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"Il vizietto della destra", di Vittorio Emiliani

Nei raduni fascisti, quando il gerarca di turno voleva un po’ scaldare l’ambiente, alludeva a Lui e subito si alzava un grido solo «Duce! Duce!». E una selva di braccia irrigidite nel saluto romano.
Lo stesso deve succedere al Pdl con la «magica» parola «condono». Purché ci sia qualcosa da condonare (in campo edilizio, ambientale, fiscale), subito scatta, come per Lui, il «Sì» berlusconiano. Giorni fa aveva lanciato in proposito un «ballon d’essai» il neo-ministro della commissione Giustizia (ma quale giustizia?), eletto senza i voti del Pd, Francesco Nitto Palma. Adesso ci riprova per iscritto, senza arrossire, il senatore Domenico Del Siano, il quale, propone di attaccare un emendamento al decreto sulle emergenze per il terremoto dell’Emilia e di Rovigo del maggio 2012. Si riaprirebbe così, fino alla fine di quest’anno, i termini del condono edilizio 2003, concedendolo a quanti all’epoca non l’avevano ottenuto… Un condono di dieci anni fa, vi rendete conto?
È davvero bieco giustificare una simile porcheria col pretesto di passare poi i proventi (sempre ipotetici, oltre tutto) ai terremotati della Bassa padana. Forma di solidarietà decisamente «pelosa». Lo sottolinea con forza per il Pd, il vice-presidente della commissione Llpp, Stefano Esposito, il quale conferma che il suo partito «si è sempre opposto al condono e continuerà a farlo». Del resto, che volete, uno dei cardini della «filosofia» politica del Cavaliere – purtroppo di grande successo fra gli italiani e le italiane – è stato «Ciascuno è padrone a casa sua». Intendendo per «casa sua» un qualche lembo di proprietà, un’area, un fazzoletto di terra, non importa se inedificabili, non importa se franosi, non importa se vincolati per ragioni idrogeologiche o perché inseriti in zona paesaggistica o archeologica. Così il Cavaliere si è reso protagonista di una bella serie di condoni, di ogni tipo purché «tombali», alla faccia dell’interesse generale sancito dalla Costituzione repubblicana (per lui, almeno giacobina, se non «sovietica») e in omaggio, per contro, a milioni di interessi personali, famigliari, di clan, ecc.

Del resto il senatore proponente è nato a Ischia, isola bellissima, sfigurata dagli abusi, periodicamente colpita da frane e da smottamenti provocati proprio dall’incredibile numero di case costruite laddove era rigorosamente proibito. Numerose sono state nell’isola le vittime di questi eventi causati non dalla natura bensì dall’uomo, dalla sua avventatezza, in- cultura, spregio delle leggi. Secondo il leader verde Angelo Bonelli la sanatoria «che ossessiona il Pdl costerebbe alla collettività più di 18 miliardi di euro per le opere di urbanizzazione secondarie (strade, fogne, acquedotti, ecc.), ossia 4-5 volte di più di quanto porterebbe nelle casse dello Stato».

Non sono passate 24 ore da quando il vice-presidente e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, ha dichiarato che vanno al governo sottoposti soltanto «provvedimenti condivisi» onde non mettere in crisi una unione che non è certamente basata «sull’amore». La semplice aspettativa di una riapertura della sanatoria riaccende una nuova corsa all’abuso edilizio (ormai speculativo, collegato al racket, e non più «di necessità») in attesa di un nuovo condono, e via di questo passo. Nell’ultimo decennio – quello che ci separa dal condono tombale del 2003 – sono stati costruiti oltre 30 mila immobili abusivi all’anno, concorrendo così ad aggravare lo spappolamento del territorio al quale assistiamo ad ogni pioggia appena più forte e insistente. In Italia sono in atto 500 mila e più frane, aggravate dal fatto di essere Paese mediamente o altamente sismico quasi ovunque (la sola Sardegna ne è esclusa), con 172.359 vittime per frane, alluvioni e terremoti negli ultimi cento anni. Soltanto per le frane (che l’edilizia abusiva potenzia) si verificano 43 vittime all’anno. Con le alluvioni – sovente dovute a case e fabbriche costruite negli alvei – si sale 55. Ieri sera poi il ministro per le Infrastrutture, Maurizio Lupi (Pdl), ha praticamente cestinato, con le stesse argomentazioni di Alfano, la proposta del collega De Siano. Ma se domani il Pdl fosse di nuovo maggioranza?

L’Unità 21.05.13