famiglie si stanno organizzando in casa (e in giardino): asilo fai da te con nonne e nonni a disposizione. Giocattoli, libri con figure e una didattica all’impronta. D’altronde il nuovo bando per gli asili comunali, con domande da presentare entro il prossimo 31 maggio, prevede 130 nuovi posti, non uno di più. «Ci aspettiamo una pioggia di richieste», dice l’assessore Guido Cerolini, «non riusciremo ad accogliere tutti, ma attiveremo convenzioni con strutture private».
Per le scuole dell’infanzia è emergenza in tutta Italia. La capacità di nidi e materne di ospitare i bambini è al minimo storico. A Napoli il sindaco De Magistris viene chiamato in causa dai genitori organizzati, alle comunali ci sono state 500 iscrizioni in meno: il ritardo delle comunicazioni ha fatto dirottare i piccoli su statali e private. La situazione negli istituti del centro è al collasso: mancano gessi, plastilina, carta igienica. Il calendario docenti non prevede supplenze. Le maestre in maternità non vengono sostituite, una insegnante deve fare pura sorveglianza su venti bimbi senza poter organizzare alcuna didattica. Non ci sono insegnanti di sostegno per i portatori di handicap, denuncia la Cgil scuola. Alla Foliero di via Guadagno, e questo lo raccontano le madri, i bambini sono così tanti che qualcuno viene tenuto fisso in direzione: in classe non entra. Anche a Roma la situazione è critica: le domande per la prossima stagione sono state mille in più e 11.381 bambini (su 21.757) resteranno a casa. Nella capitale i “fuori asilo” sono diventati più di quelli che entreranno nelle scuole comunali e il rapporto tra educatori e bambini passerà da uno ogni sei a uno ogni sette.
In tutto il paese la morsa tra i comuni dissestati e la crescita delle richieste per le materne (i figli degli immigrati ma anche quel ceto medio che non ha più i soldi per mandare il bimbo alla privata) sta disarticolando centinaia di istituti. A Reggio Emilia, esempio di scuola dell’infanzia nel mondo, negli ultimi due anni i finanziamenti comunali sono scesi di un milione di euro. In Lombardia aumentano le richieste di iscrizione e si ingrossano delle liste. Il Comune di Milano ha dovuto mettere a bilancio 550mila euro per le convenzioni con le private. I bambini in attesa per le materne pubbliche sono 652, ma un’associazione di madri assicura che fuori dagli asili l’anno prossimo resteranno almeno mille. In Toscana da anni la Regione finanzia le speciali sezioni Pegaso all’interno di statali e comunali per affrontare richieste altrimenti inevase: per il prossimo anno scolastico saranno settanta in più, ma la Regione non ha più fondi e ha chiesto l’intervento dello Stato. Anche Firenze, nonostante un’ospitalità da 2700 posti, sta iniziando a lasciare scolari a casa. Le cinquanta famiglie in attesa a Modena hanno ricevuto una lettera del dirigente del servizio che, per dare certezze, offriva l’elenco delle materne private che avevano posti disponibili. Alcuni comuni di Emilia e Toscana non hanno più i soldi per mantenere i loro istituti e hanno stretto accordi per passare allo stato il mantenimento di alcune sezioni.
Uno che ne sa, l’ex ministro dell’Istruzione Beppe Fioroni, dice: «In queste ore si stanno concretizzando ulteriori tagli, decisi prima del governo Letta, e rischiano di mettere in discussione il diritto alla scuola materna». L’emergenza infanzia si fa ancora più pesante per gli asili nido. La maglia nera è della Capitale dove è stata affidata la gestione di otto asili ad altrettante strutture private emanando un bando che farà scendere il costo per bimbo da 600 euro a 480, un low cost che si traduce in ribasso della qualità. Rischiano, ancora, di saltare le sezioni primavera, che consentono l’ingresso in anticipo (2-3 anni) a una scuola materna. Contano 25 mila iscritti, ma non ci sono più soldi per mantenerle.

La Repubblica 21.05.13